Teatro Comunale: "Il paese degli idioti" di Dostoevskij

Caserta – 5 febbraio 2009

Articolo e foto di Federica Roano

Ieri, giovedì 5 febbraio, presso il teatro Comunale di Caserta è andata in scena l'opera teatrale "Il paese degli idioti" di Dostoevskij.
La storia narra di una famiglia di nobili dell'Ottocento, i quali ospitano in casa un Commendatore, Foma Fomic (Tato Russo), uomo egocentrico, esaltato e pieno di sé. Sostenendo di essere "stato calato nella casa dalla mano del Signore", impartisce ordini, giudica, disprezza, deride, stabilisce le decisioni altrui con un fare da padre generoso e misericordioso, che porta pazienza per tutti gli esseri umani che, per presunta demenza, non possono essere ritenuti tali.

L'opera teatrale è tratta dal un romanzo dal titolo "Il villaggio di Stepancikovo e i suoi abitanti", un testo che analizza con disprezzo e sarcasmo il mondo della nobiltà dell'epoca, costellato di ignoranza, arroganza, prosopopea e ipocrisia. Questi personaggi pretendevano di insegnare a vivere onorevolmente e nella grazia del Signore a tutti coloro che li circondavano illuminandoli con paroloni e pantomime ridicole che riuscivano ad impressionare gli interlocutori esclusivamente per la potenza espressiva ma che, in fin dei conti, poco e niente esprimevano come significato reale. Come sempre, ogni qual volta di critica questo tipo di persona, si trova sempre un riscontro i tempi presenti e si sorride nel constatare che nulla è cambiato, se non l'evoluzione della tecnologia.

La particolarità della versione di ieri sera risiede nella totale rivisitazione del testo da parte di Tato Russo, il quale assegna ad ogni ceto sociale una certa dialettica, cosicché i servi parlino napoletano, i nobili italiano, i "finti nobili", ovvero coloro che sono ospitati dalla famiglia perché di ceto sociale medio ma ignoranti come i contadini, parlino in presenza della "Mammina", matrona della casa, in italiano per poi cedere, nei momenti di rilassatezza, al dialetto.

Non ci sono attori meritevoli di nota in quanto tutti hanno recitato alla perfezione, senza sbavature né gesti fuori luogo, al punto che il "Commendatore", a fine spettacolo, suscitava davvero antipatia anche se non più personaggio ma semplicemente Tato Russo.
Belle le scenografie, ricche di particolari e elaborate e belli anche i vestiti, per lo più monocromatici, a sottolineare la piattezza d'animo e l'aridità di sentimenti dei nobili di quell'epoca.

Consulta: Stagione del Teatro Comunale 2008

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