Cinzia Maccagnano

Michele Casella

  

Anteprima Teatri di Pietra: Notte dei Musei

Teano (CE)– 19 maggio 2012

Comunicato stampa

Gli eventi del Maggio dei Monumenti, per ri-scoprire uno dei più straordinari scorci di Napoli, l'Area dei Teatri della Villa Imperiale di Pausilypon, e della Notte dei Musei, che regalerà un’insolita esperienza per godere il nostro patrimonio culturale, ospiteranno, sabato 12, venerdì 18 e sabato 19 maggio 2012, un’anticipazione della prossima edizione di Teatri di Pietra in Campania.
Infatti, dal mese di luglio fino ad agosto, l’edizione 2012 della rassegna proporrà, a Posillipo e nell’Alto Casertano, allestimenti dedicati ai temi del classico e del Mediterraneo, con la presenza, fra gli altri, di artisti quali Elisabetta Pozzi, Virginio Gazzolo, Ernesto Lama, Erika Blanc, Sebastiano Tringali.
Sono quattro gli allestimenti programmati in questa “anteprima” di Teatri di Pietra 2012, dedicata a opere prime e inedite.
A Teano, Il Teatro Romano Teanum Sidicinum e il Museo Archeologico del Loggione ospiteranno, sabato 19 maggio 2012, rispettivamente alle ore 19.00 e alle ore 21.30, le opere prime di Cinzia Maccagnano con Studio per Ecuba, da Euripide, Seneca e Omero, per la regia e coreografia Aurelio Gatti, e di Michele Casella con Buonanotte Oreste, da Eschilo, Sofocle, Euripide, Ritsos, Hofmannsthal.
Questo segmento casertano di Teatri di Pietra, ideato e realizzato da Capuantica Festival e Palapartenope in collaborazione con Associazione Sidicina Amici dei Musei, e con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, Assessorato alla Cultura del Comune di Teano, rientra nell’ambito della Notte dei Musei, che, per il quarto anno, attraverso musei statali, civici e privati, aree archeologiche, gallerie, biblioteche, regalerà un’emozionante e insolita esperienza ai fruitori del patrimonio culturale italiano.
Sabato 19 maggio, ore 19, Teano, Teatro Romano Teanum Sidicinum
Mda Produzioni Danza presenta "Studio per Ecuba" da Euripide, Seneca e Omero, con Cinzia Maccagnano e con Luna Marongiu, Carlotta Bruni, Rosa Merlin
musica originale Lucrezio De Seta, regia e coreografia Aurelio Gatti
Studio per Ecuba nasce dalla raccolta dei materiali elaborati per il prossimo debutto dell'Ecuba euripidea previsto per luglio 2012.
Ne è scaturito un lavoro inedito‚ sia per la fattura della messa in scena (molto incentrata sul danza teatro) che per i temi suscitati dall'approfondimento del personaggio Ecuba: madre di cento figli‚ regina di Ilio‚ testimone della mattanza che investirà tutta la sua famiglia sino allo sterminio.
Per noi Ecuba è anche l'estrema difesa dell'identità e della storia‚ donna - prima ancora che regina - che cerca strenuamente di "salvare" la memoria di una razza‚ di un popolo e di una discendenza.
Regale e regina nelle Troiane è in tutta la prima parte dell'Ecuba..... fino alla scoperta dell'uccisione del piccolo Polidoro. La distruzione sistematica di Troia‚ dei suoi palazzi‚ delle sue mura e delle genti troiane sino ad allora è "sopportabile" nella speranza segreta che memoria e progenia potessero essere salve presso l'alleato e amico Polimestore.
La cagna/Ecuba nasce dalla consapevolezza dell'annullamento di una stirpe‚ di una città e della sua civiltà.
Tre lingue‚ la danza‚ la musica e la parola per inviare lo stesso messaggio: ogni guerra è un immane misfatto dell'uomo‚ qualunque ne sia la causa; è un male terribile per tutti‚ vincitori e vinti; il cuore femminile‚ più di quello maschile‚ ne è travolto e grida‚ con tutta la forza della passione e dell'amore‚ fuori da ogni canone e da ogni ambiguo sofisma;insanabile è la lacerazione di una madre‚ di una sposa‚ di una sorella o di una figlia‚ insostenibile la loro sofferenza‚ irrefrenabili la loro maledizione e la loro vendetta.
Il teatro tragico greco è ‚in tal modo‚ rimesso al centro della scena fosca e insanguinata della nostra epoca; è riproposto come sintesi di tutti tempi degli uomini‚ devastati sempre dalla brama di potere che genera la guerra‚ e sempre sopravvissuti grazie allo stesso dolore‚ all'incrollabile volontà di espungerlo‚ volta per volta‚ dal proprio grembo.
In Ecuba non c'è il fascino misterioso e romantico dell'irrazionale‚ quanto la coscienza agghiacciante dell'annullamento della sua esistenza come parte di una vita‚ di un popolo e della sua storia.
Sabato 19 maggio 2012, ore 21.30, Teano, Museo Archeologico del Loggione
"Buonanotte Oreste" da Eschilo, Sofocle, Euripide, Ritsos, Hofmannsthal, di e con Michele Casella
La vicenda si svolge nella stanza di Oreste. Un grande quadro sullo fondo raffigura una donna con labbra rosse e con gli occhi nascosti dietro un cappello. Il quadro rappresenta Clitennestra. Nella stanza lenzuola nere, un separé, una valigia.
Un letto. Lenzuola di seta nere. Cuscini. Una enorme pittoscultura da sfondo: rappresenta una donna con un cappello velato e un abito nero dove è stato affondato un coltello.
Un giovane in boxer e maglietta dorme. È Oreste. Una voce lo sveglia. È la sua stessa inconscia voce. Gli parla del padre, del padre del padre, dei fratelli del padre, degli zii e … fino a ricordargli tutta la sua discendenza: una discendenza di sangue.
E quando al posto del latte ti nutrono col sangue solo un assassino puoi diventare. Oreste non vuole sentire. Oreste nega di chiamarsi Oreste. Ha gli occhi rossi perché non riesce a dormire. Ha gli occhi rossi perché ha visto troppo sangue.
Poi arrivano tre donne, in vestaglia. Spettinate come appena alzate dal letto. Vogliono disturbargli il sonno. Sono le Erinni. Le Erinni che, fra un tira e un molla, lo obbligano per tutta la notte a rivivere la sua storia. La storia di cui Oreste non vuole essere protagonista.
La storia da cui vuole staccarsi ma non può. Le Erinni lo chiamano per nome. E lui non può nascondersi.
Pronti partenza via … attraverso travestimenti le Erinni danno vita ad Elettra, Clitennestra, Pilade, Atena … a tutti i co-protagonisti della vita di Oreste. Tutta “gente che ha avuto a che fare” con lui. Ogni minuto … ogni secondo … gli ricordano il suo nome. Un nome che Oreste non vuole sentire. E allora … la fuga da bambino, l’adolescenza dallo zio, il ritorno a casa, il delitto, la corsa per scappare dalle persecutrici.
Tutto viene rivissuto. Ogni notte. Sono le Erinni. Oreste ha il corpo di un ragazzo, ma dentro è vecchio, pieno di sentimenti, di tanti sentimenti che sa manipolare con maestria, come se avesse vissuto mille volte la stessa vita. E l’ha vissuta talmente tanto, che ora vorrebbe farne a meno.
La sua persecuzione è ricordare. La sua persecuzione è rivivere una, cento, mille volte la sua vita. È essere legato al suo delitto per sempre. Legato al rimorso. Legato al suo nome.
Ma quando Oreste, alla fine, chiede alle Erinni il loro nome scopre che non si chiamano Aletto, Tisifone e Megera. Si chiamano: Oreste.
Le Erinni sono Oreste. Tutti i personaggi sono Oreste. I fantasmi che animano le notti insonni di Oreste sono Oreste stesso. Il rimorso è dentro, non è fuori.
Ma quando all’alba i fantasmi, facce di specchio, stanno per andare via e si preparano ad augurare la buonanotte ad Oreste (ma la notte è finita) … Oreste chiede loro di tornare anche la notte successiva. Soffrirà di nuovo in compagnia del rimorso.
Ma è l’unico modo per restare in vita. Quella vita così invisa, ma da cui non può liberarsi.
Tutti sono Oreste. Tutti siamo Oreste.

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