Teatro Civico 14: stagione 2025/26
Caserta - dal 5 ottobre 2024 al 6 Aprile 2025
Comunicato stampa
La nuova stagione del Teatro Civico 14 è dedicata al
giovane attore e regista teatrale campano, Gianluca Auriemma, scomparso
prematuramente.
La stagione è arricchita da Prima del palco – Conversazioni
teatrali (da ottobre ad aprile), incontri gratuiti con compagnie e giornalisti
per svelare retroscena e curiosità, e da un ricco programma di laboratori
teatrali, rivolti a tutte le età: corsi di recitazione base e avanzata,
laboratori permanenti, percorsi di regia e drammaturgia, fino a esperienze
pensate per bambini e adolescenti.
17 ottobre, "Il fuoco
sapiente" drammaturgia di Giuseppe Montesano interpretata da Toni Servillo e
prodotta da Agenzia Teatri
In Il fuoco sapiente, Montesano conduce il
pubblico in un viaggio ideale nella Grecia antica, “terra tra oriente e
occidente”, culla di Omero, Socrate, Saffo e Platone. Da quella fiamma
originaria, accesa venticinque secoli fa, nasce la nostra civiltà: una civiltà
che riconosce la bellezza come forma del bene e la conoscenza come luce che
rischiara l’esistenza. Lo spettacolo, affidato alla voce e alla presenza scenica
di Toni Servillo, trasforma questa riflessione in esperienza teatrale: le parole
si fanno corpo, suono, ritmo, attraversando il tempo per interrogare l’oggi.
Montesano evoca un mondo in cui la vita risplende nella sua doppiezza – tra
giorno e notte, guerra e pace, Dioniso e Ade – e ci ricorda che solo ritrovando
quella tensione vitale possiamo rinnovare il nostro sguardo sul mondo.
Il
testo di Giuseppe Montesano è una meditazione accorata sulla necessità di
ritrovare il senso profondo della nostra eredità culturale. Nel suo linguaggio
si avverte un monito, ma anche una speranza. «Oggi, se non vogliamo spegnerci
lentamente nella decadenza che chiamiamo modernità, dobbiamo ritrovare quel
fuoco sapiente che accende il cuore e la mente, o siamo perduti», dichiara
l’autore che continua: «Dobbiamo ritrovare la realtà traboccante e luminosa
della vita indistruttibile: non la realtà meschina che si nutre del suo vuoto e
delle sue chiacchiere, ma la traboccante realtà che è come un mare sul quale
partire ancora verso la bellezza, un mare ignoto aperto all’avventura del
futuro. “Il sole è nuovo ogni giorno”, diceva uno dei sapienti greci: anche noi
possiamo imparare a essere nuovi ogni giorno».
In queste parole risuona la
convinzione che il teatro – come la filosofia e la poesia – possa ancora essere
un atto di resistenza alla superficialità; un invito, dunque, a lasciarsi
attraversare da quel fuoco antico che continua a bruciare, per riscoprire
insieme il significato più autentico della bellezza.
26 ottobre, "Trash Test" di e con Andrea
Cosentino
assistente alla regia e alla drammaturgia Andrea Milano consulenza
artistica Margherita Masè
light designer Massimo Galardini
produzione
Teatro Metastasio di Prato
Trash Test è definito dall’autore “un collaudo
distruttivo delle potenzialità dell’AI di produrre materiali teatrabili”. Un
vero e proprio happening dal vivo, in cui Cosentino, insieme agli spettatori,
mette alla prova l’intelligenza artificiale chiedendole di generare scene,
dialoghi e trame sempre nuove, per verificarne all’istante la tenuta drammatica
e ironica. Lo spettacolo diventa così un rito collettivo che mescola
improvvisazione, comicità e filosofia, restituendo al teatro il suo ruolo di
spazio di libertà e di gioco. Attraverso un linguaggio clownesco, provocatorio e
insieme poetico, Trash Test smaschera la pretesa dell’intelligenza artificiale
di produrre senso e contenuti, ribadendo la priorità del performativo sul
letterario. È un atto di liberazione dall’“overload” informativo e dall’infinita
capacità di produzione testuale delle tecnologie cibernetiche che dominano il
nostro tempo. È una festa dissacrante per ridere dell’eccesso di testi che
inonda la rete e, allo stesso tempo, per riconnettersi alla dimensione viva e
concreta del teatro. È un teatro che non fa testo, perché gioca a disfare testi,
gettandoli nel mezzo dell’arena e facendogli la festa. Con Trash Test, Cosentino
rinnova il suo sguardo sul presente, trasformando l’intelligenza artificiale da
feticcio tecnologico a materia comica e politica, e invitando il pubblico a
un’esperienza di teatro viva, ironica e liberatoria.
Andrea Cosentino, attore, autore, comico e
studioso di teatro, è una delle figure più originali della scena contemporanea
italiana. Vincitore del Premio Speciale Ubu 2018, Cosentino ha sempre fatto
della sperimentazione linguistica e performativa il tratto distintivo della sua
poetica. Inventore e conduttore di Telemomò, la “televisione autarchica a
filiera corta”, ha firmato spettacoli che hanno segnato la ricerca teatrale
degli ultimi vent’anni: da La tartaruga in bicicletta in discesa va veloce
(finalista al Premio Scenario 1998) al “dittico del presente” L’asino albino e
Angelica, fino a lavori come Antò le Momò-avanspettacolo della crudeltà, Primi
passi sulla luna, Not here not now, Lourdes (vincitore del Premio “Teatri del
sacro” 2015), Trattato di economia in collaborazione con Roberto Castello, Fake
Folk, Kotekino riff e Rimbambimenti. La sua carriera si è mossa con coerenza tra
comicità e pensiero critico, tra riflessione filosofica e improvvisazione
clownesca, sempre con un’attenzione profonda ai linguaggi marginali e alle forme
di espressione subalterne, come dimostra anche il suo impegno nel Progetto
Mara’samort, dedicato a un “teatro del-con-sul margine”.
2 novembre, "Amleto + Die
Fortinbrasmaschine. Radio Edit", di e con Roberto Latini
musiche e suoni
Gianluca Misiti, drammaturgia Roberto Latini, Barbara Weigel, regia Roberto
Latini
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
Amleto + Die
Fortinbrasmachine è una riscrittura ispirata a Heiner Müller e William
Shakespeare, che unisce la tragedia classica al linguaggio del teatro
contemporaneo. Latini affronta il mito di Amleto con lo sguardo di Fortebraccio,
trasformando la scena in un dispositivo sonoro e onirico dove tragedia e
commedia convivono e si riflettono a vicenda. L’esperienza avvolge il pubblico
in un’atmosfera sospesa tra sogno e riflessione, in cui la parola diventa eco,
il corpo diventa voce e la voce diventa pensiero. Nel buio della sala, le cuffie
amplificano la percezione e dissolvono il confine tra attore e spettatore: il
teatro diventa così atto politico e poetico, un rito collettivo che interroga la
nostra epoca e la sua eredità culturale. Il testo di Müller, “riscrittura di una
riscrittura”, diventa materia viva da abitare, smontare e reinventare, un modo
per “ri-frequentare” i personaggi shakespeariani e riflettere, attraverso di
loro, sulla condizione umana e sull’arte stessa del rappresentare.
8 novembre, "Boxeur" di Maura Pettorruso,
regia e
drammaturgia di Maura Pettorruso con Stefano Pietro Detassis. produzione
PequodCompagnia e TeatroE ETS
Boxeur intreccia le vite e le battaglie
interiori di due pugili, Eugenio Smit Lorenzoni e Victor Young Perez, figure
emblematiche di resistenza e speranza. Attraverso un’unica voce in scena, lo
spettacolo racconta come la boxe possa trasformarsi da semplice disciplina
sportiva a spazio di liberazione e solidarietà. Eugenio, protagonista
contemporaneo, si avvicina al ring in cerca di risposte, spinto dalla necessità
di canalizzare la propria rabbia e il proprio disagio. Quello che scopre, però,
è ben più di una disciplina fatta di colpi e sudore: è una comunità, un luogo
dove la competizione si trasforma in solidarietà e la fatica diventa catarsi. Al
tempo stesso, la vicenda di Victor Young Perez, campione di origine ebraica
deportato nei campi di concentramento nazisti, emerge come un commovente inno
alla sopravvivenza e alla dignità. La narrazione si muove tra presente e
memoria, costruendo un ponte emotivo tra le lotte personali e le grandi
ingiustizie collettive. La boxe diventa linguaggio poetico e universale, capace
di raccontare la condizione umana attraverso la lotta, la caduta e la rinascita.
Al centro di Boxeur vi è la boxe come metafora universale della vita e della
resistenza. Ogni colpo, ogni respiro, ogni round diventa simbolo delle sfide
quotidiane che l’uomo affronta per affermare la propria dignità e libertà. Nella
danza del ring, dove la forza si mescola alla fragilità, il corpo diventa
linguaggio e la lotta si trasforma in un canto di giustizia sociale. Lo
spettacolo è un’esperienza emotiva e civile, un invito a non arrendersi, a
rialzarsi dopo ogni caduta, a credere che la forza più grande — dentro e fuori
dal ring — sia quella di continuare a combattere per ciò in cui si crede.
29 e 30 novembre, "Isidoro" di e con Enrico
Ianniello
liberamente tratto dal romanzo “La vita prodigiosa di Isidoro
Sifflotin”, edizioni Feltrinelli, regia Pau Miró
una coproduzione Casa del
Contemporaneo / Teatre Akadémia Barcelona / La Fanfola Barcelona
Quarantacinque anni dopo il terremoto dell’Irpinia e dieci dall’uscita del
romanzo La vita prodigiosa
di Isidoro Sifflotin (vincitore di numerosi
premi), Enrico Ianniello porta in scena la storia di Isidoro, bambino felice
nell’Irpinia degli anni ’70. Dotato di un talento unico, l’urlafischio, Isidoro
inventa con il padre Quirino un “fischiabolario” per dare voce agli ultimi e
difendersi da un mondo prepotente. Nutrito dall’amore dei genitori e dalle
magnifiche paste della mamma, gira per le fiere dell’osso d’Italia sognando una
rivoluzione felice. Ma il 23 novembre 1980, quel terremoto spazza via per sempre
la sua infanzia e la voce prodigiosa che lo rendeva speciale.
7
dicembre, "Il mare a cavallo", drammaturgia originale Manlio Marinelli
regia Luca Bollero, con Antonella Delli Gatti
una produzione Tedacà
IL MARE A CAVALLO dà voce a Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato,
dilaniato da una bomba sulla ferrovia Trapani-Palermo il 9 maggio del 1978.
Peppino è stato ucciso dalla mafia, che fin da subito cerca di depistare le
indagini con l’accusa di terrorismo. Felicia non si dà pace, rifiuta la regola
del silenzio che la vuole chiusa nel dolore e rompe con la famiglia del marito.
Sceglie di stare con i “compagni” di Peppino e si costituisce parte civile al
processo per vedere riconosciuta l’innocenza del figlio e la colpevolezza dei
suoi carnefici.
13 e 14 dicembre "Crick. Atto unico in sei
resoconti" da “Il topolino Crick” di Francesco Silvestri e Melina Formicola
regia Rosario Sparno
con Luca Iervolino e Francesco Roccasecca
musiche
Massimo Cordovani
una produzione Casa del Contemporaneo
Francesco
Silvestri riprende “Fiori per Algernon”, il romanzo di fantascienza di Daniel
Keyes, e i protagonisti diventano nella sua scrittura Antonio Cafiero,
napoletano addetto alle pulizie in una fabbrica di scarpe, e il topo Crick.
Cafiero è affetto da deficit cognitivo e funge da cavia per un esperimento
medico che gli triplicherà l’intelligenza, per poter finalmente diventare come
gli altri. Un racconto distopico che racconta di una società sempre più simile
al nostro presente, dove l’intelligenza sembra destinata ad essere
esclusivamente artificiale, e dove il fallimento, l’unicità e la tenerezza sono
banditi per fare spazio all’efficienza e al risultato.
dal 19 al 21 e
dal 25 al 28 dicembre, "Bar Tales" Stagione 2 – Episodio 1,
da
un’idea di Ilaria Delli Paoli
con Roberto Solofria, Ilaria Delli Paoli,
Antimo Navarra, Michele Brasilio e con partecipazioni straordinarie
una
produzione Mutamenti/Teatro Civico 14
Dopo il successo della prima stagione,
torna Bar Tales del Teatro Civico 14. Il Bar Zotti, ora a Casagiove, resta il
luogo dove Lorenzo, Carlo e Armando accolgono vecchi amici e nuovi volti. Tra
equivoci esilaranti, situazioni surreali e piccoli drammi quotidiani, il bar si
conferma un microcosmo umano ricco di storie. Nuove voci si intrecciano a quelle
già note, tra battute, desideri nascosti e verità inaspettate. Il pubblico, come
sempre, è lì: per guardare, ascoltare, partecipare. Perché anche se il bancone è
cambiato, il bar è sempre lo stesso.
3 e 4 gennaio 2026,
"All’ombra dell’ultimo sole", di e con Tony Laudadio accompagnato dal
contrabbasso di Ferruccio Spinetti,
racconto per voce e musica di e con Tony
Laudadio
al contrabasso Ferruccio Spinetti, musiche originali di Fabrizio De
André
Un musicista ricorda un periodo di crisi in cui si interrogava sul
senso dell’arte e del suo contrabbasso, finendo in una casa di cura. Qui
incontra Marcello, anziano ricoverato da sempre, convinto di essere abitato
dallo spirito di Fabrizio De André. La sua conoscenza di Faber è così profonda
da portarli a rivivere episodi celebri come la scrittura dei capolavori e il
rapimento in Sardegna. Questo incontro diventa per il musicista il vero aiuto
per ritrovare un senso all’arte e alla vita. Ogni capitolo è accompagnato da
musica dal vivo che illumina i testi di De André.
10 gennaio,
"Elogio del disordine. Variazioni sul tema dell’attore" con Marco D’Amore,
“Il mio è un percorso di studio, di scelte, di grandissimi sacrifici perché ho
abdicato a gran parte della mia vita per fare questo lavoro. Oltre ogni aspetto
di fama e gloria dell’essere attore, questo è un mestiere difficilissimo.
L’attore si arroga la responsabilità di farsi altro, di portare vite altrui,
dolori altrui, sofferenze altrui, addii altrui e questa è una cosa altissima”.
Attore, regista e interprete di personaggi noti al pubblico nazionale e
internazionale, Marco D’Amore sarà il protagonista della lezione/spettacolo, per
svelare alcuni aspetti di sé e del proprio lavoro, del duro lavoro che necessita
ogni grande carriera teatrale e cinematografica.
24 e 25 gennaio,
"Il guardiano" di Harold Pinter, con Stefano Angelucci Marino e Roberto Galano,
regia e interpretazione Roberto Galano e Stefano Angelucci Marino
produzione Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Teatro del Sangro e
Teatro dei Limoni
Scritto nel 1959 e in scena nel 1960, “Il guardiano” segna
il primo vero successo di Pinter, metafora limpida e attuale. Un senzatetto,
accolto da un uomo ai limiti dell’autismo, riceve da lui e dal fratello
—
logorroico e accelerato — la proposta di fare il guardiano. L’ospite, pur grato
di avere un tetto, si lamenta di tutto senza voler lavorare, diventando fattore
di rottura tra i due. Archetipico della conflittualità pinteriana, il testo
mostra tre personaggi chiusi, illusi di comunicare. Galano e Angelucci Marino
raccontano la guerra tra poveri in una città del nord, con scenografia
claustrofobica di reti metalliche.
7 e 8 febbraio,
"Sarajevo" scritto da Biagio Di Carlo e Mario Gelardi
con Giovanna Sannino,
Luca Ambrosino e Francesco Ferrante, regia di Mario Gelardi
una produzione
del Nuovo Teatro Sanità in collaborazione con Lombardi creative studios
Tre
fratelli, Gabriele, il maggiore, Anna, quella di mezzo, e Davide, arrabbiato e
ingenuo. Le piccole storie di questa famiglia sfasciata si incontrano con la
storia di Sarajevo e del suo dilaniante assedio. Sullo sfondo di una guerra
etnica che ha lasciato ferite indelebili, ci sono nuove vittime che cercano
posto a Sarajevo. Una storia sul valore della propria identità, sull’idea di chi
siamo e di chi vorremmo essere.
La guerra lascia segni incancellabili nelle
vite delle persone, anche quando è passato tempo, anche se sei sopravvissuto o
sei scappato lontano. C’è una guerra fuori di te e una guerra di sentimenti che
è dentro di te. Nel cuore dei tre fratelli. Una storia sulla famiglia, sulla
guerra, sulle guerre in famiglia.
21 e 22 febbraio, nuova
produzione del Teatro Civico 14, "41.08165, 14.3147"
Uno spettacolo ignoto.
Letteralmente. Nessun titolo, nessun nome, nessuna anticipazione. Solo una data,
un orario e un luogo. La nuova produzione di Teatro Civico 14 dove tutto è
ignoto: attori, drammaturgia, regia e persino il tema restano nascosti fino
all’ultimo. Un’esperienza pensata per chi ama lasciarsi sorprendere, per chi è
disposto a rinunciare al controllo e farsi guidare solo dall’attesa, dal
mistero, dalla promessa di un incontro. Una scommessa sul teatro come rito, un
patto tra scena e platea che si rinnova al buio.
Ma qualcosa accadrà.
E
sarà solo per chi ci sarà.
8 marzo, "In the mood for
Marilyn" di Letizia Rita Amoreo
con Maggie Salice, regia di Roberto Galano
una produzione Teatro dei Limoni
Chi sei quando nessuno ti vede? A quale
voce stai lasciando la narrazione della tua vita? In quale schermo e a quale
prezzo? La società impone dei modelli, detta le linee guida di una “felicità”
preconfezionata, esistenze fatte in serie e sorrisi studiati, proprio come
quelli di Marilyn Monroe.
Diva di Hollywood, icona fragile e misteriosa,
oggetto del desiderio; a più di 60 anni dalla sua tragica
e controversa
fine, il suo “caso clinico” è ancora argomento di dibattito per la psichiatria
mondiale. Monologo che lascia spazi aperti per la contaminazione del
Teatrodanza.
28 e 29 marzo, "La ragione degli altri" di
Luigi Pirandello,
dramaturg Linda Dalisi, regia Alfonso Postiglione
con
Anna Bocchino, Viola Forestiero, Ettore Nigro e Monica Palomby
produzione
Piccola Città Teatro / Tradizione e Turismo Centro di produzione teatrale -
Teatro Sannazaro / Solares - Fondazione delle Arti
Lo spettacolo racconta la
storia di Leonardo, scrittore sposato con Livia ma padre di una bambina nata
dalla relazione con Elena, sua ex. Livia accetta di riprenderlo solo se porta
con sé la figlia illegittima. Tra maternità contesa e coppia in crisi, la
vicenda riflette tensioni autobiografiche di Pirandello. La regia di Alfonso
Postiglione intreccia teatro e video, inserendo un quarto personaggio che
provoca e indaga la storia.
10 aprile, "Antropolaroid" di e
con Tindaro Granata,
elaborazioni musicali Daniele D’Angelo
organizzazione/Distribuzione Paola A. Binetti una produzione Proxima Res
Tindaro Granata, siciliano di Tindari, dedica ANTROPOLAROID alla sua famiglia e
ai suoi nonni. Ripercorrendo e romanzando episodi familiari dal primo Novecento
a oggi, dà voce a una saga popolare intensa e commovente, tra dolori privati e
grandi eventi collettivi. Ispirato alla tradizione dei Cunti siciliani, lo
spettacolo è un viaggio nella memoria, fatto di volti, musica e storie
tramandate. Tra migrazioni, fughe d’amore, segreti e destini incrociati,
ANTROPOLAROID rielabora con ironia e struggimento l’eredità di un’intera stirpe,
restituendole vita sul palco con una straordinaria prova d’attore.
19
aprile, "Sbucci" un progetto de Gli Omini con la collaborazione della
scuola primaria I.C. Moro/Pascoli di Casagiove,
drammaturgia Giulia Zacchini
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini
una produzione Gli Omini con il
sostegno del
Teatro Metastasio di Prato
indagine in collaborazione con
l’I. C. Moro/Pascoli di Casagiove (CE)
I Bobbies hanno appena terminato una
missione sulla Terra, inviati da Bobby – gigantesco alieno-capomissione – per
studiare il comportamento umano. Ma ad ascoltarli, a guardarli davvero, sono
stati solo i più piccoli. Così nasce SBUCCI: un gioco teatrale in cui due adulti
portano in scena le parole, le emozioni e i pensieri raccolti ad hoc tra i
banchi della scuola primaria I.C. Moro/Pascoli di Casagiove, dove Gli Omini
condurranno un’indagine con alcuni allievi. Un viaggio disarmante dentro ferite,
rabbia, fratellanza, solitudine, fantasia e verità infantili, che fanno ridere,
commuovere e pensare. Uno spettacolo dove i bambini si riconoscono e gli adulti
si sorprendono.
dall’ 8 al 10 maggio, "Bar Tales" Stagione 2
– Episodio 2
da un’idea di Ilaria Delli Paoli
con Roberto Solofria,
Ilaria Delli Paoli, Antimo Navarra, Michele Brasilio e con partecipazioni
straordinarie
una produzione Mutamenti/Teatro Civico 14
C’è chi entra per
un caffè e chi resta più a lungo. Nel locale si scambiano battute leggere e
pensieri profondi, si giudica sottovoce e si ascolta in silenzio. In questo
nuovo episodio si ride per non piangere e si cerca di tenere insieme vecchie
abitudini e nuovi equilibri. La nuova location è lo sfondo ideale per tutto
questo. Ma in fondo, nel locale, vale sempre la stessa regola: chi si siede,
prima o poi, si racconta.
Lezioni da Palco, ideato da Marina Cioppa con Marina Cioppa,
16 gennaio, "Morti di curiosità",
lezione/spettacolo con Marina Cioppa
Curiosity killed the cat… e pure una
discreta fila di scienziati, filosofi e visionari che hanno avuto l’ardire di
chiedersi: “E se...”?
Morti di curiosità è una lezione-spettacolo tragicomica
per chi crede che la conoscenza sia potere, ma dimentica che certi poteri
esplodono.
D’altronde Dante ce l’ha insegnato che “chi è curioso va
all’inferno”. Un viaggio comico e spietato tra radioattività, inquisizioni,
ipotesi mortali e colpi di genio andati storti. Perché la curiosità è splendida.
Ma certe volte è meglio morire ignoranti.
13 marzo, "Atti
d’amore" lezione/spettacolo con Marina Cioppa
Se Shakespeare avesse scritto
la tua vita amorosa, l’avrebbe scritta in atti e probabilmente finito con un
funerale e una standing ovation.
ATTI D’AMORE è una lezione-spettacolo che
mette in scena l’amore come un’opera teatrale: fasi, rovine emotive, possibilità
di farci male con entusiasmo. Tra storie letterarie, ironie sentimentali e
rivelazioni che fanno un po’ male ma anche un po’ ridere, ricostruiamo
l’architettura tragica (e buffa) dell’amore umano. Un viaggio tra infatuazioni
ridicole, passioni incendiarie, addii epici e quel grande mistero: perché,
malgrado tutto, vogliamo sempre un altro atto? L’amore è teatro. Anche quando è
una prova non aperta al pubblico
17 aprile, "Ops. Storia
dell’umanità", lezione/spettacolo con Marina Cioppa
La storia dell’umanità è
un romanzo comico scritto da qualcuno con problemi di concentrazione.
OPS.
STORIA DELL’UMANITÀ è una lezione-spettacolo sull’errore: quello colossale,
quello glorioso, quello così assurdo da sembrare inventato.
È un viaggio
comico e brillante attraverso i passi
falsi dell’umanità: la celebrazione
del gesto sbagliato, dell’intuizione fallita, della decisione che sembrava buona
sul momento.
Perché gli errori non solo ci definiscono. Ci somigliano. E a
guardarli da vicino, fanno anche ridere (se non sei coinvolto).
altri eventi
Sabato 15 novembre, ore 20.00, Hybrids,
un appuntamento,
in data unica, con la musica elettronica d’autore di e con Paky Di Maio.
L’evento offrirà al pubblico un’esperienza sonora intensa e immersiva, costruita
attraverso una narrazione musicale che sfugge a ogni etichetta. In questo live,
Di Maio porta in scena la sua continua ricerca espressiva e sperimentale,
muovendosi tra le molteplici identità della musica elettronica contemporanea e
del sound design. Un incontro tra tecnologia, arte e introspezione, in cui la
performance diventa un territorio di confine tra il visibile e l’invisibile, tra
il suono e il silenzio.
Il costo del biglietto è di 10,00 euro ed è
acquistabile online su www.teatrocivico14.it
Hybrids è un viaggio nel cuore
della ricerca sonora di un artista che ha fatto della contaminazione la propria
cifra stilistica. Un live elettronico che si configura come un flusso di
coscienza, dove i frammenti di una vita interamente dedicata alla musica si
intrecciano e si dissolvono, generando nuove forme di ascolto e percezione.
L’ibridazione è la chiave di questo progetto: una fusione di elementi
provenienti dalla musica alternativa, dalla sperimentazione elettronica e dal
mondo delle colonne sonore. In scena, Di Maio plasma il suono come una materia
viva, manipolandolo in tempo reale, costruendo paesaggi sonori che raccontano di
ossessioni, intuizioni e momenti di pura ispirazione. Hybrids diventa così un
manifesto artistico, una riflessione sulla tensione costante tra ordine e caos,
tra armonia e distorsione, tra impulso creativo e ricerca razionale.
Paky Di
Maio è un compositore polistrumentista, sound designer e produttore italiano.
Esperto di sintesi e sperimentazione sonora, realizza colonne sonore per cinema,
teatro, installazioni multimediali e diversi media. La sua musica, sempre ibrida
e in evoluzione, gli è valsa riconoscimenti internazionali: nel 2022 ha ricevuto
una nomination agli Hollywood Music In Media Awards e nello stesso anno è
rientrato nelle Possibilities per la nomination agli Academy Awards 2023 nella
categoria “Best Original Song” per il documentario We Are Art. È co-fondatore
del progetto Electroshock Therapy (EST), tre volte finalista alla Biennale di
Venezia nel 2022, 2023 e 2024. Nel 2025 ottiene il Premio Mulino Fenicio del
Festival Teatrale di Borgio Verezzi per la scenografia sonora/progetto sonoro
dello spettacolo Moby Dick di e con Alessandro Preziosi.
fuori programma
22 marzo, "Assetati" di Wajdi Mouawad
regia e spazio
scenico Davide Pascarella, con Davide Pascarella
dramaturgia e assistente
alla regia Alessandro Businaro
immagini e oggetti Maria Spadoni
disegno
luci Carmine Pierri
assistente stagista Maurizio Campobasso
direttore di
scena Antonio Gatto
datrice luci Desideria Angeloni
allieva attrezzista
Roberta Torriero
foto di scena Ivan Nocera
la voce registrata è di Cecilia
Fabris
grazie a Édouard Pénaud per la consulenza alla traduzione
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
in collaborazione con A.M.A.
Factory
È il 1991. C’è un ragazzo che si chiama Murdoch che una mattina si
sveglia parlando e non smette più. C’è una ragazza che si chiama Norvège che
piange di orrore e si è chiusa in camera perché ha un mostro nella pancia. C’è
un uomo che si chiama Boon, è un antropologo forense, ha appena trovato due
cadaveri congelati sul fondo di un fiume: sono abbracciati da così tanto tempo
che i corpi si sono fusi l’uno nell’altro. Questi personaggi si alternano senza
mai esistere insieme sulla scena. Sono in tempi e in spazi diversi. Corrono
paralleli scappando l’uno dall’altro. Eccoli qui allora, in scena, tutti e tre
in un solo corpo, il mio. In uno spazio senza definizioni, in un limbo, tra la
vita e la morte, tra la realtà e l’invenzione. Sospesi tra i documenti e gli
oggetti di chi esiste, e il mondo-microcosmo di chi appartiene solo a un
«universo poetico». Questi personaggi sono assetati, così dice Mouawad. Ma
questa sete non è solo quella sete bella, la sete di vita, che li pervade: è
anche la sete, la Crave di Sarah Kane, che ti corrode. Una sete per cui si
muore. E morire di sete è terribile. Assetati parla di sentirsi dilaniati dal
dolore che sentiamo, parla della bruttezza che mangia vivi gli esseri umani e
della bellezza che li salva. Parla dell’adolescenza che illumina la vita. Parla
di smettere di credere ai propri sogni finché quei sogni non ti vengono a
cercare e ti chiedono il conto di non averli sognati abbastanza forte. È un
testo che ha ancora, credo, il potere di cambiare chi lo legge. A me è successo.
La mia sete enorme di fare questo spettacolo è la conseguenza di un debito di
amore che ho verso questo suo potere magico, che mi ha restituito quello che
credevo perso. Io sono qui per conto di Boon, perché lui mi ha chiesto di fare
questo spettacolo, come Boon è in questo testo per conto di qualcun altro, che
ha chiesto a lui di scriverlo. Perché Assetati è il mio spettacolo che debutta
oggi, sì. Ma è anche il testo di Wajdi Mouawad, scritto in Québec nel 2006. Ed è
anche il testo che Boon scrive nel suo immaginario 1991, alla fine dello
spettacolo. È un testo circolare che si manifesta come un incantesimo. E che,
come in Inception, scavalla continuamente i livelli di quello che è reale, per
arrivare dal livello profondo della fantasia al livello intermedio del palco del
teatro, per poi uscire dalla porta insieme a noi ed entrare così nel mondo
reale.
Prima del palco. Da Ottobre ad Aprile
Una serie di incontri brevi con alcune delle compagnie teatrali della
stagione e con giornalisti, aperti al pubblico e gratuiti, pensati per esplorare
curiosità, aneddoti e retroscena del processo creativo.
Dopo il successo
della prima edizione, l’iniziativa torna per la sua seconda edizione,
confermandosi come uno spazio di confronto diretto tra artisti e spettatori.
Il calendario degli appuntamenti sarà in divenire, arricchendosi
progressivamente di nuove voci e prospettive, per raccontare un panorama
teatrale sempre vivo e in trasformazione.Prima del palco
Orari spettacoli: Venerdì > 21.00 | Sabato > 20.00 | Domenica e festivi >
18.00
Prezzi biglietti
Intero €15 | Ridotto €12 (under 30 / over 65 /
convenzioni)
Bar Tales €12 | Lezioni da Palco €10
Carnet (5 spettacoli a
scelta, esclusi eventi speciali) Intero €60 | Ridotto €50
Info e contatti: Teatro Civico 14, Via Volturno, 56 – 81022
Casagiove (CE)
T. +39 0823441399 | info@teatrocivico14.it
www.teatrocivico14.it |
facebook.com/teatrocivico14 | instagram.com/teatrocivico14
#teatrocivico14

























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