Teatro Comunale: Concerto "L'altra parte di Ron" 

Caserta – 4 Marzo 2009

Articolo di Francesco Massarelli

Caserta, 4 Marzo. Partiamo da una necessaria constatazione: "L'altra parte di Ron" avrà lasciato certamente delusi i tanti fan che, attratti da quei cartelloni gialli, apparsi da giorni in città, con la grossa scritta "Ron in concerto", sono accorsi in teatro per vedere uno spettacolo musicale che in realtà non c'è stato. Chi sapeva cosa invece fosse lo spettacolo era certamente curioso, ma c'ha messo almeno un tempo a farsi coinvolgere ed appassionare. Nella prima parte non nascondiamo che una certa noia ci ha accompagnato a lungo, ma nel secondo tempo la situazione è fortunatamente migliorata grazie a situazioni che andremo più avanti ad analizzare. Lo spettacolo è una lunga analisi che il cantautore di Garlasco fa sulla sua vita e sui rapporti che lo legano alle persone a lui più care. Sul palco è solo, ma i suoi interlocutori appaiono attraverso originali inserti filmati in cui è lo stesso Ron a vestire i panni della madre, di Lucio Dalla, dell'amico Mario, di Silvano, padre gesuita e sua guida spirituale e di un ironico rumeno di nome Andreji. Di musica ce n'è poca o forse quando c'è quasi non si sente, persa tra tante parole. Anche le interpretazioni risultano un po' piatte e monocorde, quasi fossero solo una prosecuzione del tanto parlare. Ron e il "finto " Dalla intonano insieme "Cosa sarà" e "Attenti al lupo", ma sono versioni che non scaldano gli animi. Poi compare sul palco il vero Mario Melazzini, medico oncologo, presidente nazionale dell'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, lui stesso ammalato. La sua è una testimonianza cui nessuno può restare indifferente. Ron la colloca in una sua personale riflessione sul testamento biologico. Le parole di Melazzini sono un inno alla voglia di vita e come tale meritano grande apprezzamento, ma ciò non toglie che, pur nel profondo rispetto che tale testimonianza merita, su certe cose personalmente ci troviamo in parziale disaccordo. Melazzini dice che oramai si parla solo di libertà di morire, ma che forse sarebbe più opportuno dare invece agli ammalati la libertà di vivere in dignità, garantendo cure ed assistenza. Noi siamo certamente convinti che in fatto di assistenza si può e si deve fare di più, ma l'Italia non è certo l'America pre-Obama dove le assicurazioni garantiscono assistenza solo a soggetti ricchi e potenzialmente sani. Piuttosto l'Italia è il paese che ha dato dell'assassino ad un uomo che per lunghi anni ha invocato la fine del calvario di una figlia che mai si sarebbe voluta vedere così ridotta ed è perciò, a maggior ragione, dopo l'impietoso spettacolo dei mesi scorsi che si impone la necessità di una legge condivisa in materia. Il finale dello spettacolo è finalmente in musica, arriva "Joe temerario" e soprattutto una bella versione di "Non abbiamo bisogno di parole" con Ron seduto a bordo palco. Certo non manca neanche l'ultima delusione: nella serata casertana di Ron non c'è spazio per il suo pezzo più amato: "Una città per cantare".

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