Teatro Comunale di Caserta: Stagione Teatrale 2011/2012

Teatro Comunale di Caserta, dal 18 Novembre 2011 al 18 Marzo 2012

Comunicato stampa

Programma:
da venerdì 18 a domenica 20 novembre, RaMa 2000 presenta Massimo Ranieri in “Chi nun tene coraggio nun si cocca ch’ ‘e femmene belle”, un recital ideato e scritto da Gualtiero Pierce e Massimo Ranieri
da venerdì 25 a domenica 27 novembre, Elledieffe presenta Luca De Filippo in “Le bugie con le gambe lunghe” di Eduardo De Filippo, regia Luca De Filippo
(Recita straordinaria sabato 26 novembre ore 17.00)
''Le bugie con le gambe lunghe”, commedia scritta nel dicembre 1946 - subito dopo il debutto napoletano di ''Filumena Marturano” - che venne rappresentata solo un anno dopo: lo straordinario successo di Filumena infatti ne fece rinviare continuamente il debutto.
Come sarà poi ''Le voci di dentro”, ''Le bugie con le gambe lunghe” è una commedia sul tema della verità e della menzogna, in cui la vena amara che scorre in sottofondo alla comicità a tratti quasi farsesca del primo atto si accentua con il procedere dell’azione, tanto da far scrivere a Gerardo Guerrieri come Eduardo
”…scansa gli effetti e le situazioni già fatte, accenna, colpisce di striscio con una padronanza del mezzo tecnico impressionante…”, conferendo al testo un suo carattere insieme ''antico” e sperimentale.
La storia vive dei reciproci intrighi che alcune coppie intrecciano intorno a Libero Incoronato, un uomo modesto, onesto, insieme dignitoso e fiero, la cui vita tranquilla viene sconvolta dai vicini che tentano in ogni modo di coinvolgerlo, suo malgrado, nelle loro squallide storie. Prima ingenuamente ostinato nello smascherare le clamorose menzogne spacciate per verità, di cui è testimone, Libero decide alla fine di adeguarsi in modo provocatorio alla regola generale, rilanciandola e amplificandola fino al paradosso.
Ed ecco il titolo della commedia, che rovescia il proverbio popolare: le bugie con le gambe corte sono quelle dei bambini, quelle puerili, mentre quelle con le gambe lunghe sono quelle ''che tutti noi dobbiamo aiutare a camminare per non far cadere l’impalcatura della società (Eduardo nell’intervista a Sergio Romano).
Un personaggio e una commedia che anticipano modalità drammaturgiche molto moderne, fortemente presenti nell’Eduardo a venire.
da venerdì 9 a domenica 11 dicembre, Comp. Mind & Art presenta Giuseppe Ayala in “Chi ha paura muore ogni giorno”, I miei anni con Falcone e Borsellino. Tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Ayala
Dopo quasi vent’anni dal drammatico 1992 - che ha visto la tragica scomparsa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Giuseppe Ayala ha deciso di raccontare la sua verità, mettendosi alla prova con un nuovo mezzo comunicativo: il teatro. La storia di quegli anni e la straordinaria esperienza vissuta al fianco di Falcone e Borsellino (con i quali condivise la vita professionale quotidiana, ma soprattutto una profonda amicizia),danno vita ad un “incontro-spettacolo” che pone l’attenzione sulla Sicilia, su Cosa Nostra, sulla politica e la giustizia italiana di allora… come di oggi .E’ una storia di vittorie enormi, di alcuni fallimenti, di molte speranze deluse e tanti luoghi comuni, primo fra i quali che “le stragi fermarono il pool anti-mafia”.
“Il nostro lavoro non si arrestò per la reazione di Cosa Nostra; noi fummo fermati dalle istituzioni, dallo Stato! E’ venuto il momento di chiarirlo”. Giuseppe Ayala
In scena un grande albero di Magnolia, simbolo palermitano della lotta alla mafia. Coadiuvato da musiche originali e dalla proiezione di filmati storici - frutto di una collaborazione con “RaiTrade” - lo spettacolo è idealmente diviso in 3 sezioni: la prima, dedicata ai giudici Falcone e Borsellino e al loro rapporto con Ayala. Per anni condivisero momenti difficili, drammatici ma entusiasmanti allo stesso tempo; un legame cementato dal trascorrere del tempo lavorandofianco a fianco, ma anche dai viaggi, le vacanze e le serate trascorse assieme… fino alla loro
tragica scomparsa. Nella seconda parte “rivive” in parte lo storico maxiprocesso del quale Ayala fu pubblico ministero. Considerata la prima, grande reazione dello Stato a Cosa Nostra,si svolse in un aula bunker costruita appositamente. Il processo terminò dopo quasi due anni,l 16 dicembre 1987. Per leggere interamente la sentenza servì più di un'ora: 2.665 anni di
condanne al carcere vennero divisi fra i 360 colpevoli, senza includere gli ergastoli comminati ai 19 boss principali. Durante l’ultima sezione dello spettacolo, il pubblico diventa protagonista. Ayala scende in platea: risponde alle domande, tutte; senza vincoli o argomenti tabù; osserva gli spettatori, il loro stato d’animo, le reazioni, sedendosi in mezzo a loro, come uno di loro. Del resto, a chi gli ha domandato per anni se si fosse mai sentito un eroe, ha sempre risposto:
“Sono solo una persona, come tutti gli altri”.
da venerdì 16 a domenica 18 dicembre, Comp. Ente Teatro Cronaca presenta Peppe Barra in “La musica dei ciechi” di Raffaele Viviani, regia Claudio Di Palma
In scena il buffo controsenso di un uomo, Ferdinando, che accusa sua moglie Nannina di “evidente” infedeltà: esclama dolente, ma con intonazione ferma, “T’aggio vista!”. Sembrerebbe, la sua, una prova testimoniale forte e sufficiente alla condanna morale della donna, se non fosse, però, che a fornirla sia lui,ovvero, un musicista cieco. Ferdinando ha visto il tradimento perchè gli è stato raccontato; nel suo mondo percettivo ascoltare è vedere. Noi dobbiamo credergli. Poco importa se quello che dice di aver visto gli sia stato soltanto malevolmente riferito da un ostricaro di passaggio e che l'accusa stessa possa essere vuota d'ogni verità. In scena il suo mondo di visioni ossessive e di solitudini, rimodulate secondo la fonetica di una partitura breve fatta di quadrature e dissonanze sia musicali che emotive; gli si muove intorno, in un Borgo Marinari presunto, una Napoli della strada, degli ultimi, dei sacrificati, dei veri. Una Napoli di cui solo il genio di Viviani ce ne può far intravedere l'eco. E' una musica di strada, quella de La musica dei ciechi nobilmente plebea, musica ancora degli ultimi, dei sacrificati, dei veri.
E all'interno di tale contesto narrativo, l'eccezionalità estetico-tonale di Peppe Barra rappresenta l'ideale misura espressiva per coniugare il crudo realismo di Viviani alla musica evocata dalla messa in scena stessa
da venerdì 6 a domenica 8 gennaio, Teatri Uniti presenta Toni Servillo in “Letture napoletane”, regia Toni Servillo (Rimandato ad Aprile)
da venerdì 20 a domenica 22 gennaio, Compagnia Star Dust International presenta Isabella Ferrari - Ennio Fantastichini in "Il Catalogo" di Jean Claude Carrier, regia Valerio Binasco (nostro articolo)
E’ la storia del tragicomico incontro-scontro tra Jean-Jacques (Ennio Fantastichini), giovane avvocato in carriera, noto don Giovanni della Parigi bene, e Suzanne (Isabella Ferrari), una giovane donna di origine slava che piomba in casa dell’avvocato alla ricerca di un vecchio amante, sconvolgendo così l’ordine maniacale della sua abitazione ma soprattutto della sua vita.
Jean-Jeacques conduce una vita da scapolo esemplare, perfettamente organizzata tra ufficio, serate mondane e nottate con donne sempre diverse. Questo fino all’arrivo di Suzanne. [..]Carrier - scrive il regista Valerio Binasco nelle note allo spettacolo - ha scelto due persone tremendamente sole. Sole senza neppure essersene accorte. Le fa incontrare nel momento in cui la loro vita sembra ormai assuefatta a tanta solitudine. Personaggi tanto distanti potevano incontrarsi solo in forza di un equivoco. E così sarà.”
Infatti l’avvocato, costretto ad appuntare, a causa di un problema di memoria, su di un catalogo le decine di donne con cui è stato, dichiara di essersi innamorato di lei, spacciandosi per l’uomo che la donna diceva di cercare e del quale diceva di essere rimasta incinta per poi disfarsi del bambino a tempo debito. Nel famoso catalogo il nome di Suzanne però non compare, ma chi può dire che o prima o adesso abbia dato un nome diverso?
Si tratta di una commedia delicata e divertente ispirata per certi versi al Don Giovanni di Mozart:
“Il suo titolo si ispira al Don Giovanni di Mozart e la ragione è tematica e musicale insieme: il dialogo scorre leggero e brioso come le note della partitura settecentesca e il personaggio maschile si ispira – o almeno vorrebbe- al celebre seduttore”. Valerio Binasco
Una commedia che gioca con l’impossibile e con l’assurdo, che gioca con l’eterna incomunicabilità tra uomo e donna, tema molto sentito anche agli inizi del Novecento, che gioca con quell’amore tanto fatale quanto imprevedibile.
da venerdì 3 a domenica 5 febbraio, Gli Ipocriti presenta Francesco Paolantoni e Giovanni Esposito in “Compagnia Toto’ “, testo e regia Giancarlo Sepe
Lo spettacolo è una messa laica in memoria di Totò; c’è chi ne parla, chi ne ripercorre le mimiche, i temi, i vezzi, le disarticolazioni, gli atti e le parole poetiche, le canzonette e i lazzi. C’è il fine dicitore che officia e che educa all’arte del nostro eroe, senza riuscirvi ma con forza dissacrante e comica. Così il regista Giancarlo Sepe nel descrivere il suo spettacolo: un omaggio al “principe” della risata [...]che ormai non c’è più ma che continua a vivere negli sguardi di chi lo commemora, di chi lo ricorda,e di chi se lo sogna tutte le notti, in un atto d’amore perenne che è quello di divertire la gente. Morto Totò, ci siamo inventati dei surrogati, a volte abbiamo cercato il suo mondo in altri mondi, limitrofi, affini, ma non quelli popolati dalla sua figura esile e marionettistica. C'è tutto un popolo sotterraneo che lo cerca ancora, ostinatamente, ma non lo trova, e lo reinventa dando ad ogni mariuolo, ad ogni sgobbato, ad ogni perdente, ad ogni nano o ad ogni sofferente un pò della sua vitalità.
Ed è proprio quella sua vitalità a rivivere sul palcoscenico grazie alla bravura di due comici napoletani, Francesco Paolantoni e Giovanni Esposito, che un pò come tanti altri, devono il loro tributo all’insuperabile Totò.
da venerdì 10 a domenica 12 febbraio, Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini presenta Donatella Finocchiaro - Daniele Russo in “La ciociara” di Annibale Ruccello, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, regia Roberta Torre (nostro articolo)
Ormai la guerra è passata così come la violenza che ha sconvolto l’esistenza di due donne, una madre ed una figlia.
Come se nulla fosse successo, nella Ciociara di Ruccello a farla da padrone sono [..] i fantasmi della brama di avere, di possedere oggetti di consumo semplici come può essere un televisore o una macchina nuova. Si tratta di un viaggio nei ricordi e negli incubi.

La storia ha inizio con le due donne, madre e figlia che litigano per l’acquisto di un automobile.
Cesira ormai non è più quella madre sconvolta sul ciglio della strada polverosa a chiedere pietà per la sua povera figlia violata e Rosetta non è quella che non sarà mai più come prima dopo le mani estranee sul suo corpo di bambina: il fantasma di quella violenza si è tramutato in quotidiana banalità come se nulla fosse, l’ha cambiata per sempre in modo subdolo e silenzioso.
Così la regista Roberta Torre nelle sue note: [..]E dunque se di fantasmi si tratta ho immaginato una messa in scena che possa materializzare i ricordi e il passato, che li traduca in immagini proiettate, che li chiuda in una scatola magica che molto ricorda una vera e propria proiezione da cinema.
Ecco quindi che il cinema e il teatro interagiscono strettamente in quest’opera.Pochi oggetti sulla scena e un mondo di proiezioni interiori e non solo : un viaggio dove ieri e oggi prendono forma e ci trascinano avanti e indietro nel tempo.

da venerdì 24 a domenica 26 febbraio, R.P.S. presenta Enrico Montesano in "Buon Compleanno" di Enrico Montesano, regia Enrico Montesano (nostro articolo)
da venerdì 2 a domenica 4 marzo, Teatro Stabile Mercadante /Teatro Stabile delle Marche presenta Arturo Cirillo in “L’avaro” di Molière, regia Arturo Cirillo (nostro articolo)
con Arturo Cirillo (Arpagone), Michelangelo Dalisi (Cleante), Monica Piseddu (Elisa), Luciano Saltarelli (Valerio), Antonella Romano (Mariana), Salvatore Caruso (Anselmo, Saetta, Fildavena), Sabrina Scuccimarra (Frosina), Vincenzo Nemolato (Mastro Simone, Baccalà, Commissario), Rosario Giglio (Mastro Giacomo)
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
disegno luci Badar Farok, Dario Gessati
musiche Francesco De Melis
"L’avaro è Arpagone, ma gli altri, cosa sono gli altri? Quale spazio è concesso all’alterità in questa casa corridoio dove tutto è ansiosamente osservato dal suo padre padrone? Tre sono i figli di Arpagone: Cleante, Elisa e la cassetta, ma solo l’ultima è stata “partorita” da lui stesso. Gli altri sono i figli di una madre morta, figli nemici vissuti come sottrattori di giovinezza ed amore, ancor prima che di denari. Mariana, la ragazza che si fa comprare dal vecchio avaro, per intermediazione della ruffiana Frosina, è forse l’ultimo anelito di vitalità, la battaglia finale per dare scacco matto al mondo e alle leggi della natura. Pornografia senile in cui “l’eretto” deve essere solo lui, gli altri li si lascia prigionieri dei loro ruoli, costretti a fare la commedia, mentre lui allude e depista. Solo i servi, non prendendolo sul serio, potrebbero farlo fuori, e non è casuale che sia l’anarchico Saetta a rubargli la cassetta, ma essi però sono pur sempre servi. Insomma gli altri senza Arpagone non si sa bene di cosa possano parlare, di cosa occuparsi. È come l’abitudine, secondo la definizione di Samuel Beckett: il collare che tiene legato il cane al suo vomito. Tutti lo schifano, ma tutti ne sono legati, quasi al guinzaglio, e alla fine, quando l’operetta delle agnizioni li scioglie dal legame, loro, finalmente liberi dove andranno? I vari figli, commissario, ruffiana, futura sposa, cuoco e cocchiere, vecchio nobile napoletano, domestico travestito, di cosa riempiranno ora le loro giornate senza più questo sottrattore di vita? Adesso gli toccherà viverla la vita, diventando Arpagoni loro stessi o magari liberandosi del cappio dell’avere, del possedere, di quello che è oggi il nostro esistere".
da venerdì 16 a domenica 18 marzo, Compagnia I Due della Città del Sole presenta Luigi De Filippo in “A che servono questi quattrini” di Armando Curcio, regia Luigi De Filippo

Teatro Comunale di Caserta, Via Mazzini 71 / Info: 0823 444051
dal lunedì al venerdì 10-13 / 17-20
sabato 10-13
da giovedì 1 settembre
dal lunedì al sabato 10-13 / 17-20

Facebook: teatro comunale di caserta
www.teatropubblicocampano.com

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