Gaetano di Maio

Peppe Barra

Sergio Assisi

Federico Salvatore

Tre papà per un bebe

Lucio Pierri - Maria Mazza

Gino Rivieccio

  

Teatro auditorium Tommasiello: programma stagione 2016/17

Teano (CE) – Dal 16 novembre 2016 al 25 marzo 2017

Comunicato stampa

A cura del Teatro Pubblico Campano, Inizio Spettacoli ore 20:45
16 Novembre, "Bello di papà" di Vincenzo Salemme
con Biagio Izzo, regia Vincenzo Salemme
produzione Bibì Productions
Bello di papà è una commedia del 2006. Credo che l’idea mi sia venuta quando in tutto il mondo occidentale arrivavano i primi segnali della crisi economica che ancora oggi fatichiamo a superare. Dico forse perché col senno di poi mi sembra che Antonio Mecca, il dentista protagonista della commedia, possa rappresentare, ovviamente in versione decisamente comica, il travaglio sociale, economico, psicologico di una gran parte della cosidetta generazione dei cinquantenni, che dall’inizio di questo millennio viene messa in discussione ogni volta che la politica si deve occupare delle programmazioni finanziarie. Antonio Mecca è il classico uomo che ha raggiunto una posizione sociale, ma che allo stesso tempo la sente, questa posizione, vacillare sotto i colpi del cosidetto “Nuovo che avanza”. E il “nuovo che avanza” per quella generazione cui facevo riferimento poco più sopra, sono appunto i giovani che vogliono prendere i posti di comando. Antonio ha paura di ogni novità, è un vero conservatore, conservatore di danaro, ma soprattutto conservatore di affetti. Profondamente sarebbe un buono, ma costantemente ha paura di essere fregato, è forse per questo che non si è mai sposato, è forse per questo che adesso sta con una bellissima ragazza ucraina, che gli piace da morire, ma che allo stesso tempo teme come un ingombrante invasore, invasore della casa e soprattutto del conto corrente perché Marina, l’ucraina, vorrebbe costruire una famiglia con Antonio, Marina vorrebbe soprattutto (questa la cosa più terrificante e spaventevole per il nostro dentista) dei figli. Antonio teme i figli più di ogni altra cosa perché i bambini sono di un egoismo assoluto e lui, egoista per paura, questo proprio non può accettarlo. E’ così che nasce l’idea di questa commedia, da questo paradosso: un uomo che non vuole avere figli costretto a ricevere in casa un suo coetaneo che ha bisogno di ritornare ad essere un figlio. Nel paradosso di questo scontro generazionale tra due uomini della stessa età forse si nasconde quello che io credo sia un finto problema. Penso che l’età ci distingua gli uni dagli altri, ma altrettanto fermamente credo che dal punto di vista sociale l’età sia soltanto una convenzione. Credo che dividere i cittadini tra giovani ed anziani sia un vecchio modo di intendere la politica. Penso che esistano piuttosto le persone e che ogni persona abbia il diritto e il dovere di salvaguardare il proprio benessere sociale e spirituale.
9 dicembre, "Gennaro Belvedere, testimone cieco" di Gaetano Di Maio
con Oscar Di Maio, regia Mario Brancaccio
produzione Ass. Culturale Fantateatro
E’ una commedia dal doppio volto. Incentrata infatti sulla comicità classica tipica del genere, presenta risvolti umani e sociali che un pubblico attento ha saputo cogliere sin dagli anni del suo debutto al teatro Sannazaro di Napoli. La vis comica è notevole e si inscrive nello stile e nel ritmo tipico dei grandi successi di Gaetano Di Maio, autore di tante note commedie interpretate, fra gli altri, da Nino Taranto, Luisa Conte, Ugo D’Alessio, Pietro De Vico, Enzo Cannavale. Si immagini, ad esempio, uno che si chiami Gennaro Belvedere e che, per giunta, risulti figlio di Lucio e Maria Quattrocchi e che sia nato a Bellavista nel giorno di Santa Lucia. E subito dopo si immagini che costui – per trarre maggior profitto dal suo mestiere di mendicante – debba fingersi cieco. E si immagini, infine, che una brutta mattina il nostro eroe (o, meglio, antieroe) si trovi ad essere testimone di un delitto: da quel momento, è ovvio, comincerà a vivere nel terrore che l’assassino scopra che lui, in effetti, ci vede benissimo e rappresenta dunque una minaccia, perché può denunciarlo; ne deriverà, si intende, tutta una serie di equivoci irresistibilmente comici ma non per questo avulsi da una umanità anche profonda. Infatti lo spaccato di vita che Di Maio disegna si riferisce, con spiccata naturalità e senza fronzoli moralisti, alla zona sociale di Napoli, minima o infima (ma nell’accezione migliore dei due aggettivi) per la quale lo spostamento di senso a livello del linguaggio diventa metafora di una condizione esistenziale disperatamente ed al tempo stesso aggressivamente connotata dalla instabilità della condizione sociale del protagonista. Commedia dunque che si inscrive nell’antica tradizione del teatro napoletano ed italiano. Oscar Di Maio, debuttante ad 8 anni, alla soglia dei 50 anni di carriera, la riporta in scena, insieme alla figlia Marzia. I Di Maio sono una famiglia teatrale fra le più antiche di Napoli, attive fin dal 1875. Crescenzo Di Maio operava al San Ferdinando di Napoli insieme a Federico Stella fino agli ultimi anni dell’ottocento, e i figli Gaspare ed Oscar sono stati fra i maggiori protagonisti della migliore e aurorale sceneggiata napoletana. Le figlie di Oscar, Maria ed Olimpia Di Maio, sono state protagoniste della scena per molti anni e di Olimpia si ricorderà sicuramente la collaborazione con Massimo Troisi nel film Scusate il ritardo del 1983. Gennaro Belvedere raccoglie e sintetizza il meglio di questa tradizione innovandola soprattutto nei ritmi teatrali e naturalmente sul terreno della comprensione dei nuovi fenomeni sociali.
10 Gennaio, "La cantata dei pastori" di Peppe Barra e Paolo Memoli
con Peppe Barra, regia Peppe Barra
produzione Consorzio Campano Teatro e Musica
costumi Annalisa Giacci, scene Lele Luzzati, musiche Roberto De Simone
Non c'e' Natale senza La Cantata dei Pastori e da quarant'anni a questa parte non c'e' Cantata senza Peppe Barra. La Cantata dei Pastori ha un titolo lunghissimo e barocco, ma e' universalmente nota con l'abbreviazione d'uso. Fu scritta alla fine del Seicento (1698) da Andrea Perrucci e da allora, da piu' di tre secoli, e' continuamente rappresentata, rimaneggiata, riscritta. Ultimo e piu' illustre di tutti e' Peppe Barra, che aveva gia' interpretato l'opera a fianco della madre Concetta, nel ruolo di un irresistibile Sarchiapone, dopo essere stato l'Angelo nella versione di Roberto De Simone alla fine degli anni Settanta. La Cantata dei Pastori e' la storia delle traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di Betlemme. Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo, scrivano napoletano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, barbiere pazzo e omicida, maschera ispirata quasi direttamente dalla tradizione popolare dei Pulcinella e antesignano di Felice Sciosciammocca. Sarchiapone e' la dimostrazione delle varie sovrapposizioni e aggiunte delle tradizioni delle Cantate. Il personaggio di Sarchiapone non esisteva infatti nella versione originale di Perrucci, fu introdotto per rendere meno paludata la rappresentazione, per adattarla al gusto del pubblico e via, via, si e' andato ritagliando un ruolo sempre piu' importante. Anche nella tradizione iconografica del presepe i personaggi hanno un nome e un ruolo sia perche' Andrea Perrucci lo ha scritto e sia perche' tre secoli di rappresentazioni lo hanno trascritto e rappresentato. Il presepe popolare napoletano e' direttamente influenzato dalla Cantata dei pastori che mescola il suo narrare con quello dei vangeli apocrifi e con altre tradizioni popolari del sud, a meta' strada tra il cristiano, il pagano, il magico. Molti sono gli ostacoli che Giuseppe e Maria dovranno superare prima di trovare rifugio nella grotta della Nativita' . Ed e' naturalmente conseguente il lieto fine, la salvazione dell'umanita' dal peccato e il ritorno di Belfagor, sconfitto, nel suo mondo infero di fiamme e zolfo. Fino all'anno prossimo, quando anche lui, vecchio diavolaccio impunito, potra' tornare a raccontarci la storia infinita della lotta millenaria tra Bene e Male. Insomma, un grande archetipo.
21 Gennaio, "L'Ispettore Drake e il delitto perfetto" di David Tristan
con Sergio Assisi, regia Sergio Assisi
produzione Quisquilie Production
Quando un genio decide di commettere un delitto, il piano che mette in pratica per portare a termine il suo progetto è a prova di errore. Ma è anche a prova di idiota? L’Ispettore Drake e il suo fido aiutante Plod si ritrovano a dover affrontare la più grande sfida delle loro carriere: risolvere un misterioso e intricato delitto E quando diciamo intricato, intendiamo proprio intricato, intricato come una cosa molto intricata, per intenderci. Chi è il misterioso dottor Short? E perché ha sposato un facocero? E’ stato lui ad uccidere la sua quarta moglie o è stata la sua quarta moglie a ucciderelui? Ha veramente due figlie di nome Sabrina o una delle due mente? Che ci fa il Papa nel bosco? Ma soprattutto, perché c’è un lampione in salotto? Queste sono solo alcune delle tante domande a cui l’ispettore dovrà dare un risposta. Personaggio surreale al servizio di un thriller surreale, l’Ispettore Drake racchiude in sé tutti i luoghi comuni del detective esasperati all’ennesima potenza, fino ad ottenere una miscela esplosiva e irresistibilmente comica. La sua lampante incompetenza, malcelata da un atteggiamento serioso e goffamente beffardo, è resa ancora più esilarante dall’accoppiata con il sergente Plod, il peggior assistente che un detective possa desiderare di avere al suo fianco quando si sta indagando su un omicidio! In questa fortunata commedia inglese si alternano continue e inaspettate gag e innumerevoli colpi di scena, trascinando lo spettatore in un universo goliardico dove tutto, ma proprio tutto può accadere, e dove ciò che è incredibile diventa magicamente plausibile.
3 febbraio, "Sono apparso a S. Gennaro" di Federico Salvatore
con Federico Salvatore, regia Federico Salvatore
Si tratta di un’opera corale ambientata nella città di Napoli che nasce dall’estro musicale e creativo di Federico Salvatore. Il panorama che offre della società napoletana, e non solo, dei tipi, dei caratteri, degli usi e dei costumi, è vario, colorito, sferzante, dissacratorio. Ci sono numeri, scenette, una recitazione sciolta e brillante ricca di quel colore che solo il palcoscenico può dare. Recupero di un mondo popolare e reale, quindi ai limiti del pittoresco e comunque lontano dal teatro di convenzione borghese.La scena rappresenta una piazza nella zona del porto di Napoli dove il dialetto si fa strumento di espressività teatrale con evidenti richiami alla commedia dell’arte. A popolare la piazza sono figure (attori, attrici e ballerini-mimo) tratte dai vari strati sociali in cui gli aspetti della vita diventano loro stessi commedia. Sopra di loro si muove il matto del quartiere, il barbone, il diverso, interpretato dallo stesso autore, che, libero da ogni convenzione, fotografa lucidamente il mondo intorno a lui.Il cantattore Federico Salvatore riveste di teatro i suoi successi televisivi. Ripercorre la sua storia musicale, sceneggiando alcune canzoni (Ninna nanna, Incidente al Vomero, Azz, Donna Amalia, ‘O figlio d’’o zappatore, ecc…) che, già di per sé, potevano considerarsi delle micro-sceneggiate, o vere e proprie rappresentazioni di un genere popolare.
18 febbraio, "3 Papà per un bebè" di Antonio Grosso
con Mario Zamma, Nicola Canonico, Alessia Fabiani, regia Roberto D'Alessandro
Tre papà per un bebè è la storia di tre amici quarantenni che vivono nello stesso appartamento, ognuno concentrato nel proprio lavoro e nella propria vita da single: un donnaiolo impenitente, un omosessuale eccentrico e un laureato in ginecologia con problemi con l’altro sesso, all’improvviso piomba in questo tranquillo menage domestico, un neonato di pochi mesi ed a complicare la situazione giunge anche in maniera inaspettata una misteriosa ed avvenente ragazza. All’ improvviso arrivo del neonato, i tre uomini cominciano, giorno dopo giorno, a mettere in gioco le loro proprie priorità e i propri sentimenti. Il piccolo porterà nelle loro esistenze una rivoluzione tale che li guiderà a capire il vero senso della vita e li libererà finalmente dal Peter Pan che c’è in ogni uomo, per ritrovare la propria maturità fra le braccia del bebè. Tra pappe, ninna nanne e pannolini i tre affronteranno problematiche mai immaginate e l’arrivo della bella e curiosa ragazza metterà a dura prova la determinazione dei tre neopapà. La commedia affronta, in maniera leggera, la tematica della paternità e dell’amore per i figli, in un susseguirsi di comicità e strane riflessioni, intervallati da momenti teneri e poetici, con un finale inaspettato.
4 marzo, "Il bello della diretta" di Lucio Pierri e Lello Marangio
con Lucio Pierri, Maria Mazza, regia Lucio Pierri
Quante volte abbiamo sentito dire in televisione “E’ IL BELLO DELLA DIRETTA”, ma a volte cio’ che sembra bello,in realta’ nasconde cio’ che non si vuole vedere..Tradimenti,sotterfugi, pacchi e contropacchi.. una emittente locale,scenario di accordi segreti e vendette non riuscite..due belle donne,due goffi uomini,quattro amanti le cui vite saranno indissolubilmente legate a doppio filo fino a.. adesso volete sapere troppo! Questo il tema della commedia,prodotta da DG Production e Summarte, scritta da Lello Marangio, che dopo il grande successo di “Stresssati..ancora di piu”, ritornano in teatro con una nuova piece, moderna, attualissima, esilarante, dai ritmi frenetici un mix di comicita’ di situazioni e battute. In scena Lucio Pierri, Maria Mazza,Lello Radice, Barbara Petrillo e Massimo Carrino. Mettetevi comodi..la trasmissione sta per iniziare.. Scusate..lo spettacolo sta per iniziare..ma a volte si puo’ sbagliare E’ “IL BELLO DELLA DIRETTA”
25 marzo, "Io e Napoli" di Gino Rivieccio e Gustavo Verde
con Gino Rivieccio, regia Giancarlo Drillo
produzione Albertina Produzioni
Gino Rivieccio, questo personalissimo recital, ripercorre la sua storia umana ed artistica attraverso quel legame viscerale e particolare con Napoli. Un abbraccio che dalla città arriva alle isole e alle solfatare del sorriso, rendendo unica e preziosa la celebrazione ma anche spesso la denuncia. Un’ironia ed una riflessione che si danno la mano, lasciando spazio qualche volta alla poesia, in un succedersi dialettico ed incalzante, come solo Rivieccio sa fare con quel tono caldo e sferzante cui il comico partenopeo ci ha ormai abituati. Il tutto elogiando la grande pazienza dei napoletani, destinati sempre ad aspettare qualcosa o qualcuno per migliorare la propria condizione. Un piacevole viaggio tra monologhi, personaggi, tradizioni, aneddoti e canzoni magistralmente interpretate da una delle più belle voci del panorama musicale partenopeo: Fiorenza Calogero, diretta al piano dal grande maestro Antonello Cascone, arrangiatore di Andrea Bocelli. Alla fine il messaggio apparirà chiaro: provare a cambiare una realtà che offusca lo splendore di una delle città e delle regioni più belle del mondo.

www.auditoriumdiocesanoteano.it
Teatro auditorium Tommasiello, viale Italia, Teano (CE)
info@auditoriumdiocesanoteano.it
0823.885096 - 333.3782429 - 328.6773023

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