900 Napoletano

  

Teatro Garibaldi: programma 2009/10

S. Maria C. V. (CE) – dal 27 ottobre 2009 al 7 Aprile 2010

Comunicato stampa

Programma del Teatro Garibaldi di S. Maria C. V.:
27 Ottobre, Gennaro Cannavacciuolo e Rosaria De Cicco in "Novecento Napoletano" di Bruno Garofalo, regia di Bruno Garofalo
A quasi vent'anni dal suo fortunato debutto, torna lo spettacolo Novecento Napoletano, scritto e diretto da Bruno Garofalo. Un progetto che debutta sul palcoscenico dello storico teatro napoletano "Politeama Giocosa" nel 1991, prodotto dall'impresario Lello Scarano e che vede, oggi, la sua reinterpretazione grazie ad un nucleo artistico ed organizzativo di profilo internazionale: la DI.elle.I Grandi Eventi srl.
Novecento Napoletano, nei suoi quattro anni di vita, ha portato a teatro, con grande successo di pubblico e di critica, l'anima più profonda della storia della Canzone Classica Napoletana, eseguita nella sua filologia più accurata e l'immagine più profondamente poetica ed appassionante della Melodia Partenopea e, di conseguenza, della tradizione musicale Italiana.
Gennaro Cannavacciuolo - Rosaria De Cicco - Franco Castiglia - Susy Sebastiano
Un progetto di Lello Scarano e Bruno Garofalo. Scritto da Bruno Garofalo. Collaborazione ai testi di Angiolina K. Campanelli e Raffaele Esposito con Alessio Cacace, Raffaela Carotenuto, Raffaele D’Alessio, Carmine De Domenico, Stefania Lai, Matteo Mauriello, Salvatore Meola, Gennaro Monti, Gianni Quintiliani
Gli Scugnizzi
I Posteggiatori
I Fuienti - Madonna dell'Arco - Ass. Mergellina
Il balletto di Novecento Napoletano
La Banda "Città di Acerra" - diretta dal M° Modestino De Chiara
L'Orchestra di Novecento Napoletano
Arrangiamenti Tonino Esposito. Direzione d'orchestra Ciro Cascino
Coreografie Enzo Castaldo. Aiuto coreografa Mia Mele
Costumi Maria Grazia Nicotra. Regia e Scene Bruno Garofalo
Novecento Napoletano nasce da ricerche filologiche e compositive alla ricerca dell'autenticità nella Canzone Napoletana d'Autore e dell'emozione che i grandi poeti e musicisti napoletani hanno saputo consegnare alla storia. La ricerca della perfezione nell' esecuzione orchestrale, rispettosa delle partiture originali. L'interpretazione di grandi voci. L'azione di una vera e propria compagnia teatrale, capace di attualizzare e rendere "viva" la costruzione complessa ed articolata dei testi e di rendere al meglio lo scenario storico ed il contesto socio-culturale da cui trae origine l'opera.
Videoarte, installazioni sceniche, immagini in movimento e costumi ispirati alla notevole attività pittorica dei primi del secolo (Morelli, Palizzi, Pitloo, Matania, Scoppetta, solo per citare alcuni nomi) che raffiguravano la vita, la storia ed i costumi del "Secolo d'Oro" Napoletano. In una formula, Novecento Napoletano, porta sulla scena un momento creativo eccezionalmente prolifico che ebbe la sua stagione - ricca e nobile - nel periodo che va dalla fine dell'Ottocento alla prima metà del Novecento. Uno spettacolo che trova ragion d'essere nell'ambizione di offrire spunti culturali e intrattenimento di qualità a quanti - sempre più numerosi - in Italia ed all'Estero, sono alla ricerca di autenticità nell'ascolto della celebre "Canzone Classica Napoletana". Un documento teatrale, una eloquente e completa piccola enciclopedia su tutto ciò che a Napoli si tramuta in musica, dall'amore alla preghiera, dalla attività commerciale all'arte di sopravvivere, dall'invettiva alla denuncia sociale.
21 e 22 Novembre, fuori abbonamento, Carlo Buccirosso in "I Compromessi sposi" di Carlo Buccirosso, regia di Carlo Buccirosso (nostro articolo)
7 Dicembre, Leo Gullotta in "Il piacere dell'onestà" di Liugi Pirandello, rgia di Fabio Grossi (nostro articolo)
18 Dicembre, Marina Confalone in "Sam Capuozzo" di Marina Confalone e Roberto Azzurro, Musiche di Elio e le Storie Tese, regia di Marina Confalone  (nostro articolo)
Una strampalata e saccente detective riceve nel suo ufficio la visita di una ricca signora che, essendo in procinto di partire, la ingaggia per indagare in sua assenza sulla presunta infedeltà del marito. Il narratore che in qualche modo accompagna il pubblico commentando dal suo punto di vista gli accadimenti è Vincenzo, studente di psicologia ed al momento occasionale collaboratore della detective Capuozzo. L’avventura che vivrà assieme a lei segnerà la sua crescita di uomo ed in più lo arricchirà di una preziosissima esperienza cognitiva sulla psiche umana intorno alla quale articolerà la sua fortunata tesi di laurea. Sam ed il suo assistente si recano nell’abitazione della loro cliente, ”Villa Fravulella” sotto le mentite spoglie di camerieri assunti dalla padrona di casa per poter studiare da vicino i comportamenti dell’affascinante marito inglese della signora. Ma per Sam Capuozzo, donna dedita al più sfrenato libertinaggio e tutt’altro che sentimentale, questo caso significherà la scoperta del vero amore. A Villa Fravulella nel frattempo cominciano a verificarsi misteriosi omicidi.
16 e 17 Gennaio 2010, fuori abbonamento, Luigi De Filippo in "la fortuna con la effe maiuscola" di Eduardo De Filippo, regia di Luigi De Filippo
23 febbraio, Carlo Giuffrè in "I casi sono due" di Armando Curcio con Angela Pagano e Ernesto Lama, regia di Carlo Giuffrè (nostro articolo)
NOTE DI REGIA
Fra le tante Commedie che sto recitando da più di 30 anni, da quando cioè ho una mia Compagnia (nei primi 10 anni assieme a mio fratello Aldo e poi da solo), non saprei proprio dire quale sia quella che è piaciuta di più al pubblico.
Ho ricevuto nel 1999 l’ambito premio “Renato Simoni” la cui motivazione fra l’altro dice: sempre più forti e quasi esclusivi con il sopraggiungere della maturità, si sono fatti in lui l’impegno e la responsabilità di “Custode della grande tradizione attorale napoletana”. Ed ecco quindi la mirabile serie di spettacoli destinati a restaurare un repertorio otto-novecentesco con accento nobile da Scarpetta a Curcio, e a mantenere vivo nella coscienza e nel cuore degli spettatori, con un marchio costante e inconfondibile di intelligenza critico-storica, il patrimonio di questo meraviglioso repertorio.
Ho recitato 6 Commedie di Eduardo, di Armando Curcio ne ho realizzate tre: “A che servono questi quattrini”, “La fortuna con la effe maiuscola” (scritta con Eduardo) e “I casi sono due”, che fu – nel 1982 - la prima Commedia realizzata con la Diana OR.I.S. di Lucio Mirra, che produce ormai i miei spettacoli da 30 anni.
Fu un inizio travolgente, piacque molto a Federico Fellini, che vide lo spettacolo tre volte e scrisse fra l’altro “Ecco il teatro quello vero che funziona da sempre, come una bella festa fra vecchi amici con cui stai subito bene” e concludeva dicendo ”Nutrendo la speranza che tutto ciò che di spensierato, allegro, buffonesco, patetico, assurdo e straziantemente umano, hai visto accadere su quel palcoscenico, spente le luci e uscito dal teatro, tu possa ritrovarlo fuori nella vita! ”
Il critico Enrico Fiore del Mattino di Napoli scrisse: “E’ uno degli spettacoli più compatti, calibrati e divertenti che si siano visti negli ultimi anni“
Giovanni Raboni, sul Corriere della Sera scrisse: ”“Avrò il coraggio di dire che “I casi sono due” di Armando Curcio, messo in scena da Carlo Giuffrè che lo interpreta da par suo, è lo spettacolo più bello di questa stagione?
Si, ormai l’ho detto e spero di essere creduto!
Giuffrè ne ha tirato fuori un capolavoro di intelligenza, di comicità pacatamente irresistibile, di scintillante malinconia””.
Per questo rimetto in scena la Commedia, perché piacque molto allora ai critici e al pubblico, piacque anche quando la ripresi nel 1992 e sono certo che piacerà anche questa volta; avrò dei bravi attori accanto a me e soprattutto avrò la fortuna di avere al mio fianco Angela Pagano, grande amica e grandissima attrice.
Su il sipario e buon divertimento!
9 marzo, Luca Zingaretti legge "La sirena" dal racconto "Lighea" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, drammaturgia e regia di Luca Zingaretti, musiche di Germano Mazzocchetti (nostro articolo)
Nel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino a entrambi estranea. Paolo Corbèra è nato a Palermo, giovane laureato in Giurisprudenza, lavora come redattore de "La Stampa". Rosario La Ciura è nato ad Aci Castello, ha settantacinque anni, ed oltre ad essere senatore, è il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera di alta erudizione e di viva poesia. Il primo risiede in un modesto alloggio di via Peyron e, deluso da avventure amorose di poco valore, si trova "in piena crisi di misantropia". Il secondo vive in "un vecchio palazzo malandato" di via Bertola ed è "infagottato in un cappotto vecchio con colletto di un astrakan spelacchiato", legge senza tregua riviste straniere, fuma sigari toscani e sputa spesso.
I due sconosciuti si incontrano in un caffé di via Po ("una specie di Ade" o "un adattissimo Limbo") e, a poco a poco, entrano in una garbata e cordiale confidenza. Tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche, i due trascorrono il tempo conversando di letteratura, di antichità, di vecchie e nuove abitudini di vita. In un immaginario viaggio, geografico e temporale tra il Nord e il Sud, emerge un mondo costruito sulla passione e l’estasi. Alle iniziali avventure del giovane con "sgualdrinelle ammalate e squallide (...), di un’eleganza fatta di cianfrusaglie e di moinette apprese al cinema, a pesca di bigliettucci di banca untuosi nelle tasche dell’amante" si sostituisce, in modo tanto sinuoso quanto dirompente, l’amore del vecchio per una creatura dal sorriso che esprime "bestiale gioia di esistere, una quasi divina letizia", dal "profumo mai sentito, un odore magico di mare", dalla voce che pare un canto.
Nonostante Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia noto soprattutto per Il Gattopardo, se si osserva la pur modesta opera letteraria dell’autore, non si può far a meno di annoverare tra i suoi capolavori anche quel piccolo gioiello che è Lighea.
Pubblicato postumo nel 1961 per i tipi di Feltrinelli, questo racconto affascina sotto innumerevoli aspetti. Colpiscono le raffinate scelte semantiche che spaziano dall’italiano forbito al dialetto popolano, la precisa e attenta costruzione della sintassi, le scrupolose descrizioni di luoghi, personaggi, eventi, ma soprattutto sensazioni. Dalle pagine del racconto ambientato nella fredda Torino emerge con vigore la calda Sicilia: l’odore della salsedine, il sapore dei ricci di mare, il profumo di rosmarino sui Nèbrodi, il gusto del miele di Melilli, le raffiche di profumo degli agrumeti, "l’incanto di Castellammare, quando le stelle si specchiano nel mare che dorme e lo spirito di chi è coricato riverso fra i lentischi si perde nel vortice del cielo mentre il corpo, teso e all’erta,teme l’avvicinarsi dei demoni".
Di tutte queste sensazioni si arricchisce lo spettacolo La Sirena, accompagnato dalle musiche del Maestro Germano Mazzocchetti, di cui Luca Zingaretti non è solo interprete ma anche curatore della regia e dell’adattamento drammaturgico, trova spazio, in un percorso tra la carnalità del Presente e la spiritualità dell’Antichità, la ricchezza della poesia della terra siciliana su cui sembra palpitare quella melensa e liquorosa stasi del vivere che connota gran parte dei paesaggi e degli uomini.
17 Marzo, Nino D'Angelo in "Lacrime napulitane" di Nino D'Angelo, regia di Nino D'Angelo
25 e 26 marzo, fuori abbonamento, Lina Sastri e Luca De Filippo in "Filomena Marturano" di Eduardo De Filippo, regia di Francesco Rosi
7 aprile, Peppe Barra e Patrizio Trampetti in "I fantasmi di Monsignor Perrelli" di Peppe Barra, regia Peppe Barra (nostro articolo)
commedia teatrale in due atti di Peppe Barra, Paolo Memoli, Lamberto Lambertini, con la partecipazione di Patrizio Trampetti, musiche eseguite dal vivo Ciro Cascino
Peppe Barra riporta in scena la storia del mitico monsignor Perrelli, un personaggio realmente esistito nella Napoli del Settecento, che fece tanto scalpore all’epoca da diventare una leggenda metropolitana, tramandata attraverso la cultura orale. Di questa figura rimangono proverbiali, ad esempio, i suoi famosi cavalli, per i quali, mentre muoiono dolosamente di fame, esclama: «Peccato, sono morti proprio quando stavano imparando a vivere senza mangiare!».
Le follie del Monsignore – questo il titolo del testo scritto dallo stesso Barra con Paolo Memoli e Lamberto Lambertini – si rifà a quella commedia di Francesco Gabriello Starace che Eduardo De Filippo portò in scena nella stagione di riapertura del ricostruito San Ferdinando nel 1954, con la sorella Titina – alla sua ultima interpretazione – per la regia di Roberto Rossellini. Ma sposta il baricentro dei caratteri sul personaggio di Meneca, interpretato dallo stesso Barra, la perpetua pettegola, tenera, affettuosa, vigile, brontolona e golosa come il suo padrone, che, con il suo modo di parlare popolare e la sua gestualità più antica, fa da contrappunto comico alle smemoratezze, i peccati di gola, le manie e le follie del monsignore.
A vestire i panni di monsignor Perrelli è Patrizio Trampetti, autore anche delle musiche eseguite dal vivo da Ciro Cascino al pianoforte e alle tastiere. L’allestimento, prodotto dalla compagnia Mario Chiocchio, è firmato da Annalisa Giacci per i costumi e Aldo Cristini per le scene.
Monsignor Perrelli è un personaggio realmente esistito nella Napoli rivoluzionaria del 1799, che fece tanto scalpore all’epoca da diventare una leggenda metropolitana, tramandata attraverso la cultura orale.
Il personaggio inventato da Peppe Barra, in collaborazione con Lamberto Lambertini e Paolo Memoli, diventa del tutto immaginario, raccontato dalla perpetua Meneca, la quale, attraverso il suo modo di parlare popolare e la sua gestualità più antica, fa da contrappunto alle stramberie di monsignor Perrelli.
Il risultato è comico: un continuo gioco e divertimento col pubblico, che è, poi, la caratteristica del mio fare teatro.

Gli spettacoli hanno inizio alle ore 21 nei giorni feriali e domenica alle ore 18:30
Abbonamenti (10 spettacoli): da 150 a 280€
Pglietti singoli spettacoli: da 28 a 35€

Teatro Garibaldi, Corso Garibaldi,  S. Maria C. V., tel 0823 799612

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