Officina Teatro: "La spallata"

Caserta – 30 Gennaio 2010

Articolo di Rossella Barsali, foto di Barbara Barsali

Un’intera “Notte Bianca”, dopo la Spallata inflitta dai Biancofango, reduci da una tournèe in Sud America, ieri sera all’’Officina Teatro! Portare in scena l’Inettitudine, senza scadere nel ridicolo, veicolando con perizia grottesco, onirico e senso di rivalsa, ed in più farlo con l’eleganza della precisione scenica, senza titubanze, sottolineando i contrasti esistenziali dei personaggi, significa solo una cosa: profonda ed appassionata conoscenza della propria arte, consapevolezza di ciò che si va ad affrontare.
“La spallata” rientra in un progetto di Francesca Macrì e Andrea Trapani, drammaturghi, registi, e lui anche attore, emerso nel 2005 (certe “esigenze” esistenziali non nascono, emergono all’improvviso!) e maturato in tre opere, di cui questa si colloca cronologicamente come seconda, riguardando l’età adulta. Disperatamente attuale la ricerca del senso e delle conseguenze, quasi sempre dannose per se stessi, del fallimento personale, “dell’in-attitudine a vivere”, del confronto con l’Altro diverso da Sé, percepito inevitabilmente come migliore, e del senso di rivalsa, imperioso, ed irriducibile, che però diventa il Gesto, fondamentale per chi lo compie, irrisorio per chi lo riceve, che alla fine taumaturgico non è.
Due uomini diversissimi, l’uno con un Sottosuolo ricco ed impaludato, l’altro di rasente Superficie, si incrociano. Il primo avverte la presenza dell’Altro come ineluttabile confronto con la propria propensione a Vivere, e ne fa un’ossessione. L’altro ci passa sopra. Come un oggetto, sul bilico della piscina, teatro del loro primo incontro, l’Altro sposterà il Primo, e si cimenta in una serie di tuffi acrobatici, compiendo il Gesto del Vivere comune, che al Primo non riesce. L’Altro, semplicemente, non lo vede. E’ un’inezia, una nullità. Non c’è relazione, non c’è com-passione. L’Altro è unico Attore della propria esistenza (“Non mi piacciono le città provinciali, dove al bar trovi sempre qualcuno che vuol parlare… meglio Milano, puoi prendere il caffè leggere il giornale ed intanto ti passa davanti un mare di figa!”), compie il Gesto vitale senza curarsi dell’altrui reazione. Il Sottosuolo, invece, oscilla: tra il disgusto e l’ammirazione, i ricordi formativi, le Parole materne salvifiche dal Fare per Essere (“Con tante cose importanti nella vita, capirai…il lavoro, la famiglia…lo sport viene per ultimo…”), ed infine il confronto con l’Altro, dove non c’è relazione se non in sogno: lì, i due sono amici, lì il Sottosuolo si abbandona completamente al modus operandi dell’Altro, lì è felice. Perché lì diventa Superficie. Senza smettere di essere Sottosuolo. In discoteca, sull’improvvisato cubo, i due ballano ed il Sottosuolo pian piano si impossessa dello Spazio. Esattamente al contrario di quanto avvenuto in piscina.
Ed è nell’onirico che il Sottosuolo comprende che a salvarlo dall’ossessionato inseguimento, generato dall’invidia, perpetrato verso l’Altro, ci deve essere la catarsi della rivalsa: quella di compierlo, quel Gesto agognato, di restituire l’umiliazione di non essere stato visto, di essere stato “spostato” come un oggetto. E tutto dovrà avvenire sulla Strada, sulla Prospettiva, tracciata dagli stessi attori, dove il Sottosuolo si misura prima con se stesso (nel violento rapporto con una prostituta) e poi con l’Altro. La Strada, Metafora di visibilità e di identità, davanti ai passanti, spettatori del suo riscatto, sotto i riflettori dei lampioni, con l’abito giusto. La Pelle diventa fondamentale. L’acquisto dell’abito giusto può avvenire solo mediato da un venditore toscano, che blandisce ed invita: francamente, i migliori!
La spallata ci sarà. Il Gesto catartico si compie. Ma senza conseguenze. Ancora una volta, una inezia per l’Altro, un’ossessione per il Sottosuolo.
Sarebbe bastato Dostoevskij a rendere godibile lo spettacolo: ma il plusvalore è tutto nella sua realizzazione, nella violenza espressiva quasi perforante di Andrea Trapani (L’altro, cioè il trendy, più altre maschere-la Prostituta, i Venditori), nella struggente espressività di Lorenzo Acquaviva, superbo Sottosuolo, nella regia , robusta e puntuale, di Francesca Macrì. Assolutamente imperdibile.

"...Per quello che personalmente mi riguarda, io invero non ho fatto altro, nella mia vita, che spingere agli estremi ciò che voi non osavate fare neanche a metà, stimando per giunta ragionevolezza la vostra vigliaccheria, e con questo inganno consolandovi". (Ricordi del Sottosuolo’ di F. Dostoevskij)

Consulta: Officina Teatro Stagione 2009/10 "Prospettive Contemporanee"

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