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Una delle Mater Matutae


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Riapre il Museo Campano: un’identità collettiva da riscoprire

Capua (CE), apertura gratuita  dal 14 al 22 aprile

Articolo di Clemente Tecchia

Il 28 marzo il Museo Campano di Capua ha finalmente riaperto al pubblico dopo un pluriennale lavoro di riallestimento delle collezioni e risistemazione del percorso museale. In occasione della sua visita in Terra di Lavoro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha visitato per primo l’antico istituto, fondato nel 1870 per raccogliere i materiali provenienti perlopiù dagli scavi condotti fino a allora nelle necropoli dell’antica Capua e nel santuario del Fondo Patturelli a Curti, oltre ai marmi medioevali della Capua nuova tra cui le sculture che ornavano le torri di Federico II.

Ingresso

Gli interventi più significativi hanno interessato le due serie di reperti più originali del Museo: le sculture in tufo note come Matres Matutae e i marmi federiciani. Le prime, capolavori dell’arte italica risalenti a un arco temporale compreso tra il VI e il I sec. a. C., sono state sistemate lungo un percorso continuo che ne evidenzia la persistenza del tema iconografico (la donna seduta su di un trono che regge un numero variabile di infanti, simbolo della fertilità e della potenza rigeneratrice della vita). I secondi invece si presentano al visitatore in un ampio salone, disposti su due lunghi ripiani rialzati che, assieme al gioco delle luci, ne esaltano la monumentale ispirazione, perfetti esempi della volontà di Renovatio Imperii del principe svevo desideroso di emulare gesta e virtù degli antichi Augusti. In parecchie sale sono stati poi istallati dei totem multimediali per facilitare la fruizione dei reperti da parte del pubblico, con particolare riguardo alle visite di scolaresche e disabili – per le quali si è provveduto all’abbattimento delle barriere architettoniche presenti. Alla luce dell’istruttiva e appassionante visita al Museo Campano sono facilmente individuabili in esso un punto di forza e un filo rosso.

Particolare dei busti esposti nel cortile

A differenza del Louvre o del British Museum, esasperati e esasperanti zibaldoni di meraviglie (per carità) provenienti dalle civiltà dei più disparati tempi e luoghi, musei da navi spaziali sopravvissute alla catastrofe della specie umana, il Campano rappresenta un fulgido esempio di quei musei territoriali annodati alla storia del luogo in cui sorgono. Musei di un’identità collettiva da riscoprire: e questo è il punto di forza. Mentre il filo rosso si dipana attraverso le sale nel costante recupero della classicità e dei valori, estetici ma soprattutto morali, che del mondo classico hanno fatto il mito che è. Dalle decorazioni scolpite dei plutei medioevali praticamente indistinguibili da quelle romane, dalle protomi federiciane che tradiscono un’impressionante somiglianza con quelle esposte nel cortile maggiore e che provengono dall’anfiteatro di S. Maria Capua Vetere, tutto sembra parlare il linguaggio di un raffinato recupero, in una continuità che ora sta a noi uomini del XXI secolo coltivare. E in questo la ristrutturazione del museo è senza dubbio opera meritoria, anche perché accanto ai su citati interventi altre collezioni sono state lasciate esposte nell’originaria veste museografica, a testimoniare come i musei non siano luoghi morti ma al contrario laboratori nei quali lo spirito con cui gl’uomini si rapportano e rispecchiano verso il proprio retaggio culturale si evolve continuamente. Basterà un esempio, che valga anche come un piccolo viaggio tra i tesori del Museo e un invito a visitarli di persona.

Saliamo al secondo piano. La collezione delle terrecotte resta nelle commoventi vetrinette in legno ottocentesche, emblema di una concezione museale che forse sacrifica qualcosa della scientificità ma assicura al tempo stesso una suggestione unica. Gli ex voto a forma di animale, di parti del corpo o di figurine intere denunciano una produzione in serie, ma in alcuni eccezionali esemplari documentano quell’interesse verso l’espressività dei volti e delle pose che resta il più definitivo apporto dell’arte italica all’arte occidentale nel suo insieme; gli elementi architettonici dipinti (ghignanti teste di gorgone che arricchivano i tetti dei templi) e ancora le minute appliques che decoravano i mobili antichi… in un rimando di materiali si passa dal legno delle vetrine a quello delle travi di copertura delle sale, e da questo al pavimento in cotto che si riallaccia alla materia fittile delle migliaia di oggetti esposti e così via, in un gioco infinito. Lo stesso in cui si immerge il cortile, splendido esempio tardo-gotico catalano con lo scalone in piperno e le colonne mozze, le protomi dell’anfiteatro e le edicole funebri le cui severe pietre sono ravvivate qua e là da cespi di ortensie.

Ricordiamo che in occasione della settimana della cultura promossa dal Fai, dal 14 al 22 aprile il Museo Campano aprirà gratuitamente le sue storiche sale a cittadini e turisti, mentre la prima domenica di ogni mese l’ingresso è ugualmente gratuito per i residenti in Terra di Lavoro. Per maggiori informazioni e per una visita virtuale delle collezioni si può visitare il sito http://www.capuaonline.it/museocampano/

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