Pulcinellesco

Matricola Zero Zero Uno

Hòios eì

Full ‘e Fools

Epoché

Per una rosa

Sigmund & Carlo

Orsù

Roberta Carreri

Totò Crooner

Novalis Eurythmie Ensemble

Orsu'

  

Prima Rassegna Nazionale di Teatro – Danza – Arti Performative “FaziOpentheater”

Capua (CE) – dal 17 novembre 2018 al 16 Giugno 2019

Comunicato stampa

L’ Associazione “Il Colibrì” (Centro Sperimentale Teatro – Arte – Cultura) di Sant’Arpino (CE); il Centro di Alta Formazione e Pedagogia teatrale “Il Pendolo” (Caserta – Capua); le Associazioni “Capuanova” e “Aliante” di Capua (CE); Associazione “Mestieri del Palco – Progetto Zeta” di Napoli con il patrocinio del Comune di Capua promuovono la Prima Rassegna Nazionale di Teatro – Danza – Arti Performative “FaziOpentheater”, Teatri d’Innovazione – Ricerca – Formazione, stagione 2019 – 2019. Ideazione e direzione artistica di Antonio Iavazzo, Direzione amministrativa di Beatrice Baino.
Questo progetto si inserisce in una più vasta programmazione culturale denominata “Palazzo Fazio Open”, che mira a valorizzare e a rilanciare la storica location di Palazzo Fazio a Capua con manifestazioni e attività di prestigio (Teatro, Cinema, Danza, Formazione, Mostre, Eventi, ecc.). L’idea è quella di contribuire a far sì che Palazzo Fazio possa diventare un centro culturale e di aggregazione di grande dinamicità, multidimensionale, attorno al quale possano crescere e trovare attuazione fermenti artistici, forze nuove e creative della città e non solo. Insomma che possa diventare, con una programmazione culturale di qualità e lungimirante, un significativo punto di riferimento cittadino e regionale, uno spazio aperto ai linguaggi multipli e complessi dell’arte e della comunicazione. E che possa contribuire anche a valorizzare quella che è da sempre la mission forse più naturale di Capua: cioè quella della sua vocazione a porsi compiutamente nella sua dimensione di attrattore storico e turistico. E’ proprio in virtù di queste caratteristiche di grande slancio ed apertura di questo progetto, che i promotori, oltre a confrontarsi con realtà nazionali ed internazionali, intendono accogliere in tale progetto tutte le forze attive e propositrici della città, nello spirito di una autentico perseguimento di una crescita civile ed etica.
Tutto il programma della rassegna e il progetto generale di “Palazzo Fazio Open” si svolgeranno a Palazzo Fazio, via Seminario, Capua (CE).
Programma:
17 e 18 Novembre, “Pulcinellesco”, di e con Valerio Apice, Produzione Teatro Laboratorio “Isola di Confine” di Marsciano (PG).
Pulcinellesco è uno spettacolo sulla Commedia dell’Arte, sulle dinamiche sceniche che fanno dialogare le maschere a teatro. Un giorno a Pulcinella fanno visita tre maschere che sono in cerca di un autore. Il Cetrulo non sa come si scrive il teatro dei commedianti dell’arte, allora cerca di convincerle a scrivere davanti agli occhi dello spettatore, prospettando una rivoluzione dell’arte scenica. Lo spettacolo si snoda attraverso poesie, canzoni, monologhi e “pulcinellesco” diventa il confine tra premeditazione e improvvisazione. Le fila le tiene Pulcinella che cerca di trasmettere il suo “segreto” e, mentre lo fa, si fa autore, regista, capocomico in un percorso grottesco che vuole riscoprire il teatro delle maschere senza far perdere l’ombra che le guida. Il contesto in cui si svolge l’azione è rappresentato da testi di Viviani, Eduardo De Filippo, Pirandello e dello stesso Apice.
1 e 2 Dicembre, “Matricola Zero Zero Uno”, Regia di Antonio Iavazzo, Produzione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE)
(Debutto in prima nazionale al Rassegna Nazionale PulciNellaMente 2018)
Con: Gianni Arciprete – Claudia Orsino – Angelo Rotunno – Luigi De Sanctis – Chiara Russo
Questo spettacolo ha debuttato, in anteprima nazionale, e con grandissimo successo, di Foto 9pubblico e critica, al Teatro Lendi di Sant’Arpino (CE) nella ventesima edizione della prestigiosa rassegna nazionale “PulciNellaMente”. Affrontare il tema del disagio, della follia è sempre un impegno non comune. Bisogna entrare in un altro ordine di idee ma farlo, paradossalmente, con lucidità e con un progetto organico. Infatti i pericoli di un “qualunquismo” da cronaca e di un sentire demagogico sono sempre in agguato e avrebbero potuto farci divergere dalla nostra missione poetica. Perché fin dal primo momento, per me, di questo si è trattato. Il bellissimo e toccante libro di Nicola Graziano basta, di per sé, a farci immergere in atmosfere di grande impatto emotivo. Quando l’autore mi ha chiesto di rendere “verticale” la sua opera, oltre all’oggettiva difficoltà di traslazione, mi si è subito evidenziata la necessità e anche oserei dire “l’urgenza”, di evitare luoghi comuni, dogmatismo e prassi quotidiane in relazione alla salute mentale. Così come mi era chiaro l’imperativo di non cadere in facili suggestioni pietistiche e in un moralismo da cronaca spicciola. Il testo meritava altro. Il lavoro con gli attori, quindi, è stato quello di farne una versione estremamente poetica e sospesa. Nel nostro “manicomio” non ci sono grida, urla, aggressioni o altri cliché del disagio psichico. Ci sono struggenti richiami musicali, immagini dell’inconscio, rimandi a vite che forse, e dico forse, aspiravano ad altre compiutezze. Utilizzando alcune tracce dell’io narrante, in un climax “beckettiano”, intercalate da citazioni letterarie, si snodano piccole storie, rituali innocenti, danze volutamente goffe, reiterazioni da “giorni senza tempo”. Qui il dolore, che pure appare, assume i contorni e il valore di un “tutti dentro” e nella gestalt perseguita il segno poetico che abbiamo voluto dare allo spettacolo lo fa sbiadire nel gioco infinito della stessa follia.
IL LIBRO
“Matricola Zero Zero Uno” di Nicola Graziano con foto di Nicola Baldieri, ed. Giapeto 2017, è un viaggio documentario. Il 27 ottobre 2014, con il nulla osta della Direttrice dell’allora OPG di Aversa, dott.ssa Elisabetta Palmieri e con l’autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della Giustizia, il magistrato Nicola Graziano di fa internare, con la matricola Zero Zero Uno, proprio nell’OPG aversano, che è stato il primo manicomio giudiziario d’Italia. Nicola Graziano non è pazzo e non ha fatto niente, ma sotto mentite spoglie vuole solo raccontare la Follia dietro le sbarre e la vita di chi è fuori dalla società. Si è in un momento cruciale: o 154 internati dell’OPG di Aversa, come quelli di altre località, nei mesi seguenti verranno dirottati verso le R.E.M.S., le nuove strutture residenziali che superano la terribile esperienza degli OPG oramai in dismissione. Quel ricovero volontario del magistrato, particolarmente attento ai diritti umani, è diventato un libro con terribili storie e molte immagini, scattate dal giovane fotoreporter Nicola Baldieri. Uno spaccato di dolore, un dolore diventato folle. Ci sono i rumori di ferraglia delle serrature notturne, e il silenzio che non arriva: chi si lamentava prima si lamenta ancora. Domani è uguale a oggi. Pagine intense, autentiche, cariche di tensione ma anche capaci di suscitare delle riflessioni profonde non solo sotto l’aspetto umano, ma anche sul merito delle politiche da adottare in simili circostanze.
12 e 13 gennaio, “Hòios eì”, regia di Elena D’Aguanno – “Power_Game”, Coreografia di Ricky Bonavita – “ScontrIncontri”, Coreografia di Valerio De Vita - Produzione “Akerusia Danza” – “Compagnia Excursus” di Napoli
Hòios eì - Ideazione e Regia di Elena d’Aguanno
Con: Sabrina d’Aguanno – Sonia Di Gennaro – Danzatori della Compagnia
Hòios eí (ciò che sei) è un invito a lavorare sull’individualità, a sviluppare l’individualità, ma è contemporaneamente un grido di ribellione contro l’appiattimento culturale, contro l’omologazione, contro la standardizzazione. È un appello rivolto agli artisti coinvolti a lavorare sulle proprie emozioni, sul proprio sentire attraverso il corpo, e a trasmettere ciò attraverso il movimento, ognuno secondo la propria modalità e espressione individuale Il concetto ha origini lontane: il poeta greco Pindaro, uno tra i maggiori esponenti della lirica greca, così diceva in una sua ode “Divieni ciò che sei, diventa ciò che hai appreso di essere”, una riflessione sull’individuo ripresa poi nel corso dei secoli da filosofi e pensatori, ognuno con la propria interpretazione, basti ricordare fra tutti Friedrich Nietzsche o uno dei pensatori contemporanei più interessanti, Umberto Galimberti. La crescita, lo sviluppo individuale non hanno luogo attraverso imposizioni da parte di un altro individuo, ma quando ci si concede il tempo e l’energia di essere ciò che si è, maturando la consapevolezza del proprio modo di essere e di stare al mondo, come punto di partenza per camminare verso la realizzazione di sé. È indispensabile avere il coraggio di riflettere sulle proprie esigenze, bisogna avere il coraggio di affrontare la solitudine, bisogna avere il coraggio di sapersi mettere in discussione, di cambiare opinione e di sperimentare attraverso la condivisione, concetto ben diverso dall’imitazione e dall’omologazione. Accogliere nuove proposte, stimolare la creatività attraverso diverse interpretazioni di uno stesso pensiero, Hòios eí è questo, è uno strumento espressivo per chi ne è interprete e per chi ne sarà spettatore. Non essere come gli altri, mettersi in gioco, confrontarsi, essere aperti alla conoscenza del nuovo e dell’altro, senza essere uguali a tutti i costi, usando come strumento l’arte in generale e la danza in particolare, per ottenere attraverso un canale privilegiato di espressione, la possibilità di avvicinarsi, anche solo per un istante, alla emozione che l’assoluta purezza di un’opera d’arte può trasmettere.
POWER_GAME (Affinità)
Coreografia di Ricky Bonavita
Con: Valerio De Vita – Ricky Bonavita
“Affinità“ è il sottotitolo con il quale il coreografo descrive in maniera sintetica un passo a due maschile tratto dalla sua opera più ampia „Power_game“. “Basta che uno si dichiari libero, e subito avverte la costrizione. Se osa riconoscere la costrizione, ecco che si sente libero.” (Johann Wolfgang Goethe – Le affinità elettive – Parte 2, cap 5). Siamo in un’epoca in cui il turbine tecnologico è sempre più incalzante e dirompente, eppure le relazioni umane continuano a riproporre le tematiche, i giochi, le dinamiche e le problematiche di sempre; cambiano solo le modalità di accesso e di connessione, come ci si approccia e ci si rapporta. Tutto ciò diventa pretesto per un’esplorazione coreografica che traduce i tentativi relazionali tra le persone mediante simboliche lotte tra i performer. Avvicinamenti e allontanamenti vengono percorsi nella logica della dipendenza “with and without you” e dei giochi di potere. Nel frattempo, la ricerca dell’altro, espressa come tentativo di riempire il vuoto dato dalla propria incostanza e fragilità, sembra mettere in luce una faticosa mediazione tra la difficoltà all’abbandono dell’esser umano, il desiderio e l’amore. In Affinità ci troviamo di fronte a una traccia narrativa molto forte che si svolge tra situazioni ironiche e al tempo stesso drammatiche, svelandosi allo spettatore nel pieno delle proprie emozioni.
SCONTRINCONTRI
Coreografia di Valerio De Vita
Con: Valerio De Vita – Emiliano Perazzini
Anche oggi. Lo sento, è qui, mi vede. Fa il mio stesso lavoro, occupa lo spazio che creo, ora mi segue, ora scompare. Muovendosi in questa stanza disegna forme, esse si mescolano con le mie, rendendole irriconoscibili. E’ diverso, è un’interferenza, e le nostre esistenze sono inconciliabili. Eppure siamo così simili.
9 e 10 Febbraio, “Totò Crooner”, di e con Carmine Borrino - Produzione “CRASC” di Napoli
– Un Otello principe di Bisanzio
Antonio de Curtis, geloso come un Otello. Il copione shakespereano preso a pre-testo per “drammatizzare” quella passione fatale che il giovane Totò ebbe agli inizi della sua carriera con la sciantosa Liliana Castagnola: la morbosa gelosia, le malelingue, le incomprensioni, la violenza di genere, la tragica morte di una donna. Un racconto in prima persona, in forma di crooner, cantato e suonato dal vivo, in un quasi studio radiofonico, per una drammaturgia che mischia, fonde, confonde e sovrappone la grandissima poesia del bardo con i guizzi e i lazzi da teatro dell’assurdo dello “sconfinato” repertorio di Totò.
9 e 10 Marzo, “Full ‘e Fools”, di Paolo Romano, Produzione “Crown Theater” di Napoli in collaborazione con L.A.A.V. Officina Teatrale di Avellino
(Debuttato in prima nazionale al Napoli Teatro Festival 2018)
Con: Rossella Amato – Gianluca D’Agostino – Marcella Granito – Paolo Romano – Gabriele Carlo D’Acquino
Malora coltelloIn un fazzoletto di terra, sotto un ponte stradale tra oggetti, rifiuti, letti e lenzuola di cartone, una Regina clochard, una Regina vagabonda, un Re barbone, un Re homeless e in fine un piccolo Re folle, si combinano per formare un'accoppiata vincente: il “full dei fool's.” Questi cinque emarginati nella loro diversità caratteriale, fisica, nella singolare esperienza di vita vissuta, incarnano in qualche modo quella tragedia che riverbera dai personaggi del mondo immaginativo shakespeariano, senza però palesarlo in modo evidente, per far sì che il carico drammatico rappresenti l'uomo e la sua storia in modo archetipale. I pensieri, che logorano l'animo, che lo lacerano, che hanno occupato con tutto il loro peso lo spazio della mente, prendono ora forma, suono, vita, dando voce come in una possessione, a reminiscenze dello spirito di Lady Macbeth, di Lavinia, di Re Lear, di Riccardo III, per una confessione catartico drammatica. Una partita a carte paventata ma mai giocata, diviene l'effetto scatenante di questa purificazione liberatoria, il pretesto per attivare nei personaggi dinamiche di psicologia introspettiva in una terapia di gruppo, dove a turno i quattro reietti confessano un vissuto carico di piccoli o grandi tragedie, drammi esistenziali e stati d'animo mai dichiarati, un flusso di coscienza che emerge in modo improvviso ed eruttivo.
Quattro personaggi, come quattro carte francesi che palesano sul campo da gioco il loro valore, si alternano ignari di essere manovrati dal mazziere, da chi attacca bottone sul panno verde della scena, contaminati da una pazzia rivelatrice per mano di un piccolo fool, quel Discolo, o disco, o puck, che fa da jolly nel gruppo. Ma lo stesso ragazzino, il giullare manovratore che deforma le coscienze per riformarle, altro non è che un giovane embrione, la materia grezza da istruire, il Golem nelle mani di un messaggero di Dio ancor più folle, sceso da una macchina nella forma di un pacco caduto dall'alto. E come nella migliore tradizione antica del teatro, il divino che scende a sorpresa con un marchingegno per districare l'ordito nella trama, il Deus ex machina, il manovratore occulto, irrompe in modo apparentemente casuale per portare luce nell'ombra e risolvere ciò che altrimenti non era risolvibile da parte dei protagonisti di questa scena umana. Darà chiarezza, senso e significato simbolico ad ogni oggetto manifesto, che possa essere un fiore, uno specchio, un coltello, uno scrigno. Nel loro sfogo verbale si evincerà lo stato di uomo o donna senza tetto, o nucleo familiare di riferimento, o lavoro, o attività redditizia, senza averi, se non oggetti trovati sul vasto campo di ricerca scavando nei materiali di scarto, loro stessi scarti di una società che si mostra respingente verso i più deboli e bisognosi. La disattenzione del nostro sistema sociale si tramuta il più delle volte in disinteresse verso chi convive con il proprio fantasma interiore, ed è questo stesso spettro ad auto legittimare la sua condizione, rifuggendo quel corpo ospite un tempo integro ed integrato, per ratificare una marginalità che lo allontana sempre più dal mondo della gente in vista. Il tempo scorre inesorabile mentre ci affanniamo a rincorrere i nostri obbiettivi, ciò per cui eravamo convinti di essere preposti, ciò che ci è stato inculcato dalla tenera età con dovizia maniacale, e quel riflettore sempre puntato su di noi diventa così forte da accecarci. Eppure continueremo a rincorrere l'inafferrabile a causa di ciò che non ci basta, con occhi sbarrati e con un velo di cecità incroceremo un'anima raminga senza avvertire la sua presenza, un uomo estraniato nell'ombra che grazie al nostro comune egoismo, raggiunge per diritto di investitura lo status di uomo invisibile. Il reietto diviene così l'aspetto negativo di questa cultura positivista, ma tra il gioco di luci ed ombre, il senso più che confondersi si fonde chiaramente. Non sempre ciò che riteniamo non idoneo alla nostra visione di progresso viene da noi facilmente eliminato, ed il faro della società che crediamo ci rischiari il cammino guidandoci come il sole più splendente, ci investe dando vita al nostro alter ego nell'ombra che produciamo, proiettiamo e calpestiamo. Ma in questa dualità, nelle facce di una stessa medaglia, si avverte lo strappo, la trazione che allontana le parti, che le tiene distanti pur non essendo recise e il non luogo di chi passa una notte all' addiaccio, sembra lontano dal caldo tepore di un letto, di chi riposa la sua esistenza tra le mura ed un tetto. Nel nostro caso, più che un filo sottile ad unire le due differenti categorie umane, vi è un elastico teso, e più queste tendono ad distanziarsi, più l'estrema tensione le richiama verso il fulcro. L'incontro dell'umano nel teatro del mondo, avviene in questo caso specifico nel mondo del teatro e quella sottile linea di confine, la barriera posta dalla società e da noi stessi facenti parte della stessa, si riduce a golfo mistico, a quello spazio fisico tra platea e palcoscenico in un gioco a specchio tra le parti dove la riflessione fa emergere il dramma della condizione umana al di là delle classi e delle etichette.
30 e 31 Marzo, “Epoché”, Ideazione e regia di Antonio Iavazzo, Produzione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE)
Assistente alla regia: Gianni Arciprete
Con: Michele Di Siena – Antonio Geniale – Pasquale Loffredo – Caterina Mingione – Claudia Orsino – Angelo Rotunno – Chiara Russo – Daniela Vallo – Davide Volpe – Vincenzo Di Marco
Con questo spettacolo, ancora inedito in Italia, ci siamo confrontati con una “materia” che per me e per i miei attori, rappresenta la vera stella polare che non ci deve mai abbandonare, e cioè quella che chiamiamo “operazione verità”. Ho proposto agli attori del gruppo una vera e propria sfida. Una metodologia, cioè, che mirasse ad una resa scenica tenendo conto sia della “fase” teatrale che quella cinematografica. Lo spunto è stato quello di ispirarsi alle emozionanti e toccanti “confessioni” e monologhi estrapolati dal film – documentario “Human”. Tale sfida all’inizio ha spaventato un po’. Ha causato anche un certo timore circa la difficoltà che tale percorso suscitava. Tuttavia, procedendo nell’intensissimo lavoro, scendendo sempre di più in profondità e autenticità, si è venuto a creare un meraviglioso clima di cooperazione e una virtuosa “gara” a scarnificare dalle performance ogni inutile orpello decorativo, ogni barocchismo tecnico e sfuggendo a cliché o virtuosismi attoriali. Ci siamo avviati così, decisamente, verso la vastissima distesa della meraviglia e dell’incanto che solo la nuda verità può produrre. La stessa meraviglia che vorremmo (e vogliamo) condividere con tutti coloro che assisteranno al nostro lavoro.
13 e 14 Aprile, “Per una rosa”, dal “Vangelo secondo Matteo” Ideazione e regia Teatri 35, Produzione “Teatri 35” di Portici (NA)
Con: Antonella Perrella – Gaetano Coccia – Francesco Ottavio De Santis
La performance “per una Rosa” è un omaggio a Pier Paolo Pasolini, alla sua Poetica, alle sue Passioni, alle sue Parole. È uno studio liberamente ispirato al testo “poesia in forma di rosa”, un’opera manifesto della produzione artistica di Pasolini dei primi anni sessanta, che ha fortemente influenzato la nostra poetica e la nostra ricerca sul sacro, sulle iconografie e sui simboli. Numerosi nel film sono i riferimenti al mondo dell’arte: da Giotto a Correggio, da Masaccio a Piero della Francesca, da Caravaggio ai manieristi Pontormo e Rosso Fiorentino, da Niccolò dell’Arca a di Guido Mazzoni. Le descrizioni paesistiche di Pasolini sono vere e proprie descrizioni digressive che hanno come tema opere d’arte figurative. Il linguaggio tautologico della realtà, la tradizione figurativa ed iconografica, le sacre rappresentazioni, la messa in scena popolare, lo studio sui simboli, la relazione tra fissità e movimento, sono gli elementi che da sempre hanno accompagnato la nostra ricerca sulla tecnica dei tableaux vivants. Costruiti sulla musica, altro elemento centrale del nostro lavoro, i quadri viventi sono realizzati con pochi mezzi: poche stoffe, pochi oggetti e, soprattutto, i corpi degli attori che, facendosi modelli ed attrezzisti, compongono dinanzi agli occhi degli spettatori le tele. Nulla è lasciato al caso così come nulla è superfluo. La dinamica della costruzione trova il suo equilibrio nella sospensione musicale di uno stop, nel fermo immagine di un’azione in divenire che costringe il corpo ad una tensione muscolare viva e pulsante.
Teatri Associati di Napoli
4 e 5 Maggio, “Sigmund & Carlo”, Regia di Niko Mucci, Produzione “Teatri Associati di Napoli” (NA)
Con: Roberto Cardone – Niko Mucci
Due vecchi esibizionisti in competizione per una panchina, un lampione. Una partenza grottesca, che ben presto svela altri sapori. I due sono forse Freud e Marx, sopravvissuti al loro tempo, ed alla degenerazione del loro pensiero. Fra loro si sviluppa un dialogo a fisarmonica in cui si alternano i litigi ed i tentativi di allearsi nel portare a termine la loro misteriosa e, forse impudica, missione, mentre i frequenti passaggi di auto, li inducono a mimetizzarsi, assumendo di volta in volta ruoli di improbabili, pagliacci, religiosi, venditori, sino al colpo di scena finale. Uno spettacolo basato sulla riflessione relativa all’abuso interpretativo delle idee e delle ideologie, e soprattutto un accorato appello al senso della responsabilità collettiva. Un testo che fa sorridere e ridere spesso, ma che lascio un ché di amaro, nel suo rifiutare possibili letture positive e di speranza.
15 e 16 Giugno, “Orsù”, Drammaturgia e regia di Libero De Martino, Produzione “Balagancik” di Torre del Greco (NA)
Con: Donatella Faraone Mennella – Nello Provenzano
Le trame semplici di Cechov risultano ad una lettura più approfondita, essere incredibilmente ricche di spunti, di colpi di scena, di situazioni, di trovate, di risvolti imprevedibili e di profondità inaudite. Per mettere in scena Cechov, oggi come allora, bisogna lasciarsi andare alla miriade di suggestioni che vengono dai suoi personaggi ed accogliere lo stupore di trovarsi proiettati istantaneamente nella dimensione del teatro, dove tutto può essere e tutto può accadere. Con Orsù abbiamo voluto cogliere nel gioco tra la vedova inconsolabile Popova e il ricco benestante Smirnoff, nel loro comico duello, l’essenza stessa del gioco teatrale. I personaggi si trasformano in continuazione davanti agli occhi dello spettatore e non si incontrano mai alla stessa altezza, la loro lotta non ha vincitori né vinti. Il vero protagonista è dunque il Teatro che diverte e insegna con le sue veritiere menzogne. Benché Cechov abbia concepito il testo come un vaudeville alla russa, ci è risultato naturale esagerarne il tono farsesco per ricordare i lazzi della commedia dell’arte e le clownerie tanto care alle avanguardie russe del primo ‘900.
Domenica 19 maggio, ore 18.00, Novalis Eurythmie Ensemble presenta "Nel mezzo del cammin di nostra vita"
La “Comedia”, il più grande capolavoro letterario italiano, ha ispirato con le sue immagini il lavoro artistico della Novalis Eurythmie Ensemble, che ha riconosciuto le visioni iniziatiche di Dante come vere e reali esperienze interiori dell’anima umana. Lo spettacolo è tratto da canti della Divina Commedia intervallati da brani musicali di compositori vari, tra cui Bach, Wagner e Liszt.
In questo programma troviamo Dante che accompagnato da Virgilio nei meandri dell’inferno incontra vari personaggi e figure mitologiche, come Caronte il traghettatore o Ulisse che con la sua voglia di conoscenza narrerà le sue avventure sul mare Mediterraneo. Dante arriverà fino al paradiso dove troverà le forze creatrici dell’universo.
Il viaggio nel celeste soprasensibile è il linguaggio ed il ritmo giusto per l’Euritmia, forma artistica nata dall’impulso di Rudolf Steiner (scienziato e filosofo dei primi del novecento), in quanto essa ha la capacità di portare, con movimenti coscienti e armonici, attraverso giusti ritmi (eu-rhythmós), a rendere visibili parola e musica.
Lo spettacolo si articola in episodi salienti tratti dall’opera, che si prestano a portare un messaggio di grande attualità per il nichilismo dell’uomo odierno, come nel canto XXVI dell’Inferno “…..considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".
COMPAGNIA – NOTE BIOGRAFICHE
La Novalis Eurythmie Ensemble è una compagnia di artisti di tutto il mondo (Germania, Brasile, Cile, Italia, Taiwan, Giappone e Armenia), che si pone l’obiettivo di portare, attraverso l’euritmia artistica, un “nuovo” impulso culturale.
La compagnia è formata da sette euritmisti, un pianista e un artista della parola. La regia degli spettacoli è il frutto del collettivo lavoro di clausura artistica del gruppo.
Novalis Eurythmie Ensemble nasce nel 2015, dopo un lungo tirocinio con altri gruppi conosciuti, come l’Eurythmeum di Stoccarda, e prendendo parte a diversi importanti progetti: Kontraste con Carina Schmid e Benedikt Zweifel, al Märchengruppe con Michael Leber, e molti altri. In questi anni il gruppo si è fatto conoscere e apprezzare attraverso i suoi spettacoli in molti paesi d’Europa (Inghilterra, Irlanda, Francia, Germania, Italia).
Ingresso: 20 euro compreso il buffet.
15, ore 20:30, e 16 giugno, ore 18:30, Balancick Teatro di Torre del Greco (NA) presenta "Orsu'"
Interpreti: Donatella Faraone Mennella - Nello Provenzano
Drammaturgia e regia: Libero De Martino
Le trame semplici di Cechov risultano ad una lettura più approfondita, essere incredibilmente ricche di spunti, di colpi di scena, di situazioni, di trovate, di risvolti imprevedibili e di profondità inaudite. Per mettere in scena Cechov, oggi come allora, bisogna lasciarsi andare alla miriade di suggestioni che vengono dai suoi personaggi ed accogliere lo stupore di trovarsi proiettati istantaneamente nella dimensione del teatro, dove tutto può essere e tutto può accadere. Con Orsù abbiamo voluto cogliere nel gioco tra la vedova inconsolabile Popova e il ricco benestante Smirnoff, nel loro comico duello, l’essenza stessa del gioco teatrale. I personaggi si trasformano in continuazione davanti agli occhi dello spettatore e non si incontrano mai alla stessa altezza, la loro lotta non ha vincitori né vinti. Il vero protagonista è dunque il Teatro che diverte e insegna con le sue veritiere menzogne. Benché Cechov abbia concepito il testo come un vaudeville alla russa, ci è risultato naturale esagerarne il tono farsesco per ricordare i lazzi della commedia dell’arte e le clownerie tanto care alle avanguardie russe del primo ‘900.
29 e 30 giugno, ore 19, spettacolo “Il Crociato alla Battaglia”, per la regia di Antonio Iavazzo, con protagonisti gli allievi de “Il Pendolo”, Scuola di Alta Formazione Teatrale e Cinematografica.
L’evento è promosso da: “Il Colibrì” (Centro Sperimentale Teatro – Arte – Cultura) di Sant’Arpino in collaborazione con l'Istituto Sant'Antida di Caserta e l’associazione “Capuanova” di Capua. Si avvale inoltre del patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Caserta, dei comuni di Caserta e Capua.
La serata si aprirà con la messa in scena de "Il Crociato alla Battaglia" e la "La Città abbandonata", due lavori liberamente ispirati ai testi di Italo Calvino. “Queste due pieces teatrali – spiega il regista Antonio Iavazzo - rivisitano spezzoni del fantastico mondo poetico e visionario di Calvino. Nella prima, “Il Crociato alla Battaglia”, commuove e fa tenerezza la presunta ferocia di una vendetta di un guerriero cristiano che con le armi del grottesco e del disincanto smonta l’idea, quella sì folle e sconsiderata, di combattere ogni forma di guerra. Ne “La Città abbandonata” le figure si muovono sospese come in un sogno antico ed eterno e la nostalgia è la cifra che domina. I personaggi, come se fossero velati, ricordano quei polverosi giocattoli e carillon che si riscoprono nei vecchi bauli di soffitte dimenticate. E come per magia riprendono vita per la sola potenza dello sguardo dello spettatore, per donargli e perdonarsi frammenti di dolcezza ed eternità”.
Gli interpreti: Davide Volpe, Vincenzo Di Marco, Claudia Orsino, Angelo Rotunno, Daniela Vallo.
A seguire lo spettacolo "Fortunata e il suo ritorno", liberamente ispirato a “La Gabbianella e il Gatto” di L. Sepulveda.
Gli interpreti: Giusy Cavasso, Luigi De Sanctis, Lina Fabozzi , Valeria Giove , Licia Iovine , Viviana Pepe , Raffaele Sperlongano , Alessia Tescione , Alessia Verde , Daniela Ziello, Chiara Russo , Antonio Geniale, Michele Di Siena, Fabiana Vinciguerra.
Giovanni Arciprete cura l’organizzazione generale mentre lo staff tecnico è composto da: Luigi Sanctis, Claudia Orsino, Angelo Rotunno, Chiara Russo.

Tutti gli spettacoli e le manifestazioni si terranno a Palazzo Fazio, via Seminario (centro storico) – CAPUA (CE). Giorni e orari di spettacolo: Sabato ore 20.30 – Domenica ore 18.30.
Biglietti
- Intero: euro 10
- Abbonamento: € 50 (8 spettacoli)

Stage Internazionale "La Danza delle Intenzioni" con R. Carreri

dal 24 al 27 Gennaio, Questo straordinario evento è aperto ad attori, danzatori, professionisti e non, ad allievi, performer, ricercatori teatrali, antropologi e studiosi.
E' organizzato dalla Scuola di Teatro e Recitazione "IL PENDOLO" (CE), dall'Associazione "IL COLIBRI'" di Sant'Arpino (CE), dall' ODIN TEATRET, in collaborazione con l' Associazione "CAPUANOVA" di Capua (CE).
Ideazione e direzione artistica di Antonio IAVAZZO.
DATA L' ECCEZIONALITA' DELL' INIZIATIVA E IL NUMERO LIMITATO DEI POSTI DISPONIBILI, SI CONSIGLIA, A CHI FOSSE VERAMENTE INTERESSATO, DI COMUNICARE LA PROPRIA ADESIONE CON LARGO ANTICIPO.
P.S. Possibilità di Vitto e Alloggio a prezzi estremamente economici.
CALENDARIO E ORARI STAGE:
DAL 24 AL 27 GENNAIO 2019:
- Giovedì 24 GENNAIO 2019 (17.00 - 22.00)
- Venerdì 25 GENNAIO 2019 (17.00 - 22.00)
- Sabato 26 GENNAIO 2019 (15.00 - 20.00)
- Domenica 27 GENNAIO 2019 (15.00 - 20.00)
"LA DANZA DELLE INTENZIONI" - Stage Internazionale diretto da ROBERTA CARRERI
Il lavoro sarà diviso in due parti:
• la prima parte si concentrerà sul training fisico dell'attore, ovvero sul risveglio della presenza dell'attore;
• la seconda parte si concentrerà sul lavoro con la voce.
Lo scopo del workshop è di trasmettere, in uno spazio di tempo relativamente breve, le basi di un training dell'attore che possa aiutare il giovane attore a trovare la sua presenza scenica attraverso un comportamento scenico formalizzato e l'attore già esperto a liberarsi dai suoi automatismi, i suoi cliché, e trovare nuovi stimoli professionali.
Il workshop si concentrerà:
• sulla percezione della propria presenza in relazione allo spazio scenico e agli altri attori, trovando modo di essere presenti nell'azione mantenendosi aperti alle circostanze, pronti a reagire;
• su come trovare l'asse del proprio corpo, lavorare con le in-tensioni e acquisire l'immobilità dinamica;
• sulla creazione di sequenze di azioni fisiche e l'esplorazione di diverse qualità di energia del corpo, dello sguardo e della voce, oltre al lavoro in slow motion e alla identificazione di diversi punti motori da cui fare partire l'impulso per muoversi nello spazio;
• sul training vocale usando diversi risuonatori, sulla creazione di azioni vocali e la relazione tra queste e le azioni fisiche.
CONSEGNE PER I PARTECIPANTI
- Sapere a memoria un testo di circa 20 righe (prosa o letteratura)
- Portare una canzone a memoria (solo voce)
- Abbigliamento comodo (possibilmente a tinta unita)
- Un accessorio qualsiasi
ROBERTA CARRERI - NOTE BIOGRAFICHE
Roberta Carreri è un'attrice, insegnante, scrittrice e organizzatrice. Nata nel 1953 a Milano, Italia, si è laureata in Design pubblicitario e ha studiato Storia dell'Arte all'Università Statale di Milano. È entrata a far parte dell'Odin Teatret nel 1974 durante il soggiorno del gruppo a Carpignano, in Italia. Roberta Carreri ha preso parte all'ISTA (International School of Theatre Anthropology) sin dal suo inizio nel 1980, entrando in contatto con tecniche performative provenienti da Giappone, India, Bali e Cina. Questo ha influenzato il suo lavoro come attrice e insegnante. Dal 1980 al 1986 ha studiato con maestri giapponesi come Katsuko Azuma (ballerino Nihon Buyo), Natsu Nakajima e Kazuo Ohno (ballerini Butoh). Organizza workshop per attori in tutto il mondo e presenta, come dimostrazione di lavoro, la sua autobiografia professionale, Traces in the Snow . Organizza e conduce l'annuale workshop internazionale dell'Odin Week Festival a Holstebro e all'estero. Nel 2009 dirige Rumor con Cinzia Ciaramicoli per la Masakini Theatre Company (Malesia). Nel 2014 The Woman Who Spat Out the Apple , con Rosa Antuña - Núcleo de Criaçao Rosa Antuña (Brasile). Le sue esperienze professionali sono presentate in The Actor Way , a cura di Erik Exe Christoffersen. Roberta Carreri ha scritto il suo libro Tracce (pubblicato nel 2007 da Edizioni Il Principe Costante, Milano (in italiano), nel 2012 da Editora Perspectiva, Brasile (in portoghese) e Ed. Artezblai, Spagna, e Triskel Artes Escénicas, Cile (in Spagnolo), nel 2013 da El Apuntador Ediciones, Argentina (in spagnolo), nel 2014 da Routledge, Regno Unito / USA (in inglese), in cui rivive gli aspetti più rilevanti della sua vita teatrale: la sua formazione, pedagogia e la sua storia come attrice di Odin Teatret. I suoi articoli sono stati pubblicati su riviste come New Theatre Quarterly, Teatro e Storia, Máscara, The Open Page, Peripeti e Performance Research.
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Gianni Arciprete - Cell. 3343638451 - Mail: gianniarciprete@libero.it
Sito web - htpps://faziopentheater.wixsite.com/faziopentheater

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