Alessio Boni

Giovanni Esposito

Magnifica presenza

Gianfranco Gallo

Peppe Iodice

Luca Bizzarri

 

Michele Riondino

Paolo Caiazzo

Carlo Buccirosso

  

Teatro Garibaldi: stagione 2025/26

S Maria C. V.  (CE) - Dal 24 ottobre 2024

Comunicato stampa

24 Ottobre, Alessio Boni e Antonella Attili in "Iliade, Il gioco degli dei"
testo di Francesco Niccolini/liberamente ispirato all’Iliade di Omero
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer
con Haroun Fall, Jun Ichikawa, Liliana Massari, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer
scene Massimo Troncanetti / costumi Francesco Esposito / disegno luci Davide Scognamiglio
musiche Francesco Forni / creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva
regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer
Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla.
In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra. Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all’orrore.
A dieci anni dalla nascita, dopo I Duellanti e Don Chisciotte, il Quadrivio, formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre. (Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer)
13 Novembre, Giovanni Esposito in "Benvenuti in casa Esposito"
con Nunzia Schiano, Susy Del Giudice, Salvatore Misticone, Gennaro Silvestro, Carmen Pommella, Giampiero Schiano, Aurora Benitozzi
regia Alessandro Siani
commedia in due atti scritta da Alessandro Siani, Pino Imperatore, Paolo Caiazzo, liberamente tratto dal romanzo bestseller “Benvenuti in casa Esposito” di Pino Imperatore (Giunti Editore)
musiche Andrea Sannino e Mauro Spenillo / scene Roberto Crea / Costumi Lisa Casillo
Nessuno ha imposto a Tonino Esposito di fare il delinquente. Eppure lui vuole farlo a tutti i costi, anche se è sfigato e imbranato. Perché vuole mostrarsi forte agli occhi di tutti. E perché è ossessionato dal ricordo del padre Gennaro, che prima di essere ucciso è stato un boss potente e riverito nel rione Sanità, a Napoli. Così Tonino, tra incubi e imbranataggini, resta coinvolto in una serie di tragicomiche disavventure che lo portano a scontrarsi con i familiari, con le spietate leggi della criminalità e con il capoclan Pietro De Luca detto ’o Tarramoto, che ha preso il posto del padre. E quando non ce la fa più, quando tutto e tutti si accaniscono contro di lui, va nell’antico Cimitero delle Fontanelle a conversare con un teschio che secondo la leggenda è appartenuto a un Capitano spagnolo. Nel tentativo di riportarlo sulla strada dell’onestà, la capuzzella del Capitano si trasforma in un fantasma e si trasferisce a casa di Tonino. Dalla comica “collaborazione” tra i due nascono episodi esilaranti, che trovano il loro culmine nel periodo in cui Tonino, dopo aver messo nei guai ’o Tarramoto, viene messo agli arresti domiciliari dal capoclan e cade in depressione. Intorno a Tonino, al Capitano e a De Luca si muovono altri personaggi memorabili: Patrizia, moglie di Tonino, donna procace e autoritaria; Gaetano e Assunta, genitori di Patrizia, che si strapazzano di continuo; Manuela, vedova del boss Gennaro, donna dai nobili sentimenti; Tina, giovane figlia di Tonino e Patrizia, che combatte la condotta illegale del padre. In casa Esposito non manca una presenza animalesca: Sansone, un’iguana del genere meditans, che fa da contrappunto a tutti i divertenti momenti della commedia. La commedia è un insieme di dialoghi irresistibili, colpi di scena e messaggi di grande valore etico, riporta gli aspetti più cafoni e ridicoli della criminalità, rispolvera la grande tradizione comica napoletana e fa ridere e riflettere. Un modo nuovo di raccontare e denunciare la malavita, perfettamente in linea con i contenuti del romanzo bestseller “Benvenuti in casa Esposito”, che è stato un vero e proprio caso letterario.
25 e 26 Novembre. "Magnifica presenza" uno spettacolo di Ferzan Ozpetek
con Serra Yilmaz, Tosca D’Aquino, Erik Tonelli e con Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella
scene Luigi Ferrigno / costumi Monica Gaetani/ luci Pasquale Mari
Ferzan Ozpetek torna a teatro con il nuovo adattamento scenico di uno dei suoi successi cinematografici, Magnifica presenza. Il regista, tra i più amati del nostro cinema, prosegue così il percorso inaugurato con Mine vaganti, e fa rivivere in teatro uno dei suoi film cult portando con sé in questa avventura una compagnia di attori esplosivi: Serra Yilmaz, Tosca D’Aquino, Erik Tonelli, Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella saranno i grandi protagonisti di questa commedia tra illusione e realtà, sogno e verità, amore e cinismo, cinema, teatro e incanto.
20 Dicembre, Gianfranco Gallo in "Ti ho sposato per ignoranza" scritto e diretto da Gianfranco Gallo
con Gianluca Di Gennaro
Note dell’autore
Ritorna in Teatro dopo 15 anni quello che ormai è diventato uno spettacolo Cult grazie ai Social. Alcuni brani esilaranti tratti dalla commedia, su Youtube e su altri siti, hanno raggiunto milioni di visualizzazioni, cosa molto rara per piccoli frammenti di Teatro di prosa. Mi è capitato di lavorare con tanti colleghi attori e registi di fama nazionale e non pochi di loro, anche insospettabili dai Jackal a Frassica, ai registi Manfredonia o Garrone mi hanno confessato che, almeno una volta al mese, li vanno a rivedere per farsi quattro risate. La messinscena è un omaggio al Teatro dal quale provengo e dal quale sono partito, quel Teatro comico napoletano di nobile tradizione che porto con me come un fiore all’occhiello. Un Teatro i cui eroi furono Antonio Petito e la sua famiglia, Cammarano, Eduardo Scarpetta e tanti altri che traghettarono il palcoscenico partenopeo dalla Commedia dell’Arte ai testi di Eduardo e dei nuovi drammaturghi. Una antica farsa di Pasquale Petito è lo spunto per un esilarante spettacolo, il cui titolo originale, “’A scarrecavarrile” (“A Scarica barile”), spiega tutta la trama: storia di tradimenti e perdoni nel segno di una grande tradizione comica rinnovata, protagonista incolpevole un bastone da uomo che fa da asse per una serie di costruzioni comiche di grande eleganza ed efficacia. Il lavoro di Pasquale Petito mi ha interessato subito perché riferendosi a suo modo alla classica pochade francese e dunque allontanandosi dalle farse del più rinomato fratello Antonio Petito, anticipa lo stile e la forma di colui il quale fu forse il più grande commediografo napoletano e cioè Eduardo Scarpetta. Io mi sono divertito a metterci del mio per cui lo spettacolo acquista modernità e forza nella rielaborazione, quasi una riscrittura per un testo del quale più che altro ho conservato lo spunto centrale che è poi la vera macchina teatrale dell’antica farsa. Una messa in scena di sicuro effetto che trascinerà lo spettatore in un’epoca, passata e indefinita allo stesso tempo, nella quale ritroverà una vis comica, un linguaggio e un’attualità del tutto originali e vicini al moderno sentire.
8 Gennaio, (fuori abbonamento), Peppe Iodice in "Ho visto Maradona"
di Peppe Iodice, Francesco Burzoe Marco Critelli / regia Francesco Mastandrea
Cosa accadrebbe se Peppe Iodice per un giorno si trovasse a contatto con l’aldilà. Cosa racconterebbe Peppe di ritorno dal luogo dove ci sono tutte le verità che forse non non vediamo, o non vogliamo vedere?
Questo è l’incipit del nuovo spettacolo, grazie ad una serie di incontri soprannaturali, uno su tutti quello con il piede oro, patrono laico della città di Napoli, Iodice ci rivela tutto ciò che ha visto, capito, scoperto, tutti gli incontri che ha fatto e che gli hanno aperto finalmente gli occhi.
Un gioco narrativo che permette al comico napoletano di essere ancora più libero, sincero, autentico, un meccanismo che innesca il talento di Iodice con una visione del mondo priva di ogni freno e convenzione.
Intorno a lui gli amici di sempre, ma anche ospiti indesiderati che si erano riuniti per l’ultimo saluto e che invece si trovano di fronte un Peppe Iodice più vivo che mai, pronto a scatenarsi e a divertire ancora una volta i suoi tantissimi fans.
15 Gennaio, Luca Bizzarri, Francesco Montanari, Davide Sabasti, Luigi Cosimelli in "Il medico dei maiali"
scritto e diretto da Davide Sacco
scene Luigi Sacco / costumi Annamaria Morelli / luci Luigi Della Monica / musiche Davide Cavuti
La morte improvvisa del re d’Inghilterra mostra tutta la debolezza della monarchia, quando la corona finisce nelle mani del principe ereditario, un ragazzo sciocco e sprovveduto. Tra il potere e il nuovo re, un medico veterinario pronto a cogliere un’occasione che forse, poi, non si rivelerà tale.
Lo spettacolo
Il re d’Inghilterra muore all’improvviso durante l’inaugurazione di un albergo in Scozia. Fuori, il temporale impedisce al medico di palazzo per arrivare a constatare il decesso. Tale compito viene assegnato all’unico medico presente presso la struttura, ma il caso vuole che sia un veterinario, specializzato in maiali. Il veterinario capisce che il re non è morto d’infarto come i consiglieri vogliono far credere, ma sta al gioco. Nel frattempo, arriva in albergo il principe ereditario, un giovane scialbo e, a suo stesso dire, stupido, vestito da nazista perché stava partecipando a una festa a tema durante il gay pride.
Il principe chiede di rimanere solo con il medico. Deve preparare il suo primo discorso alla nazione e non sa dove mettere le mani. Il veterinario capisce che ha un’opportunità, ma deve giocarsi bene le sue carte…
Note di regia
Cosa succede quando muore un re? E non un re qualsiasi, ma il re d’Inghilterra. Cosa succede in quei pochi momenti in cui la monarchia si mostra fragile, il popolo aspetta e il tempo corre, come in pericolo? Cosa succede se il re non è veramente morto d’infarto, ma è stato assassinato? E cosa succede se il Principe ereditario è solo un ragazzotto arrogante e presuntuoso, del tutto impreparato alle responsabilità che lo attendono? In questa crisi, l’unico che sembra avere certezze è un veterinario, il medico dei maiali, che si ritrova per caso in questa vicenda e tenta di cogliere un’opportunità. Ma il caso non esiste e la vita si mostra sempre più beffarda, violenta e crudele di quanto si potrebbe immaginare. E il tavolo da gioco si allarga a dismisura,
inghiottendo uomini e donne, passato e futuro. Chi ha il potere resta al potere, ma i servi non vogliono più essere servi. Quando le certezze cadono, quando muoiono i padri e crollano le torri, l’essere umano si mostra sempre per quello che è: una bestia, una bestia pronta a essere un uomo. (Davide Sacco)
27 e 28 Gennaio, Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel, Domenico Pinelli in "Ditegli sempre di si" Di Eduardo De Filippo / Regia Domenico Pinelli
Con Gianluca Cangiano, Mario Cangiano, Luigi Leone, Antonio Mirabella, Laura Pagliara, Vittorio Passaro, Lucienne Perreca, Silvia Salvadori, Elena Starace
scena Luigi Ferrigno – Sara Palmieri / costumi Viviana Crosato / musiche Mario Autore
Eduardo scrive Ditegli sempre di sì (titolo originale “Chill’è pazzo!”) nel 1927 per la compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta. Solo nel 1932 il drammaturgo, in occasione della nuova messa in scena affiancato dai fratelli, decide di modificare il testo riducendo il numero dei personaggi e rivedendo l’intreccio della storia.
La pazzia che assume il ruolo centrale in questa vicenda costituisce uno dei topoi più efficaci della letteratura, come del teatro in funzione anche, e soprattutto, di espediente sia comico che tragico. In Ditegli sempre di sì la pazzia è il vero motore comico. Lo stesso autore, nel prologo della versione televisiva registrata nel 1962, esordisce così:
“Eccomi a voi. Non c’è filosofia nella farsa che recito stasera, ma un personaggio della vita vera, un tal dei tali affetto da follia [...]”
Eppure, continua: “[...] Allora è un dramma, mi direte voi, io vi rispondo “è una tragedia nera,2ma non è nostra”. E la tragedia vera diventa farsa se non tocca a noi. [...] Divertitevi dunque, riflettendo che ognuno può trovarselo davanti un vero matto, e accade a tutti quanti di commuoversi e ridere piangendo [...]”
È quasi come se Eduardo invitasse, ora, gli spettatori ad una maggiore attenzione, a compiere quello stesso sforzo che poco prima aveva spacciato per superfluo. È chiaro, altresì, il riferimento a quell’aspetto della realtà codificato dal suo maestro, Pirandello: L’umorismo. D’altronde, qui a parlare è pur sempre Eduardo. Da questo punto parte l’idea di messa in scena: l’obiettivo è andare oltre. Trasformare questa “farsa” in vero e proprio “dramma”. Il punto di partenze è lo stimolo che Eduardo invia: prestare una maggiore attenzione al testo, ai personaggi, agli accadimenti; il punto di arrivo è la restituzione di una forma più complessa, articolata e cosciente del dramma attraverso lo studio approfondito della condizione umana di tutti i personaggi – meglio ancora se “persone” – attori di questa vicenda. (Domenico Pinelli)
11 Febbraio, Michele Riondino in "ART"
di Yasmine Reza / regia Michele Riondino
con Davide Parisi, Michele Sinisi
disegno luci Luigi Biondi / scenografia Vito Giuseppe Zito
costumi Silvia Segoloni
«Il mio amico Serge ha comprato un quadro» annuncia Marc, da solo in scena, ad apertura di sipario. «È una tela di circa un metro e sessanta per un metro e venti, dipinta di bianco. Il fondo è bianco, e strizzando gli occhi si possono intravedere delle sottili filettature diagonali, bianche». Subito dopo Marc viene a sapere dallo stesso Serge che il quadro bianco a righe bianche è stato pagato duecentomila franchi: cosa che Marc giudica grottesca, poiché secondo lui è «una merda». Un terzo amico, Yvan – che ha già abbastanza guai con i preparativi del suo matrimonio –, non prende posizione, venendo accusato dagli altri due di pusillanimità e doppiezza. Così, la serata che i tre decidono di trascorrere insieme si trasforma in un regolamento di
conti, in un gioco al massacro: il quadro bianco a righe bianche diventa il rivelatore da cui affiorano a poco a poco nevrosi, risentimenti e rivalità, mentre le parole si fanno sempre più velenose, sempre più acuminate, fino a ridurre in macerie la fragile impalcatura di un rapporto fondato sull’egoismo, la vanità e l’ipocrisia. Yasmina Reza, di cui conosciamo la penna affilata e lo sguardo chirurgico, tocca in questa commedia nera vette di comica crudeltà, si diverte e ci fa divertire – perché ridiamo molto, anche se sempre più a denti stretti, a mano a mano che da sotto la maschera buffa del théâtre de boulevard vediamo spuntare la malinconia.
Tradotta in quaranta lingue e interpretata da attori quali Jean-Louis Trintignant, Fabrice Luchini, Albert Finney, Tom Courtenay, «Art» è la commedia francese contemporanea più recitata al mondo.
22 Febbraio, Paolo Caiazzo in "I promessi suoceri"
con Maria Bolignano, scritto e diretto da Paolo Caiazzo
con Antonio D’Avino, Yuliya Mayarchuk, Domenico Pinelli, Giovanna Sannino
L’evoluzione da “Papà” a “Suocero” è un momento complicato della vita di un uomo ed è arrivato il momento per Antonio.
Ex animatore di villaggi turistici non ha mai perdonato sua moglie Elisa, insegnante di italiano, per avergli impedito una carriera artistica.
La sua unica figlia Lucia ha deciso di accettare la proposta di matrimonio del suo amato Renzo e lo comunica ai genitori. Con l’inevitabile timore di finire nella soffitta dei ricordi, Antonio essendo legato alle tradizioni, chiede un incontro ufficiale con la famiglia dello sposo.
Dopo i primi convenevoli notano la grande distanza sociale ed economica delle famiglie: Gaetano è erede di un capo clan e Giulia è straniera trapiantata a Napoli ma con un passato da soubrette. Si cerca comunque di trovare punti di incontro fino a quando una verità inconfessabile costringe Antonio e gli altri ad ostacolare il progetto di nozze. Così Renzo e Lucia, come quelli Manzoniani, si troveranno davanti ad una inspiegabile strategia per un “Questo matrimonio non s’ha da fare”. Le dinamiche ed i colori strizzano l’occhio alla umana comicità della commedia all’italiana dei tempi d’oro, condita con i meccanismi del teatro cldassico partenopeo. Non a caso l’esordio del colloquio tra i suoceri è un chiaro omaggio a quello di “Miseria e Nobiltà” di
Eduardo Scarpetta. I nostri giovani troveranno, come quelli del romanzo, mille impedimenti al loro matrimonio. Con una serie di colpi di scena a catena la matassa si ingarbuglia fino ad apparire inestricabile. Anche con loro però la divina provvidenza interverrà?... (spoiler) Sì!
Interverrà ma in maniera molto particolare, regalando un lieto fine, ma che non potrà rimarginare vecchie ferite e scheletri finalmente liberati daglimarmadi dei nostri “Promessi Suoceri”
21 e 22 Marzo, Carlo Buccirosso in "Qualcosa è andato storto"
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
Corrado Postiglione, modesto avvocato di provincia al servizio di una clientela sempre piuttosto popolare, ma non per questo sprovveduta ed accomodante, si dedica spesso con zelo alle frequenti vicissitudini dei propri familiari, mamma fratelli sorelle zii generi nipoti cugini ed affini, impelagati in controversie e liti di varia natura ed entità… per risolvere le quali e costretto a fare di necessità virtù, Postiglione fa grande sfoggio di una vasta gamma di sotterfugi pur di riacquistare la stima dei parenti ormai persa da tempi remoti, ed anche un minimo di introiti mensili per poter vivere in maggiore serenità… ma la buona sorte, che mai aveva fatto parte della vita del povero Corrado non l’assisterà neppure durante la delicata missione di tutore familiare… così che quando tutto sembra poter andare per il meglio, quando anche la più brutta delle rogne appare felicemente debellata, ecco che arriva l’imponderabile, come un fulmine a ciel sereno, qualcosa che neanche un principe del foro sarebbe stato in grado di prevedere ed aggirare… la malattia della mamma, la vera patrona della casa, di colei che da sempre aveva indirizzato e condizionato la vita dei figli, ma non quella della sua amata nipote, un’anima ribelle pronta a mettersi contro il mondo intero pur di difenderla agli occhi di tutti, persino a quelli dei suoi genitori, dello stimato e saccente cugino, e degli stessi zii mai uniti nelle loro esternazioni, e pertanto sempre più logorati da interessi contrastanti e repressi…il triste fardello del male spietato che entra in casa senza bussare, la casa dove Corrado era nato e cresciuto, ed un intero nucleo familiare che improvvisamente è alle prese con le incognite dell’eredità, legittima o testamentaria che sia, la più scontata delle controversie civili pronta a trasformarsi in combutta incivile, con una sola persona chiamata in causa a dirimere l’impossibile, l’imponderabile, l’indifendibile…zio Dodò, alias Corrado Postiglione, l’avvocato delle cause perse, solo contro tutti, al centro di tutto, ma disposto a tutto pur di risolvere il caso più difficile della sua carriera, con i clienti più rognosi che potessero capitargli e che mai l’avevano stimato… il caso disperato arrivato per caso che può cambiare una vita, forse la sua vita, e quella dei suoi clienti, i suoi “cari parenti” …ma chissà...qualcosa potrebbe non andare per il giusto verso …chi può dirlo?!... Forse solo io, ma di certo non ve lo dirò…(Carlo Buccirosso)

Orario spettacoli feriali ore 21.00 - festivi ore 18.00
Teatro Garibaldi, Corso Garibaldi, Santa Maria Capua Vetere
Biglietteria: Info botteghino 0823.799612
Orario botteghino campagna abbonamenti
dal 18 giugno al 4 luglio dal lunedì al venerdì ore 17.00/20.00
Orario botteghino dal 2 settembre Orario spettacoli feriali ore 21.00 - festivi ore 18.00
Teatro Garibaldi, Corso Garibaldi, Santa Maria Capua Vetere
Biglietteria dal lunedì al sabato ore 10.00/13.00
martedì e giovedì anche ore 17.00/20.00
Info botteghino 0823.799612

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