Sacrario Aeronautica Militare Caserta, SACRARIO AI CADUTI DELL'AERONAUTICA MILITARE, CASERTA (CE )

Sacrario ai caduti dell'Aeronautica Militare

LE ALBERATE DI ASPRINIO DI CESA, ALBERATA AVERSANA, AVERSA (CE )

Le alberate

Cattedrale di Santa Maria Assunta e cripta ipogea

 

Giornate Fai d'autunno

Caserta e provincia - 16 e 17 Ottobre 2021

Comunicato stampa


Elenco dei monumenti aperti

Sacrario ai Caduti dell'Aeronautica Militare, Caserta

Sabato: 10:00 - 17:00
Domenica: 10:00 - 17:00
Visita a cura della Delegazione FAI di Caserta
Il Sacrario ai Caduti dell'Aeronautica Militare si trova esattamente all'ingresso dei Giardini della Flora a pochi passi dall'entrata del palazzo reale della Reggia di Caserta.
L'origine dell'edificazione dell'attuale chiesetta di forma circolare, che si evidenzia anche nello spazio urbano, costruita in un angolo del perimetro della “Flora”, fu la devozione ad un'antica immagine della Madonna del Carmelo. Molti erano i devoti di quel rione a quella immagine della Madonna, tanto da onorarla nei giorni della festività della Madonna del Carmine. Si decise così di costruire una cappella più dignitosa ed accogliente per la recita del Rosario e fu chiesto al re Ferdinando I del terreno adiacente per poter ingrandire la stanza dove era collocato il dipinto della Madonna. La paternità dell'opera viene attribuita a Carlo Vanvitelli anche se non esistono suoi disegni progettuali. Nel 1817 la cappella era in funzione anche se mancava la sagrestia che non fu mai realizzata e ancora oggi due piccoli incavi nella muratura perimetrale fungono da servizio. Dall'iniziale dedica alla Madonna del Carmine, si passò a dedicare l'edificio all'Assunta in Cielo fino al 1836 quando venne acquistata dai fedeli una statua di Santa Filomena e a quest'ultima si dedicò la chiesetta. Nel 1939, l'edificio passò con decreto vescovile alla competenza della Parrocchia di S. Sebastiano, diventando luogo di rara frequentazione religiosa. L'armoniosa costruzione neoclassica non poteva però essere dimentica e ne 1959 l'Associazione nazionale famiglie e caduti e mutilati dell'Aeronautica Militare (ANFCMA) chiese ed ottenne l'uso della cappella.
Si accede alla chiesetta con cinque gradini di forma ellittica attraverso un vano sormontato da un timpano triangolare. Ai lati due lesene lisce sorreggono idealmente un'arcotrave dove sono disegnati con lo stucco sei triglifi. Un basso cornicione circonda la costruzione da dove emerge la bassa cupoletta o volta estradossata. In altro e al centro, in asse con l'ingresso, vi è la croce in ferro battuto inserita in un piedistallo in muratura. Lungo il basamento esterno si aprono bocche di aerazione del vano sottostante il livello di calpestio della chiesa. La chiesetta ha pianta circolare di dieci metri di diametro all'esterno e otto all'interno ed è coperta da una bassa cupola a sesto ribassato suddivisa in quattro parti. Tutta l'articolazione architettonica in elevato è di misura identica a quella in pianta e determina quell'equilibrio compositivo tipico del Neoclassico. Dal centro della volta pende un bellissimo lampadario di cristallo di gusto Rococò a ventiquattro luci. Sono ancora conservati gli altari originari, due più piccoli e quello centrale più grande. A decorare l'altare centrale ci sono quattro candelieri e sei altaristici ottocenteschi in metallo dorato. Al di sopra vi è il quadro della Madonna Assunta in Cielo e al di sotto di questo vi è una piccola statua della Madonna del Loreto, protettrice dell'Aeronautica. Il pavimento è in maiolica disegnato con piccoli triangoli accoppiati di colore azzurro.
L'apertura nelle Giornate FAI, prevede la visita guidata di questo sito, normalmente non fruibile al pubblico.

Le alberate di Asprinio di Cesa, Aversa

Sabato: 10:00 - 13:00
Visita a cura del Gruppo FAI di Aversa
L'Alberata aversana e il metodo di coltivazione della vite maritata al pioppo sono ufficialmente diventati “Patrimonio Culturale Immateriale della Campania”.
Il progetto, presentato a dicembre 2018 dalla Pro Loco e sottoscritto dall'amministrazione comunale, ha avuto come obiettivo principale quello di certificare e formalizzare, difendere e tramandare la “Vendemmia Eroica”, non solo per la produzione del vino asprinio, ma, soprattutto, perché è il simbolo di una storia di rapporti tra uomo, natura e tradizione.
Un grande passo in avanti a Cesa da anni impegnata in un'opera di valorizzazione e promozione, con innumerevoli iniziative che mirano a dare lustro al Vino Asprinio.
Il vino asprinio, prodotto d'eccellenza, alle Grotte Tufacee, patrimonio del sottosuolo e alla Vite Maritata al Pioppo, vero monumento di archeologia vegetale e ricchezza naturale del patrimonio dell'agro atellano-aversano, è tenuto in vita dal sacrificio, dalla dedizione e dalla sapienza dei contadini laboriosi.
Visita a cura dei volontari FAI in collaborazione con la proloco di Cesa

Museo Diocesano di Capua

Sabato: 10:00 - 13:00
Domenica: 10:00 - 13:00
Visita a cura del Gruppo  FAI Giovani di Caserta
Il Museo Diocesano di Capua è situato nel centro storico della città. E' stato istituito nel 1992 presso il Duomo di Capua e altri locali di proprietà dell'Arcidiocesi di Capua, all'interno della Cappella del Corpo di Cristo dal monsignor Luigi Diligenza e raccoglie diverse testimonianze e manufatti sacri della vita della città di Capua e della sua Arcidiocesi collezionati in circa due millenni. Attualmente il museo si sviluppa su tre livelli: quello della Cappella del Corpo di Cristo e quello della sottostante cripta di Santo Stefano presso la Cattedrale, mentre un distaccamento si trova presso il poco lontano ex monastero di San Gabriello, attiguo alla Chiesa di Santa Placida.
Il museo nasce nell'ottica di recupero delle antichità che ha caratterizzato il fermento culturale di Capua nella seconda metà del XIX secolo. Tra il 1854 e il 1859 il cardinale Giuseppe Cosenza, durante i lavori di ristrutturazione della Cattedrale, iniziò la raccolta dei frammenti delle lapidi dispersi nel cortile del giardino e dell'episcopio. Attraverso la sistematica organizzazione delle antichità operata dal canonico Gabriele Jannelli, gli oggetti attualmente in mostra furono catalogati e descritti, ma nessuna sistemazione stabile che li valorizzasse fu trovata.
Le sale espositive del Museo Diocesano sezione Episcopio conservano gli oggetti sacri più significativi del periodo medievale appartenenti al tesoro della Cattedrale di Capua. Tra questi si ricordano, l'Exultet, l'Evangelario di Alfano, i cristalli di rocca di area fatimide. Durante il percorso di visita, inoltre, è possibile ammirare il Codice membranaceo, contenente la Glossa in Clementina, di Giovanni d'Andrea del sec. XIV, il Commento alla Divina Commedia di Cristoforo Landino del 1481, l'Obituario del Capitolo Metropolitano principiato nel sec. XV, contenente l'annotazione del Sacco di Capua
Il Museo Diocesano di Capua è uno dei musei più importanti della città. Fu fondato nel 1992, per volere dell'Arcivescovo Diligenza e poi del Soprintendente Jacobitti con l'intento di raccogliere e catalogare, per renderle poi fruibili, tutte le testimonianze artistiche peculiari della Capua Sacra. Un vero e proprio scrigno di tesori storico-artistici inscindibilmente legati all'arte sacra, capaci di raccontare e custodire secoli di storia della Diocesi di Capua, una delle più antiche del Mezzogiorno e non solo, di fondazione risalente molto probabilmente alla metà del I secolo. Dopo secoli di abbandono e degrado, fra il 1854 e il 1859 fu il Cardinale Giuseppe Cosenza a ordinare la raccolta e catalogazione dei reperti rinvenuti nei pressi della Cattedrale di Capua, nel corso di una delle tante opere di restauro. Attraverso la sistematica organizzazione delle antichità operata dal canonico Gabriele Jannelli, gli oggetti attualmente in mostra furono catalogati e descritti, senza riuscire però a garantire loro una sistemazione definitiva. Un lavoro meticoloso e certosino, messo tuttavia in serio pericolo dallo scoppio delle due Guerre Mondiali. Un vero e proprio dramma per la città di Capua, vittima di bombardamenti, orfana delle sue più belle chiese (alle quali per un lungo periodo di tempo fu impedito l'accesso) e, qualche decennio dopo, messa a dura prova dal devastante terremoto dell'1980. Nel corso della visita approfondiremo la storia del Museo, focalizzandoci sulla meravigliosa e preziosissima collezione che ospita. Ammireremo svariati reperti particolarmente interessanti: dipinti, capitelli databili dal X al XIII secolo, stemmi episcopali e di nobili casate e svariati arredi sacri. Spiccano per fama e bellezza l'Exultet, l'Evangelario di Alfano, il Codice membranaceo, contenente la Glossa in Clementina (di Giovanni d'Andrea risalente al sec. XIV), il Commento alla Divina Commedia di Cristoforo Landino del 1481, l'Obituario del Capitolo Metropolitano principiato nel sec. XV, contenente l'annotazione del Sacco di Capua, la strage che determinò la morte di circa cinquemila capuani, vittime delle soldataglie capitanate da Cesare Borgia, detto il Valentino.

Campanile del Duomo di Capua

Sabato: 10:00 - 13:00 / 15:00 - 19:00
Domenica: 10:00 - 13:00 / 15:00 - 19:00
Visita a cura del Gruppo FAI Giovani di Caserta
La cattedrale di Santa Maria Assunta (già dei Santi Stefano e Agata) è il principale luogo di culto cattolico di Capua, sede vescovile dell'omonima arcidiocesi. La cattedrale fu fatta erigere dal Vescovo Landulfo nell'856, anno di fondazione della città. La torre fu elevata nell'861, in età longobarda e poi ristrutturata in età normanna e consolidata dopo il terremoto del 1456 che arrecò molti danni alla città. La cattedrale si trova a sud-est rispetto all'originario nucleo urbano longobardo e deve proprio alla dominazione longobarda la sua erezione. L'attuale Corso Gran Priorato di Malta, costituiva con ogni probabilità il baricentro del nucleo urbano d'età longobarda, il cui assetto risulta attivo fin dal X secolo. Oggi il corso è un asse viario di circa 500 metri lineari che partendo dalla Cattedrale e dal Museo Diocesano, poli centrali del sistema dei percorsi di visita, incontra la Torre Campanaria e le tre Chiese a Corte che con quelle di San Rufo e Carponio, San Domenico e San Marcello rappresentano i poli del percorso longobardo.
La torre fu elevata nell'861, in età longobarda e poi ristrutturata in età normanna e consolidata dopo il terremoto del 1456 che arrecò molti danni alla città. Uno dei segni maggiori della città di impianto longobardo, essa svolgeva anche un ruolo nel sistema difensivo, date le feritoie presenti nel basamento.
La pianta quadrata del Campanile presentava una struttura robusta con blocchi lapidei sul basamento e sugli angoli colonne di marmo cipollino. Ancora oggi i tre ordini superiori presentano muri in mattoni e piperno, con finestre bifore su colonne. Negli angoli del basamento sono inserite, come spesso accade nei campanili campani, colonne in granito. Infine si notano, incastonate in ordine sparso, alcune protomi. Nel 1873, per volere del Ministero dell'Istruzione Pubblica, fu dichiarata edificio monumentale.
La salita del Campanile non è normalmente accessibile al pubblico. L'apertura, durante le Giornate FAI, consentirà ai visitatori di poter salire in cima al Campanile e di poter godere della vista della città di Capua dall'alto.

Chiese della Capua longobarda

Sabato: 10:00 - 13:00 / 15:00 - 19:00
Domenica: 10:00 - 13:00 / 15:00 - 19:00
Visita a cura del Gruppo FAI Giovani di Caserta
Il centro storico di Capua si snoda in una maglia di stradine e vicoli che si sviluppano tutti intorno a tre principali assi di scorrimento. Il primo di essi è la via Appia, il secondo asse viario che taglia in due il tessuto urbano parte dal Palazzo Arcivescovile, accanto alla Cattedrale del Duomo, e giunge fino alla Chiesa di Santa Maria delle Dame Monache, il terzo era l'attuale via Roma. L'area della corte della Capua longobarda era delimitata da tre chiese, definite con l'appellativo “a corte” (dal latino ad curtim), tutte edificate tra il X e l'XI secolo.
Le tre cappelle: S. Michele, S. Giovanni e S. Salvatore forse espletavano, oltre alle funzioni religiose, il compito di vigilare sui punti di accesso all'area di Corte; nella società longobarda infatti anche i religiosi avevano generalmente obblighi di vigilanza civica. L'area palaziale è oggi definita dal Corso Gran Priorato, dalle vie dei Principi Longobardi e di S. Michele e dal vicolo di S. Giovanni a Corte. La chiesa di San Salvatore a Corte risale alla metà del X secolo d. C. ed è ubicata a ovest dell'area palaziale. L'edificio mostra chiare tracce longobarde, come rivela la facciata di ingresso su via Principi Longobardi. Di analoga datazione e molto simile dal punto di vista architettonico è la chiesa di San Michele a Corte, che sorge sulla strada parallela quella della chiesa di San Salvatore. Di differente struttura è, invece, la chiesa di San Giovanni a corte che, avendo perso in buona parte le caratteristiche dell'impianto originario, deve le sue caratteristiche a interventi di restauro settecenteschi. La chiesa di San Rufo e Carponio è probabilmente una delle più antiche, ma non è stata trovata alcuna documentazione sulla data della sua fondazione; probabilmente è stata edificata per onorare la memoria del Santo martire Rufo, cittadino e diacono della chiesa di Capua che fu fatto martire insieme a Carponio, medico romano, durante l'impero di Diocleziano e Massimiano. Altrettanto antica è la chiesa di San Marcello Maggiore, fondata nell'841, che ricorda S. Marcello martire, ex centurione romano del III secolo.
Dal punto di vista architettonico, la chiesa di San Salvatore a corte mostra chiare tracce longobarde, come rivela la facciata di ingresso su via Principi Longobardi. Nel XII secolo fu edificato un poderoso campanile, articolato su tre livelli. In origine composto da una unica navata, l'interno della chiesa di San Salvatore a corte in epoca normanna fu ampliata lateralmente fino a raggiungere la caratteristica forma oggi visibile. Di simile struttura è la chiesa di San Michele a corte, la cui facciata di ingresso si presenta ai visitatori con un aspetto simile alla chiesa di San Salvatore, con lo stesso caratteristico triforium ad archi. La Chiesa di San Giovanni a corte, a differenza delle due precedenti, dal punto di vista architettonico ha subito numerose ristrutturazioni, che nei secoli ne hanno stravolto la spazialità e la planimetria originarie. Relativamente alla Chiesa dei Santi Rufo e Carponio è interessante volgere lo sguardo ai suoi interni, caratterizzati da tre navate divise da colonne di spoglio, terminanti in tre absidi. Tra le peculiarità della chiesa vanno annoverati l'abside, che si apre sulla navata con un arco trionfale in laterizi, dei vasi fittili e sedici nicchie scavate durante il restauro del 1641, destinate a raccogliere le reliquie dei martiri capuani. Di influssi storico artistici ancora differenti è la chiesa di San Marcello Maggiore, che presenta integro il portale laterale di epoca longobarda sovrastato da una lunetta affrescata con un'immagine della Vergine dipinta fra Santo Stefano e San Lorenzo, primi diaconi della Chiesa apostolica. Sullo stesso portale si ammirano, nei due stipiti a rilievo, scene raffiguranti la storia di Abramo che sacrifica Isacco, le gesta di Sansone e vari animali simbolici tra cui leoni e cervi.
Il percorso di visita relativo alle Chiese della Capua Longobarda sarà strutturato come un vero e proprio itinerario, mirato a evidenziare la storia religiosa e sociale della città e le stratificazioni storico-artistiche visibili nella struttura di molti edifici sacri. Partiremo dalla chiesa di San Salvatore a Corte, situata a ovest dell'area palaziale. La Chiesa fu fondata, secondo la tradizione, nel 960 d.C. per esplicito volere della principessa longobarda Adelgrima che, dopo la sua morte, qui fu deposta, per poi essere trasportata nella Cappella del SS. Sacramento del Duomo. L'itinerario continuerà arrivando alla chiesa di San Michele, un tempo cappella dei principi longobardi, così definita ancora nel 1121 in un diploma del Principe Giordano II, con un collegamento all'area palaziale da un passaggio superiore. L'aula molto semplice presenta all'ingresso un triforium oggi tompagnato. Qui si notano eleganti capitelli corinzi che presentano non le classiche foglie di acanto, bensì di palma. Giungeremo poi alla terza ed ultima chiesa a Corte, quella di San Giovanni, con una pianta differente da quella originaria, come testimoniato dalla piccola abside della cripta sottostante ove veniva osservato il culto di San Sebastiano, le cui reliquie furono traslate nel Duomo. Le tre chiese probabilmente avevano funzione di vigilanza sull'area palaziale. La compenetrazione tra il potere civile, rappresentato dal Palazzo, e il potere religioso, rappresentato dalle chiese, fu una delle caratteristiche fondamentali della potenza longobarda a Capua. La visita proseguirà poi verso la chiesa dei Santi Rufo e Carponio. La pianta è quella di una basilica con tre absidi e cinque fornici su colonne di spoglio. Un particolare è dato dal fatto che le tre absidi di sinistra non sono equidistanti anche se hanno le stesse dimensioni e dovevano avere funzione di cappelle quando la chiesa passò nel secolo XI sotto il controllo di Montecassino. L'itinerario si concluderà presso la chiesa di San Marcello Maggiore. L'iniziale impianto a tre navate fu modificato in epoca normanna quando una delle tre navate fu eliminata per rendere possibile il prolungamento della strada oltre il complesso di Santa Maria della Dame Monache Benedettine. La Chiesa di S. Marcello con quella dei SS. Rufo e Carponio, sulla strada che taglia in due la città, formava l'ultimo sito abitato ai confini del perimetro longobardo.

Cattedrale di Santa Maria Assunta e cripta ipogea, Capua

Ingresso dedicato agli iscritti FAI con possibilità di iscriversi in loco
Apertura a cura di Gruppo FAI Giovani di Caserta
Sabato: 15:00 - 18:00
Domenica: 15:00 - 18:00
La cattedrale di Santa Maria Assunta (già dei Santi Stefano e Agata) è il principale luogo di culto cattolico di Capua, sede vescovile dell'omonima arcidiocesi. La tradizione attribuisce l'edificazione del duomo al vescovo Landulfo nell'856, ma venne ricostruito dapprima nel X secolo e poi, ad opera dell'arcivescovo Erveo (1072 – 1086), verso la fine dell'XI secolo; questi aggiunse il porticato d'ingresso, ampliato in seguito nel Quattrocento, e ristrutturò notevolmente l'annesso palazzo vescovile. Nel corso del Settecento l'intero complesso venne ristrutturato radicalmente; ancora tra il 1854 ed il 1857, durante l'episcopato di Giuseppe Cosenza, l'architetto Federico Travaglini rinnovò la chiesa, che venne quasi completamente rasa al suolo durante i bombardamenti del 1943: fu ricostruita tra il 1949 ed il 1957.
Il passaggio di papa Giovanni XIII segnò due eventi storici: l'erezione della Sede Metropolitana e l'aggiunta dedicazione del tempio alla Beata Vergine Assunta in Cielo, avvenuti nel 966. Tra il 1076 – 1088 fu costruito un primo quadriportico dinanzi alla cattedrale, dall'arcivescovo normanno Erveo, che per il suo splendore architettonico fu denominato il “Paradiso”, nel cui sottosuolo fu dato luogo a sepolture delle dinastie nobili capuane. Al vescovo Erveo si ritiene di dovere anche la costruzione del “Succorpo” o Cripta: l'aspetto della struttura è assai simile ad una basilichetta, a sette lati a ferro di cavallo, suddivisa da colonne di spoglio degli ambulacri in granito e cipollino. Il piccolo pronao di accesso al sacello sepolcrale è preceduto da due colonne con capitelli romanici; nell'interno si vede la meravigliosa scultura del Cristo deposto dalla croce. Altri interventi di arredo ed ornamentazione si ebbero per opera dei vescovi Ottone (1120-1126) ed il suo successore Ugone (1130-1135), che continuarono l'opera iniziata da Erveo: furono mosaicati l'abside e il presbiterio. Nel 1255, durante l'Episcopato di Marino Filomarino, il papa Alessandro IV consacrò l'altare maggiore, inaugurò il coro e la prima organizzazione del Capitolo formato da quaranta canonici. Dopo il Sacco di Capua, il Governatore della città con delibera del 7 agosto 1506, approvata dall'imperatore Carlo V, diede inizio a nuovi lavori di consolidamento e restauro completati dal vescovo tedesco Nicola da Scombergh. Altri lavori furono eseguiti dal cardinale Nicola Gaetano di Sermoneta e dall'arcivescovo Cesare Costa: l'uno edificò la cappella di Sant'Agata, l'altro ideò la grande Sacrestia dei Canonici nel 1579 e l'apertura della porta piccola del Duomo. Tra il 1719 e il 1724 la cattedrale fu trasformata secondo il gusto del tempo: il cardinale Nicola Caracciolo rifece la volta della navata centrale e aprì le cappelle lungo le pareti delle navate laterali. Agostino Gervasio nel 1803 rifece la facciata esterna dell'atrio collocando sulla balaustrata della loggia i busti dei primi sei vescovi della chiesa capuana e al centro la pregevole statua di Santo Stefano di Angela de Viva. Nel 1822, Baldassarre Mormile ricostruì il grande organo formato da 16.000 canne sulla parete interna della facciata, per opera dell'organaro Marcellino Abbate di Airola. L'ultimo grande rifacimento prima del 1943 lo apportò il cardinale Giuseppe Cosenza, affidando i lavori all'architetto Federico Travaglini. I lavori eseguiti dal Travaglini comportarono la riduzione degli ornati in stucco barocchi a più elementari forme di ispirazione classicistica, mentre gli archivolti laterali venivano ripristinati. Ritrovò anche gli antichi archi in mattoni tra le colonne della nave e li riportò in vista, eliminando la travatura rettilinea. Infine, le colonne furono levigate a piombo. Altri lavori minori furono compiuti nel Succorpo, mentre dovunque il Travaglini distese nuovi stucchi e dorature. In seguito ai bombardamenti dell'ultimo conflitto il Duomo subì gravissimi danni, con il crollo della copertura centrale e parte delle navate.
La cattedrale ha una pianta a croce latina a tre navate suddivise da 24 colonne di granito. È preceduta da un quadriportico con 16 colonne, uno dei pochi resti dell'antico edificio dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale: esso è in stile barocco ed è sorretto da colonne d'epoca romana. Oggi l'edificio si presenta in chiave moderna e non rappresenta minimamente i fasti dell'antica Basilica, considerata in passato come una delle più belle chiese del meridione.¿ Nella fase di ricostruzione quanto si salvò dalla distruzione è stato ricollocato nelle tre navate: la colonna del Cereo; due colonnette di marmo verde reggenti candelabri di bronzo fuso; i candelieri e il grande crocefisso con stemma e data di Agostino Gervasio (1800); una pregevole consolle del ‘700; l'altare maggiore di maestanze campane; il trionfo dell'Assunta; la pregevole scultura dell'Immacolata, donata da Francesco II di Borbone nel 1859 a Giuseppe Cosenza; un crocefisso ligneo trecentesco, già nella chiesa benedettina di S. Giovanni delle Dame monache, i due leoni stilofori del pergamo e il sostegno medievale del nuovo battistero. La pavimentazione, sostituisce la più antica dell'ultimo rifacimento del 1854, formata da ottagoni di marmo bianco e quadrangoli in grigio bardiglio ed è bullettonata con triplice ornamentazione alludendo al Mistero Trinitario. Vicino alla porta centrale di ingresso sono state rimesse le due bianche marmoree acquasantiere: sul basamento della più antica c'è lo stemma di Cesare Costa e nell'altra lo stemma di Giuseppe Cosenza. Annesso alla Cattedrale e collocato nella Cappella del Corpo di Cristo vi è il Museo Diocesano che raccoglie importanti testimonianze artistiche provenienti dall'edificio Sacro e da numerose altre chiese cittadine. Senza dubbio il Cristo deposto di Matteo Bottiglieri (1724) è l'opera monumentale maggiormente apprezzata. La scultura è posizionata all'interno di una cappella, più correttamente detta sacello, ridefinita nel corso del XIX secolo ad imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. L'opera marmorea è da sempre accomunata al più celebre Cristo velato di Giuseppe Sanmartino (1753) ubicato nella Cappella Sansevero di Napoli. In realtà, come si può desumere dalla datazione, il Cristo capuano ha certamente ispirato lo scalpello dell'artista napoletano.
L'apertura, durante le Giornate FAI, prevede la visita in particolar modo della Cripta. Senza dubbio il Cristo Deposto di Matteo Bottiglieri (1724) è l'opera monumentale maggiormente apprezzata. L'opera marmorea è da sempre accomunata al più celebre Cristo velato di Giuseppe Sanmartino (1753) ubicato nella Cappella Sansevero di Napoli. In realtà, come si può desumere dalla datazione, il Cristo capuano ha certamente ispirato lo scalpello dell'artista napoletano.

Parco Sorgenti Ferrarelle di Riardo

Sabato: fino alle ore 14.00
Domenica: visite alla Masseria Mozzi e all'Azienda Agricola
La visita allo stabilimento di imbottigliamento è prevista solo sabato 16 fino alle ore 14.00 per gruppi limitati di persone sempre con prenotazione obbligatoria. Domenica 17 sono previste visite alla Masseria Mozzi e all'Azienda Agricola. E' possibile pranzare in masseria previa prenotazione obbligatoria al numero 3454138940

Chiostro di S. Audeno e resti della chiesa di S. Audeno, Aversa

Sabato: 10:00 - 13:00

La Grotta del Buono, Aversa

Domenica: 10:00 - 13:00
Visita geologica dell’antica grotta a cura della Professoressa Daniela Ruberti, rappresentante del Dipartimento Universitario d’Ingegneria L. Vanvitelli di Aversa

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