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Arciconfraternita del SS.mo Rosario di Sala, Foto di L. Di Donato


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Dalle "anime pezzentelle" ai doni dei morti.

Novembre e la commemorazione dei defunti

Articolo di Lorenzo Di Donato

L'altare nella cripta della Arciconfraternita del SS.mo Rosario di Sala. Ai lati si notano le fosse di sepoltura e gli scolatoi. Foto di L. Di Donato

La Commemorazione dei defunti ha avuto una partecipazione di popolo enorme anche quest'anno a testimonianza che, al di là delle estemporanee escursioni su usanze straniere (vedi Halloween) che incuriosiscono anche per il buon battage che il dio Consumo riesce ad elaborare, la nostra società è ancorata saldamente alle proprie radici culturali e cristiane, che hanno dato vita ad una grande varietà di usanze e pratiche in onore dei defunti. 

"I morti dormono ma forse non sono lontani come potremmo supporre", afferma Eraldo Affinati, in un suo articolo in cui, tra l'altro, ricorda che gli ebrei praghesi intrattengono una "corrispondenza" con i morti scrivendo i loro desideri su un pezzetto di carta e gettando le richieste nella tomba, attraverso una feritoia tra le lastre di pietra. Questa usanza è basata, come altre che ricorderemo, sull'ambivalenza del morto: pericoloso come la morte che in un certo senso rappresenta e perciò da seppellire profondamente o custodire in una grotta chiusa da grossa pietra tombale, ma anche consanguineo e quindi da ben custodire in modo che il defunto sia disposto a volgere in favore dei suoi parenti la nuova potenza acquisita morendo (la potenza di un essere extraumano e perciò sovrumano). Riguardo al primo aspetto, specialmente a fine autunno - quando le giornate si fanno più brevi ed il regno della notte, che è quello dei morti, sembra prendere il sopravvento sulla luce e sulla vita - vengono messe in atto una serie di pratiche ed usanze verso i defunti per tenerli a bada, per tenerli lontani (in Sicilia, con dolci che simulano i prodotti naturali; nel milanese, con il pane dei morti; da noi, con il torrone dei morti; con falò e rumori in altre zone d'Italia, etc.). I morti vengono placati anche facendo regali ai bambini, i quali, essendo da poco venuti dall'altro mondo, possono più facilmente creare un ponte tra ogni essere umano e l'al di là. In Sicilia i bambini sono invitati dalla famiglia a chiedere un dono al parente defunto (al nonno, allo zio Antonino, alla zia Rosalia, etc.). La sera d'Ognissanti i bambini pongono un cesto vuoto sotto il proprio letto e, il mattino dopo, 2 novembre, trovano il cesto in altro luogo della casa con dolciumi e il dono che hanno chiesto. Poi tutti assieme vanno al cimitero a ringraziare il defunto per il dono ricevuto. Anche questa usanza si va affievolendo, giacché i bambini ricevono oggi continuamente doni nelle varie feste del papà, della mamma, dei nonni, dell'Epifanie e, specialmente, di Babbo Natale. 

Anche a Frattamaggiore resiste ancora l'usanza di scambiarsi regali tra coniugi e dare un piccolo giocattolo ai propri bambini. Ma a Frattamaggiore resiste anche un'altra usanza, anche se anch'essa risente l'usura del tempo. Qui i morti vengono messi nella piena terra. Dopo il tempo prescritto per legge, i resti vengono inumati e le ossa del defunto, prima di essere riposte in una apposita cassa, vengono disinfettate dai parenti prossimi, profumate e rivestite con una camicia. Se accade che il defunto va in sogno ad un congiunto con richieste specifiche di suffragio o con un aspetto malinconico o dando fortunati numeri al lotto, i congiunti chiedono alle Autorità comunali di poter "rinfrescare" il defunto. Ottenuto il permesso, la cassa viene aperta, le ossa vengono di nuovo lucidate e profumate, messe un poco al sole se è una bella giornata ("scarfammulo nu' poco"), rivestite con una candida camicia e quindi riposte nuovamente nella cassa. Anche la pulizia accurata dei luoghi di sepoltura pubblici e privati ed il portare fiori e fare visita alle tombe dei propri cari rientra nella usanza di onorare i morti per la nuova potenza da essi acquisita morendo. La pulizia più intensa e l'accensione di candele e luci supplementari a fine ottobre è anche un messaggio verso l'esterno, verso quelli che andranno a visitare i propri defunti: una tomba ben tenuta testimonia. l'immutata potenza o prestigio della famiglia del defunto.

Ma il culto dei morti ha anche pratiche di gentile pietà. A Napoli si usava eleggere a parente defunto un morto la cui tomba non era onorata da alcuno. L' "anima pezzentella", così veniva designata l'anima di questo dimenticato defunto che si supponeva chiedesse solo un po' di pietà e tante preghiere, veniva onorata per prima e con più attenzione di quella posta verso i propri cari defunti. Anche perché l' "anima pezzentella" poteva ripagare l'attenzione e le preghiere ricevute con un adeguato favore. Nun se po' mai sapé! 

La nostra famiglia usa mettere fiori presso loculi che ne sono sprovvisti. In particolare, si fa carico di una visita al Cimitero militare, recitando una preghiera e deponendo un fiore per quei i giovani morti quando appena si affacciavano alla vita. I miei genitori mi educarono a tanto, io lo faccio ora con i miei nipotini, con la speranza che questa pia pratica non scompaia. Che magone! Altra usanza o pratica religiosa è quella di scendere a pregare nella "Terrasanta" delle antiche chiese, in genere una unica sala grande quanto la stessa chiesa e posta sotto il suo pavimento. La "Terrasanta" è l'antico cimitero della parrocchia e perciò ha grossi riquadri di terra in cui venivano seppelliti i morti nonché, alle pareti, pitture murali a soggetto funebre. Il colera del 1836 segnò la fine delle sepolture nei cimiteri presenti nelle chiese e parecchie "Terrasante" caddero in rovina o furono colmati con materiale di scarico. A Caserta è in buone condizioni quella posta nella chiesa dell'Arciconfraternita del SS.mo Rosario di Sala, mentre quella della chiesetta di san Giovanni Battista, adiacente alla cattedrale, non è facilmente accessibile. 

Ma la Commemorazione dei defunti oltre che ad usanze bizzarre, come quella di elaborare e consumare dolciumi di marzapane in forma di tibie, femori e teschi,. ha dato luogo a macabre burle. Gustoso (?) è quanto accadde ad un buontempone casertano, il cav. P., che, come mi raccontava la mia centenaria suocera, ogni anno, il 2 novembre, faceva pervenire al più anziano del gruppo dei suoi amici un dolce di marzapane a forma di bara, appositamente elaborato dal pasticciere di fiducia Oreste Zito. In seguito alla morte, entro l'anno, di un amico che aveva ricevuto il dono, gli altri amici del cav. P. paventavano di ricevere lo stesso dono, con grasse risate del cavaliere. Queste si tramutarono in smorfie di disappunto quando il cav. P. ricevette dagli amici lo stesso dono, desiderosi di ripagarlo con lo stesso suo macabro scherzo. "Come fu e come non fu, il cavaliere nell'anno morì!", esclamava mia suocera alla conclusione della strana storia.

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