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Teatro Jovinelli - Stagione teatrale 2025/2026

Caiazzo (CE) - Dal 5 luglio al 31 agosto 2025

Comunicato stampa


Direzione artistica Enzo Varone. Biglietto singolo 15€, Abbonamento a 10 spettacoli 99€

Venerdi 7 Novembre 2025, ore 20.15, "Uscita d’emergenza" di Manlio Santanelli
con: Paolo Capozzo e Alfonso Grassi
regia di Gianni Di Nardo.
Cirillo (ex suggeritore) e Pacebbene (ex sacrestano) si sono rifugiati in un appartamento che il bradisismo dei Campi Flegrei ha reso pericolante. Messi a dura prova da un’esistenza che ha lasciato loro soltanto l’amaro sapore della memoria, i due vivono in stato di precarietà crescente che ad ogni sussulto del terreno allarga le crepe dei muri e della loro esistenza rimescolata continuamente da brandelli di ricordi. Minacce, sospetti reciproci, equivoci e travestimenti sono oramai il loro gioco quotidiano, un gioco ricorrente e ripetitivo che riempie il vuoto di una vita inesorabilmente imprigionata in un appartamento-tana-rifugio dal quale non riescono o non vogliono scappare. Parole ossessivamente ripetitive, li avvolgono in una spirale al contempo comica e drammatica che li riporta ogni volta al punto di partenza. Scritta nel 1978, quest’opera di Santanelli trae spunto da una condizione di vita vissuta dallo stesso autore nei suoi anni a Pozzuoli. Note di regia Rileggendo quest’opera scritta nel’78 mi è balzata agli occhi immediatamente la sua feroce attualità. Due umani di fronte al dramma di un’esistenza vuota che, come topi di laboratorio, compiono azioni cicliche ed estenuanti. Ho cercato, con l’aiuto di Paolo e Alfonso, di far convivere in Cirillo e Pacebbene comicità e dramma, farsa e tragedia, in un rincorrersi ossessivo per poi riapprodare al punto di partenza. Il passato apparentemente oscuro che si svelerà nel suo progressivo evolvere è il tempo in cui si svolge l’azione; una gabbia il luogo. La Precarietà come ragione di vita è lo spazio. Una sola domanda resterà alla fine,Cirillo e Pacebbene troveranno mai l’Uscita d’emergenza?
Venerdi 21 Novembre 2025, ore 20.15, "London Pub" di Domenico Pinelli, Ciro Pauciullo e Francesco Rivieccio.
Con: Domenico Pinelli e Ciro Pauciullo. Regia Francesco Rivieccio
Marco e Antonio sono i due protagonisti di questo atto unico. Il primo è un giovane scrittore che decide di lasciare la casa dove vive con la madre per trovare la sua indipendenza, in cerca dell’ispirazione nella solitudine per scrivere finalmente il suo primo romanzo. Prende in affitto, dunque, una camera di un appartamento dove vive già da cinque anni Antonio, giovane informatico dal carattere apparentemente introverso e scontroso. Con non poche difficoltà Marco inizierà con la sua particolare fantasia ed immaginazione a partorire le prime idee sostenuto ed aiutato da Antonio (senza particolare entusiasmo da parte di quest’ultimo). La vicenda si complicherà quando il giovane e diffidente programmatore avrà la sensazione di avere un po’ troppo in comune con il protagonista del romanzo, quasi come se Marco fosse in qualche modo già a conoscenza di tutti i suoi segreti. Ilfinale è aperto, non è un lietofine, non c’è una chiusa tragica. Nota: London Pub è una commedia. Il punto di forza di questo atto unico (a parte la durata) sta nel fatto che nonostante la trama sia chiara e ben definita, il testo, dall’inizio alla fine, è anche un vero e proprio esercizio di stile. Per tutto lo spettacolo Marco, mai soddisfatto delle sue idee, deciderà di cambiare continuamente il genere del suo romanzo (dal non sense, al romanzo rosa, dal thriller allo psicologico) e ad ogni cambio, gli attori modificheranno completamente il loro registro aderendo anch’essi al genere trattato in quel momento.
Venerdi 12 Dicembre 2025, ore 20.15, "Racconti Mannari" Di Esposito, Minervini, Catanese
Con: Ciro Esposito, Rosario Minervini e con Martina Sionne e Luigi Credentino.
Regia Ciro Esposito
E’ uno spettacolo composto da tre atti unici, comici. Tre storie, tre vicende diverse eppure collegate da un filo sottile: il cambiamento dell’essere umano in tutte le sue forme, il processo evolutivo o, in alcuni casi, involutivo della mente e del corpo umano. Sembrano tre storie tragiche, ma dietro la tragedia si nasconde sempre la risata, soprattutto se l’elemento tragico sembra non toccarci direttamente. Ecco, appunto: “sembra”. Siamo proprio sicuri che le storie raccontate, in qualche modo, non ci appartengano? Voi cosa fareste al posto del principe azzurro; come vi comportereste se un amico sparisse per un nuovo rapporto e come vengono gestite le modalità di un matrimonio? Venite a scoprirlo a teatro!
Domenica 28 Dicembre 2025, ore 19.00, "Tutto fuori controllo" Di Lello Marangio e Mariano Grillo
Con Mariano Grillo. Regia Mariano Grillo
E’ trascorso solo un anno da quando Mariano Grillo con il suo spettacolo “Tutto sotto controllo” parlava del mondo che lo circondava sperando di avere davvero tutto sotto controllo. Speranza vana.
Durante i 365 giorni trascorsi molte delle sicurezze che pensavamo di avere sono saltate e lui, da buon osservatore della società, ritorna in teatro con questo nuovo spettacolo dal titolo “Tutto FUORI Controllo” perché è davvero cambiato tutto e non sempre in meglio ovviamente. Le guerre non sono finite anzi ne sono state dichiarate di nuove, la politica è impazzita e qualche Ministro ne è l’emblema, l’estremo utilizzo dei social fa si che aumentino i conflitti generazionali, il trash televisivo che invade le nostre case, anche i matrimoni non sono più quelli di una volta, semplici feste di famiglia, bensì con l’avvento dei wedding planner spendaccioni sono diventati dei veri e propri eventi inutilmente sfarzosi. E poi, il clima, la coppia, l’amore… anche la semplice Festa degli Innamorati ha cambiato sostanza dando sfoggio ad inutili eccessi. Mariano nel suo spettacolo con grande ironia fotografa e analizza tutto questo lanciando un vero e proprio allarme perché ormai abbiamo davvero“Tutto FUORI Controllo”
Venerdi 16 Gennaio 2026, ore 20.15, "Che facciamo, piangiamo?" di Ciro Ceruti e Ciro Villano
con: Giovanni Allocca, Enzo Varone, Stefano Sannino, Antonio Vitale, Francesca Iovine e la partecipazione di Yuliya Mayarchuk.
Regia Ciro Ceruti
I protagonisti di questa storia, Gianni ed Enzo sono due non più tanto giovani autori e registi cinematografici. Dopo anni di anticamere, delusioni e promesse mai mantenute, Enzo e Gianni riescono a realizzare la loro prima opera dal titolo “che facciamo piangiamo?” è caratterizzata da un grande insuccesso, scritto male, girato peggio e per aggravare ulteriormente la cosa, il loro film è praticamente il clone (anche se Gianni lo nega fino alla morte) di “Non ci resta che piangere” dei grandi Benigni e Troisi. Fin qui il male minore se non fosse per il fatto che a finanziare l’opera prima è un malavitoso poco interessato all’arte e più al riciclaggio di danaro. Per l’esiguo incasso il malavitoso Pedro non è riuscito nell’intento, investiti 100.000 euro incassati circa 2.000. Pedro è su tutte le furie ma sa come farsi ripagare dai due morti fame, gli commissiona dei film porno a bassissimo costo per metterli sul mercato. Gianni costringe Enzo ad accettare che la protagonista del film a luci rosse sia la sua ex fidanzata. Enzo accetta con grande dolore visto ancora il grande amore che prova per lei. Ma l’ex di Enzo non è l’unica protagonista, nel cast verranno inseriti con non pochi stratagemmi, sia il prete padre Antonio che la sorella di Gianni, Alice. Il film si realizza ed pronto per essere consegnato a Pedro e saldare il debito, ma a quanto pare qualcosa andrà storto!
Venerdi 6 Febbraio 2026, ore 20.15, "Una sedia per due" Di Daniele Fiorentino e Francesco De Cenzo con la supervisione tecnica di Peppe Laurato
Con: Daniele Fiorentino e Francesco De Cenzo, regia Daniele Fiorentino e Francesco De Cenzo
Uno spettacolo brillante, giovane, irriverente. 'Una Sedia per Due' è un viaggio comico e teatrale nel mondo dei giovani e delle loro difficoltà quotidiane: il lavoro, l'amore e la sanità. Con un ritmo incalzante, Daniele e Francesco alternano sketch comici, monologhi teatrali, improvvisazioni e momenti cantati - sempre in chiave ironica - per raccontare la realtà attraverso la lente dell'umorismo. Tre manichini in scena formano la 'band' dello spettacolo, elemento innovativo e visivo che accompagna i protagonisti e dona un dinamismo unico alla scena.
Venerdi 27 Febbraio 2026, ore 20.15, "Perle rare"
Scritto, interpretato e diretto da Fabio Brescia
Perle rare è uno spettacolo di varia umanità, potremmo considerarlo un recital ma non in senso stretto, durante questo spettacolo interamente scritto da me racconto storie di fatti e persone, rammentando sempre a tutti che siamo chiusi nei nostri minuscoli microcosmi, che di fianco al nostro respiro ci sono delle umanità delle quali non ci rendiamo conto, e invece basterebbe dare uno sguardo attento per rendersene conto. Lo spettacolo ha una cifra tendenzialmente grottesca, quando non addirittura comica, tranne che nel finale, quando si parlerà di solitudine e autismo, lasciando spazio alla riflessione.
Si tratta di una serie di monologhi intervallati da canzoni cantate dal vivo inerenti all’argomento di ciascun monologo.
Venerdi 13 Marzo 2026, ore 20.15, "Otello, ma non troppo" Di Gino Cogliandro, con adattamento di Mario Brancaccio
Con: Mario Brancaccio, Simona Esposito, Lello Giulivo, Roberta Esposito. Regia Mario Brancaccio
Si tratta di una commedia in cui vi sono tutti gli elementi della tradizione teatrale napoletana: l’imbroglione che si ammanta di onestà, l’artista povero in canna, quello che s’illude di sfondare, l’ignorante presuntuoso, il moralista inascoltato.
Gino Cogliandro ne ha fatto una commedia dall’intreccio semplice ma esilarante.
Uno scrittore povero in canna che si illude di essere un grande autore viene manipolato dal portiere dello stabile, che fingendo di volerlo aiutare gli svuota la casa vendendosi il mobilio. L’imbroglione gli consiglia, per salvarsi dai creditori e mettere in mostra le sue qualità drammaturgiche, di mettere in scena il testo scritto utilizzando alcuni condomini. Da qui parte uno spaccato comico sulla improbabilità di affidare un testo pseudo shakespeariano a degli improbabili interpreti.
Il mio ulteriore adattamento ha tentato di dare maggiore impulso all’azione inserendo parti nuove di dialogo e qualche contenuto che potesse portare comunque ad una agnizione finale.
Venerdi 3 Aprile 2026, ore 20.15, "La confessione"
Scritto, interpretato e diretto da Gennaro Morrone.
Una domanda molto semplice: “Che cos’è la confessione?” La risposta è, ugualmente, naturale: “ammettere apertamente, attestare, riconoscere come vero e reale un fatto, un comportamento, un’azione ritenuti negativi ed assentire spontaneamente le proprie responsabilità, i propri errori, i propri difetti.”
Confessare rivela un’ascesa etica, spirituale e morale dell’uomo. Solo un uomo libero può confessarsi veramente, perché la confessione è un giudizio che la libertà esprime su se stessa. Significherebbe vivere in una società culturalmente avanzata, giusta ed equa, ma il mondo attuale pervaso di crudeltà, mancanza di qualità intellettuali e morali, ci mostra, ancora una volta, che un mondo giusto non è mai esistito.
Quindi, non è così semplicistico il percorso dell’ammissione. Infatti, la confessione è uno dei momenti più difficili da vivere. E’ un atto di conciliazione con se stessi e la comunità. La confessione compare nei momenti in cui l’uomo si sente solo ed abbandonato. Chi si confessa è obbligato a leggere dentro se stesso, a scavare nel proprio animo, mostrando le proprie debolezze. Non c’è uomo che non abbia a che fare con la lotta contro il male che lui stesso ha commesso, ma da cui egli sente, per chi ha una grande integrità, di liberarsi magari senza sapere come né perché.
Non bisogna essere seguace di qualche religione per rendersi conto della preziosità dell’esperienza umana che qui si tocca, qui si parla di coscienza personale, cioè del sentimento che ciascun individuo ha dei valori morali, del criterio di giudizio del bene e del male. Per le religioni la coscienza è la voce interiore, ma anche per una certa tradizione laica le cose stanno così. Kant affermava: “c’è nella nostra anima una cosa che, se esaminata sotto la giusta luce, non possiamo evitare di considerare con la più grande meraviglia e nei cui confronti la nostra ammirazione è legittima e, a un tempo, di grande conforto per l’anima: si tratta della disposizione morale originaria che, in genere, è in noi… e non siamo noi gli autori di questa idea – è invece essa stessa a insediarsi nell’uomo”.
Ora però non intendo entrare nelle complesse e spesso infuocate discussioni sociali, filosofiche, teologiche e liturgiche, quanto piuttosto soffermarmi sull’universale dimensione umana in gioco nella riconciliazione con se stessi, con gli altri e per chi crede, con Dio. Tutto passa attraversa la confessione. Confessando, dichiaro il male che ho fatto senza cercare scuse o attenuanti e mi assumo le mie responsabilità e sono pronto a pagare ed inchiodo liberamente la mia libertà alle conseguenze della sua azione. Nella confessione la libertà si apre alla verità e si lascia giudicare. Infatti, la verità ha un intenso potere purificatore. Per questo spesso dalle vere confessioni si esce con le lacrime, le lacrime dell’avvenuta liberazione (quello che succede ai due protagonisti dello spettacolo). Si piange di dolore e insieme di gioia, avvertendo un senso di pulizia interiore e che ci riporta alle radici incontaminate della vita. E’ una grande grazia poter vivere momenti così, chi li vive non li dimentica più.
Questo spettacolo può essere collocato in un genere noir.
Due fatti di fatti di cronaca. Due storie che si intrecciano. Due confessioni.
Una voce narrante aiuta il pubblico ad entrare nelle due storie, a riflettere, a partecipare al dolore dei personaggi ora con sofferenza, ora con disprezzo. Due storie costellate di momenti tragici e ferite profonde. Due anime con due diverse visioni della vita e del mondo. Una narrazione che parla dell’anima e dell’amore. Un amore di un ecclesiastico nei confronti di una giovane ragazza, ma un amore malato, possessivo, che porta all’uccisione della fanciulla. Omicidio mai svelato perché protetto da segreti indicibili e relazioni di potere malsane. Sì, perché si parla di fede vacillante di un uomo di Chiesa verso la sua istituzione.
E l’amore puro, sincero, protettivo di un padre che diventa omicida per vendicare sua figlia assassinata. Perché un padre non smette mai di amare, di seguire, di supportare e difendere i propri figli. Perché i padri amano per sempre.
In questa piece, si crea un’atmosfera di tensione che fa presagire a una confessione intensa. Due vicende che confermano, ahimè, che la giustizia non uguale per tutti. Che la bilancia nelle mani della Dea della Giustizia non è sempre in equilibrio. Spesso pende a favore di istituzioni colluse, dei giochi di potere, ad intrighi di palazzo.
Per concludere, ricordiamo quanto affermava Baudelaire, che “ogni uomo porta in sé una dose di oppio naturale, che instancabilmente secerne e rinnova”. Quindi, il vero “oppio dei popoli” è dentro di noi, e per questo la confessione, se vissuta come esercizio di libertà, può essere di grande aiuto per una vita più autentica.
Venerdi 24 Aprile 2026, ore 20.15, "Di mamma ce n’e’ una sola"
Di e con Daniela Cenciotti, accompagnata alla chitarra dal M° Marco Laurenza
Tutte le mamme sono buone? Tutte devote, pazienti, angeliche?
DI MAMMA CE N’E’ UNA SOLA è uno spettacolo che ribalta la favola zuccherosa della maternità perfetta e ci invita a guardare in faccia la realtà, con le sue ombre, i suoi dolori, le sue verità taciute.
Tra canzoni struggenti e ironiche, testi intensi e spietatamente sinceri, si dà voce a madri imperfette, madri dimenticate, madri feroci, madri troppo umane.
Madri che non ce l’hanno fatta, che hanno amato a modo loro, che hanno fallito, o che semplicemente hanno scelto di essere donne, prima che madri.
In scena, accompagnata dalla chitarra dal vivo del Maestro Marco Laurenza, Daniela Cenciotti ci conduce in un viaggio emotivo tra archetipi da abbattere e nuovi sguardi da accogliere.
Uno spettacolo che canta, racconta, commuove e spiazza.
Un atto d’amore coraggioso e scomodo.
Perché anche le "mamme cattive" hanno le loro ragioni.
E ascoltarle significa crescere davvero.

info: 0823-862761, 339 1401547, 3283888100

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