Mariano Massae e Maurizio Azzurro

  

Il coraggio dei "coltelli di plastica": Callipo al Comunale di Caserta con "Il coltello in tasca"

Caserta – 1 Aprile 2009

Articoloe foto di Salvatore Viggiano

Si esce dal teatro e si realizza all'istante che è propria questa la terra vissuta dagli uomini con "Il coltello in tasca", titolo-programma dell'allestimento scritto e diretto da Angelo Callipo. In seno alla rassegna Nuovi Percorsi 2009, lo spettacolo è andato in scena mercoledì 1° aprile, al Teatro Comunale di Caserta. Poca retorica sull'argomento, per Callipo: il paese sovrabbonda di "spalle rispettabili" in virtù dell'arma a serramanico sempre a portata di mano; aggirare il risaputo significa affrontarlo da altra angolatura. E allora sul palco, ad affrontare il giovane Saverio (Mariano Massa) e la sua lama pronta a scattare, sale un clown, Carlos (meraviglioso Maurizio Azzurro). Si fronteggiano, a colpi di irascibilità (quella di Saverio) e tragicomico funambolismo (quello di Carlos), nella sala d'attesa di un reparto di oncologia pediatrica. Lì è ricoverato il fratello di Saverio, Salvatore, ma al giovane basta restare dietro la tenda del reparto, per avere la coscienza a posto. Una tenda che, se ben osservata, reclama nella propria fenditura centrale il segno della lacerazione di Saverio, per l'antipodo mostrato dai coltelli di plastica del clown Carlos: la lama di Saverio è muta, disdegna le parole, puro ingombro alla lingua, attende di affondare nella carne, semina distanze e paura tra la gente, i coltelli di Carlos sembrano "ridere" se gettati in terra, affollano il reparto, fanno sognare i piccoli pazienti tra un medicinale e una chemio. L'arma risolvi - tutto diventa spettro e ossessione, riduce Saverio a compiere violenze, prepotenze, lo inchioda nei commissariati; poi la virata d'animo, purificato dal primo vero faccia a faccia tra il giovane boss e il coltello. Saverio lo rispedisce al mittente, Antonio (Michele Tarallo), che con determinazione lo aveva tempo addietro iniziato a quel ruolo. Dietro la scenografia essenziale e recitante, i numeri del clown Carlos sanno di equilibrismo nei confronti delle tempeste vissute da Saverio. Tempo d'azione agile e scrittura reale, ancor più che gradevole. La fotografia alterna piani di luce che forse lasciano tanto il segno negli occhi, quanto le riflessioni dolorose degli attori. Musiche di Fiorella Mannoia, Tiromancino, Bennato, fino a "O' Vesuvio" e al bandoneon di Richard Galliano in "Laura et Astor" (solo alcune dissolvenze musicali, un po' troppo brusche). Lo spettacolo, luogo di riflessione originale sui cattivi diventati tali per risposta alla società e sulle armi "di plastica" che spesso bastano per ritrovare il vero coraggio di vita. "Certe decisioni si prendono con ritardo, ma alla fine si prendono". Carlos, per Saverio, aveva lasciato aperta la tendina che conduceva al letto del fratello

Consulta: Teatro Comunale: Nuovi Percorsi 2009

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