Gruppo Archeologico Casertano “F. S. Gualtieri”: attività secondo trimestre

Caserta - da Gennaio a marzo 2006

Comunicato stampa


La promozione, la tutela e la conservazione del patrimonio culturale del territorio di riferimento del gruppo si effettua soprattutto imparando a conoscerlo. Attraverso cicli di conferenze ed escursioni ci si propone di contribuire alla sua conoscenza.
Gli incontri si terranno, ove non altrimenti specificato, presso il Salone S. Augusto del Seminario Vescovile di Caserta (via Redentore n. 58) il primo mercoledì del mese alle ore 17:30. Le escursioni sono programmate per la seconda domenica del mese; il luogo e l’ora dell’appuntamento variano a seconda delle destinazioni.
Eventuali cambiamenti di programma saranno comunicati in occasione della conferenza/escursione immediatamente precedente.

- Ciclo Capua Antica
2 aprile: visita alla Chiesa di S. Antonio Abate, Capodrise (CE). La visita si terrà nel corso della mattinata compatibilmente con gli orari delle funzioni religiose. (nostro articolo)
23 aprile: visita all’anfiteatro campano ed al Museo dei Gladiatori. Durata: un’ora e mezza circa. Appuntamento: ingresso anfiteatro (S. Maria Capua Vetere) ore 9:30.

La dott.ssa Lidia Falcone illustrerà la storia di Capua antica, dell'edificio in questione, attraverso l'esame diretto della struttura, ma soltanto dall'esterno, perchè l'arena e i sotterranei non sono al momento accessibili. Infine entreremo nel vicino museo dei gladiatori, nel quale è riprodotta una scena di combattimento gladiatorio e nel quale si conservano armi, pannelli illustrativi e frammenti decorativi e scultorei dell'anfiteatro

10 maggio: conferenza del dott. S. Foresta su "Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere".

Uno dei monumenti più significati della città di Santa Maria Capua Vetere è il Mitreo, il luogo di culto dove venivano celebrati i riti per il dio Mitra, la divinità indoiranica della luce. Gli straordinari affreschi ed in particolare la scena con l’uccisione del toro da parte di Mitra sono uno degli esempi meglio conservati al mondo della oscura rappresentazione della cosmologia mitraica.
La presentazione dell’edificio costruito in età romana nel centro dell’antica città di Capua e scoperto casualmente nel 1922 permetterà di analizzare i complessi significati della religione mitraica ancora oggi avvolti da un alone di mistero.
Simone Foresta
Laureatosi in Lettere classiche con indirizzo archeologico presso l’Università degli studi Federico II di Napoli, specializzatosi in Archeologia romana presso l’Università degli Studi di Salerno, svolge attualmente attività di ricerca universitaria presso l’Università degli studi Federico II di Napoli con un Dottorato in Archeologia romana. Collabora con le Soprintendenze archeologiche della Campania, del Lazio e della Grecia. Ha diretto vari scavi archeologici nel territorio campano ed in particolare nella città di Santa Maria Capua Vetere. Collabora con Enti statali e privati per la valorizzazione del territorio, attraverso pubblicazioni scientifiche e progetti di interesse storico-archeologico.
14 maggio: escursione sul monte Tifata. Visita al santuario di Giove Tifatino ed ai resti della chiesa di S. Nicola. Durata: mezza giornata. Appuntamento: parcheggio c/o la chiesa di S. Angelo in Formis (S. Angelo in Formis-Capua) ore 8:30.

Note

Il monte Tifata, che domina il sito dell’antica città di Capua, conserva evidenti resti della presenza romana (e non solo), che ne ha occupato le pendici e la sommità con ville agricole, monumenti funerari, postazioni di difesa ed importanti luoghi di culto, tra cui il santuario di Giove tifatino.
L’unica fonte che lo cita è la Tabula Peutingeriana, un itinerario stradale tardoimperiale che lo simboleggia con un edificio con tetto a doppio spiovente e la scritta Jovis tifatinus.
Nel 1996 furono scoperte tre lastrine di bronzo con dedica a Giove tifatino grazie alle quali si ubicò il reale sito del tempio a 600 m di altezza, ad est della vetta San Nicola, sul monte Tifata. Si tratta di lastre con fori per i chiodi di fissaggio alla parete del tempio che citano i nomi di alcuni devoti e che costituiscono la prima prova epigrafica del culto di Giove tifatino e le datazioni diverse attestano la continuità del culto fino alla media età imperiale.
Sul sito sono evidenti alcune strutture del tempio, come le fondazioni calcaree, i riempimenti artificiali di pietrame e malta con rivestimento in opera incerta, la cella ad ambiente unico,una breve gradinata, ecc. La fronte principale dell’edificio si trovava ad ovest verso l’antica Capua.
Sulla vetta, ad ovest del tempio di Giove, ci sono i resti del convento benedettino del XIII secolo di San Nicola, identificato inizialmente con il tempio medesimo, ma che in realtà sorgeva sui resti di un altro tempio dedicato alla dea Fortuna, come attesta un codice medioevale che menziona la chiesa di S.Nicola ad Fortunam, di cui si conservano pochi resti, tra cui pavimenti in cocciopesto e mura in opera poligonale.
11 giugno: visita al Mitreo di Santa Maria Capua Vetere ed al Museo Archeologico dell’Antica Capua. Durata: due ore circa. Appuntamento: ingresso anfiteatro (S. Maria Capua Vetere) ore 9:00.

(vedi primo trimestre)

 

Maggio dei monumenti

Il Gruppo Archeologico Casertano “F. S. Gualtieri”, ha avuto il permesso per aprire la fornace etrusca che si trova tra i comuni di San Prisco e S. Maria, nella zona dove si svolge attualmente il mercato di S. Maria di fronte il pub ''Gordon's". La visita si svolgerà la penultima (21) ed ultima (28) domenica di maggio con entrata gratuita. Orario: 10-13 e 16-19  (nostro articolo)
La fornace etrusca
Il sito si trova presso l’Alveo Marotta, a nord-est dell’antica Capua, al confine tra i comuni di S.Maria C.V. e San Prisco. Negli anni’80, la zona fu interessata da scavi che portarono alla luce i resti di un abitato arcaico del 6° sec. a.C., disturbato da una necropoli sannita nel 4° sec. a.C. ed infine danneggiato dall’impianto di cave di pozzolana in epoca romana. La fornace si trova a nord dell’abitato e viene definita etrusca perché attiva nella fase di occupazione etrusca a Capua tra il 6° e il 5° sec. a.C. Presenta una forma rettangolare e misura 3,80x 30 m
La camera di combustione è caratterizzata da un muro assiale che sorregge traverse di mattoni crudi rivestiti di fango, collegati tra loro in orizzontale da alcuni elementi cilindrici. Per l’impianto ricorda molto le fornaci arcaiche di Lavinio, Locri, Orvieto e Cerveteri. A nord della fornace c’è un sistema di canali a pareti svasate, tagliati nel terreno, di cui due sono orientati nord-sud e sono collegati ad un terzo orientato est-ovest, la cui funzione non è chiara, ma forse riconducibile alla fornace. Gli scarti di lavorazione rinvenuti all’interno dei canali proverebbero che essa era usata soprattutto per la cottura di tegoli piani. Tra i reperti ceramici rinvenuti ci sono vasi in bucchero, antefisse, colonnine e ceramica greca d’importazione che consente di datare l’abbandono della zona tra il 480-470 a.C., in seguito ad una nuova definizione dello spazio urbano al momento della costruzione della cinta muraria.
La storia delle fornaci
Fin dalla preistoria, l’uomo ha capito che gli oggetti cotti ad alta temperatura diventavano duri, indeformabili e resistenti all’acqua. All’inizio i vasi ed altri manufatti erano cotti in semplici fosse scavate nel terreno all’aria aperta, ma era un processo che richiedeva molto tempo, così per necessità pratiche furono inventate le fornaci, strutture permanenti destinate essenzialmente alla cottura dei manufatti. Esse potevano avere una forma tonda o quadrata e due tipi di basi, orizzontale e verticale. Il tipo orrizontale, diffuso soprattutto in Oriente, era caratterizzato da una camera di combustione, contenente appunto il combustibile, seguita dalla camera di cottura e dalla canna fumaria. Il tipo verticale, usato più comunemente, era dotato della camera di combustione preceduta da un corridoi di accesso detto praefurnium e costruita sotto la camera di cottura, da cui era divisa da un piano con fori che consentivano il passaggio del calore. La parte alta della fornace poteva essere coperta da un tetto temporaneo che veniva distrutto alla fine della cottura per estrarre i manufatti oppure da un tetto permanente in mattoni.
Le fornaci erano generalmente di proprietà comune ed erano usate da parecchi artigiani che generalmente stabilivano le loro officine nello stesso quartiere.

Per informazioni contattare: Enzo Del Giudice 380/3911724; Lidia Falcone 339/5720261.

 

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