I pagliacci al Teatro Don Bosco

Caserta – 27 Settembre 2014

Recensioni di Gabriele Martino e Tonia Cestari, foto di Tonia Cestari

Grande successo per “I pagliacci” al Teatro Don Bosco di Caserta di Tonia Cestari.

Sold out per la serata del 27 e più di 200 posti occupati in quella del 28 Settembre al Teatro Don Bosco di Caserta dove la compagnia “Dietro la Maschera” ha messo in scena lo spettacolo “I Pagliacci”, scritto da Gianluca Ariemma, liberamente ispirato al film di Tarantino “Le Iene”.

Un risultato strabiliante per questi ragazzi che hanno unito passioni e forze in uno spettacolo apprezzatissimo dal pubblico. Nonostante la giovane età, tutti gli attori hanno dimostrato di avere un talento che supera di gran lunga il livello amatoriale.
Non è un caso che ogni componente della compagnia si sia avvicinato al teatro per vocazione divenuta passione poi curata attraverso specifici studi in diverse accademie di teatro italiane. Nel cast Gianluca Ariemma (regista e interprete di Mr. White), Ivan Graziano (Mr. Pink), Marcello Gravina (Eddie Il Bello), Virginia La Tella (il matto Igor), Giulia Navarra (Mr. Blue) che sono tutti studenti dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico; Diane Patierno (Mia) dell' Accademia Teatro Bellini di Napoli, Mario Bilardi (Mr Brown e poliziotto), Emanuela Pelliccia (Mr. Orange) de La Mansarda e Teatro dell’Orco e infine Alessandro Rauccio (Mr. Blonde) dell' Officina Teatro San Leucio. C’è spazio anche per un cameo di Massimo Santoro, professore e responsabile del Laboratorio Teatrale del Liceo Manzoni.

Ognuno ha tirato fuori il meglio di sé e reso al massimo il proprio personaggio personalizzandolo sotto la guida del regista Gianluca Ariemma, altrettanto giovane ma caparbio come pochi

Tonia Cestari: Con la sua regia ben studiata ha steso lo spettacolo tra il palco e la platea: gli attori si servivano di tutte le parti del teatro, uscite di sicurezza incluse. Molti sono stati i momenti di tensione e più volte il pubblico ha sobbalzato dalle poltrone al suono di colpi di pistola inaspettati e da entrate sceniche da fondo palco. La scenografia richiamava i manichini del teatro simbolista e le scale che portano al nulla di stampo surrealista annullano ogni riferimento spazio-temporale per tutto lo spettacolo
Gianluca Ariemma: Nell' ideare la scenografia, pensavo ad un teatro abbandonato che uscisse da un quadro surrealista. Per le scale mi sono ispirato ad Escher, le scale dell'assurdo che non portano da nessuna parte e per i manichini a De Chirico ed al movimento metafisico

T.C.: La sceneggiatura è molto fedele all'originale, salvo qualche cambiamento dovuto alla “pulizia” da espressioni troppo volgari tipiche del cinema di Tarantino.
I video che intervallavano alcune delle scene riprendevano i flashback riproposti allo stesso modo dal regista americano per spiegare il passato dei personaggi e la storia del loro ingaggio per la missione (spettacolo/rapina) da parte di Eddie il Bello
G. A.: Alessandro Rauccio è un bravissimo videomaker per cui abbiamo pensato di riprodurre i flashback tramite video proiettati sul fondale del teatro. Portare il cinema a teatro credo sia una valida strategia per far tornare la gente a teatro nel 2014. Non parlo solo delle proiezioni, ma anche della scelta di riadattare opere cinematografiche per il teatro. Il pubblico non si lascia più sorprendere dalla bellezza del teatro in quanto spettacolo dal vivo.

T.C.: Poteva risultare leggermente più difficile la comprensione della rappresentazione teatrale per chi non avesse già visto il film “Le Iene”, poiché nel seguire alcuni dialoghi bisognava tener conto della differenza che c'è tra le due trame: nel film, un gruppo di criminali organizza una rapina per rubare diamanti mentre i pagliacci organizzano uno spettacolo per rubare gli applausi, il bottino per loro più prezioso. Non c'è alcun collegamento tra vita criminale e vita teatrale se non quello della difficoltà di riuscire in una missione grazie al lavoro di squadra per ricavarne una ricompensa gradita a tutte le parti.
G.A.: Ho cercato di fare attenzione a questo accostamento per evitare si pensasse che quando l'artista è mal pagato finisce per diventare un malavitoso. È immenso il divario tra ladro e ladro di sogni. Un mio compagno d'accademia mi ha sempre detto che a teatro, l'unico furto consentito è rubare l'arte ai grandi maestri. I clown del dramma organizzano uno spettacolo perchè per un artista il vero bottino sono le risate e gli applausi del pubblico. Non sono più gangster alla ricerca di diamanti, ma artisti affamati di sogni.

Altre differenze rispetto alla trama originale riguardano per lo più l'aggiunta di personaggi come accade per Mia, la sorella di Eddie interpretata dall'imponente Diane Patierno che ha saputo ben rendere questo nuovo personaggio severo e crudele ma con una propria fragile interiorità. Anche Eddie interpretato da Marcello Gravina era ben reso come personaggio autoritario perennemente attento ad ogni movimento dei suoi dipendenti.
Nella seconda scena, come nel film abbiamo Mr. White (Gianluca Ariemma) che accudisce Mr. Orange ferita e sanguinante. Quest'ultimo personaggio nel riadattamento teatrale è una donna interpretata dalla bravissima Emanuela Pelliccia. Questa scena rispetto a quella del film era semplicemente più carica di sensualità e lasciava intendere che le attenzioni di Mr. White verso Orange non erano solo legate a un sentimento di lealtà.
Si stentava quasi a credere che fosse finzione data la naturalezza della recitazione: era percepibile il dolore dei due personaggi, quello di Mr.Orange (Emanuela Pelliccia) sofferente a causa di un proiettile nell'addome realmente percepibile e quello di Mr. White che cerca disperatamente di salvarla . Lo stesso strazio è stato espresso da Mario Bilardi interprete di Mr Brown (che come nel film appare poco in scena) e in particolare del poliziotto preso in ostaggio da Mr. Blonde interpretato da Alessandro Rauccio: insieme sono stati capaci di inscenare una delle situazioni più cariche di tensione di tutto lo spettacolo in cui Alessandro Rauccio nei panni di Mr Blonde è un vero e proprio Joker, un pagliaccio ironico e crudele che entra in scena con una manciata di palloncini ad elio e una torta e in seguito si appresta a torturare per puro divertimento il poliziotto preso in ostaggio interpretato alla grande da Mario Bilardi. Il contrasto tra lo sguardo divertito di un pazzo come Mr Blonde, che Rauccio ha di per sé come caratteristica fisionomica e quello di terrore ben reso da Bilardi hanno teso gli animi in sala fino ad arrivare allo splatter in scena dovuto al taglio di un'orecchio.
Mr. Blue era invece interpretato da Giulia Navarra, attrice casertana già nota per la sue intrinseca comicità, cresciuta tra quinte e palcoscenico grazie alla sua famiglia di teatranti sarà dal prossimo anno allieva dell'INDA.
Mr. Pink interpretato da Ivan Graziano sapeva ben oscillare tra toni carichi di tensione e toni più teneri soprattutto rivolti verso Mia. Il personaggio da lui ben interpretato conserva molte delle caratteristiche del Mr. Pink originale.

T.C.: Il personaggio più curioso, inesistente nella trama originale era quello del matto Igor, interpretato magistralmente da Virginia La Tella, allieva dell' Istituto Nazionale del Dramma Antico. Il personaggio è chiaramente ispirato al “fool” shakespeariano: un personaggio androgino dalle vesti di pierrot, ironico e divertito, saggio e ribelle. Una complessa personalità che Virginia ha reso molto bene grazie alla sua esile corporatura, alla sua agilità e alle sue doti recitative con cui si è costruita un'aura di purezza e ingenuità che il pubblico ha ben percepito.
G.A.: Mi sono ispirato per questo personaggio al Fool shakespeariano, in particolare a quello messo in scena da Selene Gandini nel Re Lear di Daniele Salvo al Globe Theatre di Roma. Con Virginia siamo partiti dallo studio degli animali, in particolare della scimmia, e da figure più vicine all'immaginario cinematografico come Gollum del signore degli Anelli. Poi gli abbiamo trovato una voce, una psicologia e caratteristiche definitive che lo hanno reso Igor, Il Matto.

T.C.: Non c'è dubbio su quanto la compagnia teatrale abbia lavorato bene e quanto gli attori siano affiatati tra loro
G.A.: La compagnia nasce da “Cico”, uno spettacolo messo in scena lo scorso anno insieme a Ivan Graziano, Marcello Gravina e Giulia Navarra con la quale collaboro da molto più tempo e che stavolta interpretava Mr. Blue.La scelta dello spettacolo è un pallino che avevo da tanto, almeno da quando ho visto le iene; ho subito pensato si potesse fare un bell'adattamento teatrale.

Uno spettacolo che valeva davvero la pena di guardare non solo per la curiosità di vedere come giovani artisti casertani riescano ancora a mettere impegno in un' arte che rischia di “passare di moda”, ma anche per il gusto di vedere qualcosa di diverso dal solito e percepire l'affiatamento di un gruppo di giovani attori di cui la nostra città dovrebbe andare fiera. Non ci resta che complimentarci e sperare nel futuro teatrale di questi ragazzi.

Recensione di Gabriele Martino

Uno spettacolo che non può essere definito solo “bello” o solo “brutto”, se ne deve parlare con gli amici, con il partner, con chiunque lo si sia andato a vedere, va sviscerato e analizzato. Si esce dal teatro perplessi, poco certi di aver davvero capito che opinione avere. Da guardare e ascoltare attentamente, da andare lì come tela bianca su cui verrà impressionato un pensiero. Che l'argomento sia la difficoltà di questo tempo per una compagnia di farsi strada per fare arte è chiaro, lo si intuisce già dalla prima scena. Lo spettacolo è paragonato ad un “colpo” che gli attori, esattamente come dei delinquenti, devono effettuare per guadagnarsi il bottino, un diamante; nel caso di una compagnia teatrale, l'applauso del pubblico, o ancora per dei clown le risate. Tre livelli di lettura che in tutto lo spettacolo si mescolano e si sovrappongono, spaesano, in senso quasi brechtiano, lo spettatore. Il colpo realizzato da questa compagnia di clown è forse inteso anche come colpo di scena, che nella pièce è anche il motore dell'azione; uno degli attori, Mr Orange, viene sparato da un poliziotto, da qui partono una serie di elucubrazioni su chi possa essere il traditore della fiducia degli altri. Ancora riferimenti al mestiere del teatro: qualcuno ha sbagliato qualcosa in scena, un'azione è saltata, un critico attento o un pubblico insoddisfatto (il poliziotto) l'ha notato e ha “sparato a zero” per quell'errore fatale, ma un attore più esperto, in questo caso Mr. Pink, ha recuperato la situazione riuscendo a rubare il diamante: il pubblico, l'applauso. A causa dell'imprevedibile un crescendo di tensione tra gli attori dopo lo spettacolo, il dietro le quinte, porta alla sparatoria finale, tutti muoiono chi per davvero chi perchè esce dal personaggio, il solo corpo che il pubblico conosce, il solo volto. Crolla il sipario distruggendo l'universo creato a posta per lo spettatore. Delle dense e complicate fondamenta metaforiche celate da puro intrattenimento. Uno spettacolo estremamente cinematografico, già il fatto che sia tratto da “Le iene” di Q. Tarantino lo conferma, carico di citazioni cinefile, da Lynch di cui è pregno a Nolan (Mr. Blond ispirato dichiaratamente dal suo Joker) passando per “Il signore degli anelli” il film di P. Jackson tratto dalla saga di J. R. R Tolkien; azione, spari, latte di benzina, spettacolarizzazione dello spettacolo. Un testo contemporaneo, scritto da un giovane che quindi cita la cultura di massa del suo tempo, scelta audace e amiccante. Questo ragazzo, Gianluca Auriemma, ha trascinato a teatro, grazie al miele sul fiele, una fetta importante del pubblico dei giorni nostri, i “disabitué” (mi si passi il neologismo), quelli della fascia d'età compresa tra il primo e il quinto anno della scuola superiore. Chiacchierando con due attori della compagnia, il regista che interpretava Mr. White e Mia Cabot (Diane Patierno), si intuisce subito il grande lavoro di ricerca che c'è stato dietro lo spettacolo il quale per loro stessa ammissione, non è stato fatto in base alle logiche di mercato quindi al solo scopo di essere venduto, poi se dovesse accadere ben venga, ma quasi come esercizio, per confrontarsi ognuno con i propri limiti attoriali, registici, gestionali di una compagnia, affrontarli e dissiparli. Un esperimento vero e proprio che ha messo insieme dieci giovani attori, studenti di accademie d'arte drammatica tra le migliori in Italia (l'INDA di Siracusa, l'Accademia del Bellini di Napoli) e provenienti da diversi percorsi. Alcuni dei giovani si conoscevano già da tempo altri si sono aggiunti dopo, altri sono stati tirati dentro; ad unirli la passione per questo mestiere nel senso artigiano del termine. Si parla un po' dei personaggi, di alcune scelte di regia, di uno dei momenti più ambigui dello spettacolo in cui dopo la cattura e la tortura del poliziotto (quello che all'inizio fa partire lo sparo) fanno la loro comparsa sul palco un cavallo una scimmia e una dama vestita di bianco: è un riferimento ad uno dei quadri più famosi dell'artista romantico Fussli, L'incubo, che genera un'angoscia opprimente per quelli che, come il poliziotto hanno la fobia dei pagliacci. Gianluca Auriemma, poi, rivela anche che due dei personaggi più caratterizzati, Mia Cabot e Il Matto (l'eccellente Virginia La Tella) non esistevano nel testo originale e nel caso di Mia veniva solo menzionata nel film di Tarantino. La scelta di inserirli è derivata dal voler bilanciare lo spettacolo, originariamente tutto al maschile, aggiungendo un personaggio femminile (Mia), che è femmina nel senso quasi animale del termine, una pantera, bellissima e pericolosa come non mai, tutti la temono. È il capo o in gergo teatrale il direttore di scena: da inizio all'azione (il colpo) e la termina dando il via alla sparatoria finale. Per quanto riguarda il Matto, invece, l'intento è quello di restituire alla pièce una dimensione sospesa tra realtà e immaginazione, tanto è vero che sul finale è suo il monologo che sottolinea proprio il binomio reale/non reale ed è l'unico clown che “esce” dal suo personaggio in scena, davanti gli occhi del pubblico, risolvendo l'ambiguità. L'inserimento dei video, in bianco e nero, ha aggiunto un'atmosfera suggestiva che probabilmente sarebbe stata ancora più evocativa se fossero stati proiettati a tutto schermo. Riguardo ciò, quest'ulteriore mezzo espressivo, ha dato la possibilità agli attori, dice Mia Cabot (Diane Patierno), di sperimentare lo stesso linguaggio, la recitazione e di interpretare lo stesso personaggio attraverso due canali diversi, il palco e il video, fornendo un'ennesima prova per tutti loro da superare. Infine Gianluca Auriemma si è detto soddisfatto del risultato in particolare considerando che il tutto è stato interamente autofinanziato. In ultimo ma non meno importante e fondamentale un elogio al lavoro dietro le quinte svolto da Giulia Navarra assistente alla regia, vero e proprio carro armato e sostegno per un regista giovanissimo che aveva già parecchio sulle spalle. Unica nota dissonante, la gestione della serata di venerdì, in un primo momento caotica per un disguido sui posti a sedere riservati non segnalati. Concludendo davvero, non si può non fare un plauso all'impegno, la passione, la freschezza, il coraggio, in questo caso, con i quali i dieci giovani artisti hanno portato in scena qualcosa di per nulla convenzionale e parecchio originale.

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