Teatro Don Bosco: “Il Medico per forza” di Moliere

Caserta – 20 Gennaio 2009

Articolo di Dario Salvelli, foto Federica Roano

E’ raro riuscire a vedere un’opera di Molière qui a Caserta soprattutto che sia ben trasposta dalla sua forma originale con un adattamento preciso e genuino. “Il Medico per forza” infatti fu messa in scena la prima volta nel 1666 ed è una delle commedie di Molière più rappresentate nel mondo. L’affluenza di pubblico al Teatro Don Bosco, nonostante sia Martedì, è abbastanza buona e denota una un interesse forte specie per una fascia d’età alta. Un peccato che i giovani si avvicinino poco a queste opere per altro mai noiose.
La scenografia, essenziale ma ben costruita, ci porta indietro nell’epoca, al 1600. La mano della regia di Maurizio Annesi è delicata e distribuisce attraverso la storia atteggiamenti propri della Commedia dell’Arte come alcune parti musicali, espressioni ridondanti ed esagerate di alcuni personaggi. “Il medico per forza” è infatti una commedia in cui la comicità è un ingrediente necessario e naturale, utile a creare quella farsa del quale Sganarello è il protagonista principale. E Carlo Croccolo interpreta da saggio ed esperto attore le vicende di questo personaggio in maniera sapiente, costruendo situazioni grottesche e trovate ironiche nate dalla geniale mente di Molière; come quando imbonisce i suoi clienti con una lunga disquisizione in un fasullo ma divertentissimo “latinorum”. La scena inizia con una coppia di innamorati, Leandro e Lucinda, che amoreggiano come due amanti segreti, sorvegliati dalla prosperosa balia della giovane ragazza che è già promessa sposa ad un altro nobile. Da questo amore tormentato nascerà tutta la storia che vedrà il susseguirsi di equivoci costruiti con l’intento di intrattenere il pubblico con intelligenza, evidenziando i mali ed i difetti della società, le debolezze degli uomini. Sganarello, il nostro Carlo Croccolo, è un boscaiolo che veste stravagante e passa il giorno a bere ed a giocare: le lamentele dell’energica moglie Martina si fanno sempre più forti tanto che lo stesso Sganarello è costretto a picchiarla. Picchiata per l’ennesima volta decide di vendicarsi facendosi beffa della credulità di due passanti, Valerio e Luca (il marito della balia), i quali erano in cerca di un medico che potesse curare il finto male di Lucinda, la figlia del ricco Geronte, il loro Signore. Martina convince Valerio che Sganarello sia il più bravo medico del mondo ma che per mostrare e riconoscere le sue doti personali ha bisogno di essere costretto con la forza e quindi “battuto”. Dopo che Valerio ha assestato a Sganarello una serie di bastonate, questi si convince di recarsi a casa di Geronte per visitare la figlia Lucinda. L’entrata in scena di Sganarello con un buffo vestito tutto nero ed un lungo cappello altrettanto assurdo è propria della visione del mondo di Molière che sottolinea la poca libertà delle donne, deride la credulità degli uomini che tradiscono il detto “l’abito non fa il monaco”. Sganarello, abile e sarcastico imbroglione, riesce benissimo a fingersi medico con il suo parlare ed i movimenti eloquenti, il suo gioco continuo con la prosperosa balia: il suocompito è quindi quello di curare Lucinda che ha perso l’uso della parola. Leandro, l’amante di Lucinda, rivela a Sganarello che la ragazza si finge di essere muta per ritardare il matrimonio organizzato da Geronte e pagandolo generosamente gli chiede un aiuto. Sganarello riesce a trasformare Leandro in un farmacista ma il gioco regge pochissimo poiché Lucinda, stanca, comincia a parlare e come una mitraglia rivela tutti i suoi desideri d’amore al padre che, scopre l’inganno di Sganarello grazie a Valerio. Sganarello rischia la gogna e si finge morto fino al ritorno di Geronte e della moglie Martina in ansia per la sua scomparsa: le bastonate del finto medico a tutti i personaggi chiudono la scena. Rimasto solo con la balia Sganarello ottiene finalmente da lei un bacio. Gli attori sono tutti molto bravi, spicca la vivacità della moglie di Martina, l’accento ed i modi di fare della balia, la puntuale rigidità del ricco Geronte bravo a tenere il gioco di questa farsa in maniera inconsapevole e genuina. Una commedia da vedere, due atti nei quali Carlo Croccolo dialoga spesso con il pubblico, duettando, ammiccando, con dei tempi comici che ricordano moltissimo i suoi debutti con Totò.

Consulta: Teatro Don Bosco: programma della stagione 2008/09

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