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I ponti della Valle di Maddaloni e l'Acquedotto Carolino
di Lorenzo Di Donato
Questo articolo descrive la storia, gli aneddoti e le particolarità
dell'Acquedotto Carolino, un ardito capolavoro di ingegneria e stile,
protetto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità, che
impreziosisce l'offerta artistica e turistica della nostra provincia.

Vista aerea dell'Acquedotto Carolino - foto di Pietro Farina
L’acquedotto carolino
La costruzione di un acquedotto, che portasse l’acqua dalle sorgenti
del Fizzo alle vie d’acqua del Palazzo Reale di Caserta, fu uno
straordinario successo tecnico che diede ulteriore fama all’architetto
Luigi Vanvitelli che riuscì così a smentire tanti uomini di scienza che
avevano teorizzato che mai l’acqua del Fizzo sarebbe giunta a Caserta. I
calcoli di Vanvitelli e dei suoi collaboratori e l’abilità delle
maestranze avevano consentito di superare tutte le difficoltà,
particolarmente quella di riuscire a dare al condotto una pendenza media
di solo mezzo millimetro per metro di percorso.
L’acquedotto portò acqua a sant’Agata dei Goti; a san Leucio ed ai mulini;
alle vasche, alle fontane, alle peschiere, ai giardini e agli impianti
idrici dell’intera reggia e della città di Caserta, oltre a servire
all’irrigazione dei campi casertani, all’abbeveraggio del bestiame, ai
pastifici. Immessa infine nell’acquedotto Carmignano, arricchì la portata
di questo acquedotto che portava l’acqua a Napoli.

Camminata attraverso gli archi dell'acquedotto -
foto di Piero Farina
La storia
Fra il 1753 ed il 1755, fu compiuto il primo tronco dell’acquedotto
dalle sorgenti del Fizzo, poste alle falde del Taburno, al monte Ciesco,
superando una palude, il fiume Enza, con un ponte, e la collina del Prato,
dove fu trovata un’altra sorgente.
Fra il 1755 ed il 1762, fu forato il monte Croce, dove le maestranze si
trovarono in tali difficoltà da decidere di sospendere i lavori in segno
di protesta per i pericoli connessi al duro scavo. E il Vanvitelli dovette
rimuovere anche questo ostacolo.
Seguì la perforazione dei monti Castrone, Acquavivola, Sagrestia, Fiero,
Fano, Durazzano.
Nel 1755 si giunse alla foratura del monte Longano, da cui Vanvitelli
decise di raggiungere il monte Garzano mediante la costruzione di un ponte
che superasse la grande vallata fra i due monti. Quel ponte, detto i Ponti
della Valle, con i suoi 529 metri di lunghezza, fu il ponte più lungo
d'Europa, all'epoca, e - con triplici arcate in numero di. 19; 29, 43 dal
basso verso l’alto - ricalca quelli romani ma li supera in grandiosità.
Si forò quindi il monte Garzano con tre anni di duro lavoro e usando la
polvere da sparo. Nel 1759 Carlo di Borbone inaugurò questo primo blocco
di lavori.
Nel 1762, l’acquedotto funzionava in pieno fino all'imbocco del traforo
del monte Garzano.
L’inaugurazione di questo tratto ebbe momenti drammatici perché l’acqua
ritardò a raggiungere la fine della condotta tra lo scetticismo di molti,
il disagio del giovane Ferdinando IV e il panico di Vanvitelli. Finalmente
l’acqua arrivò tra gli applausi della folla ed il re, raggiante, abbracciò
Vanvitelli e lo gratificò di 1000 ducati.

L'acquedotto alimenta le cascate e vasche della
Reggia - foto E. Di Donato
L'acqua fu poi portata a Caserta, attraverso le frazioni di Casola, Tuoro,
Santa Barbara. Tutto fu fatto fra il 1764 ed il 1769.
Il capolavoro edilizio dell'acquedotto fu l'orgoglio di Vanvitelli e delle
maestranze che avevano lavorato sotto la guida tecnica di Francesco
Collecini e del Patturelli. L'acqua, che aveva superato in quattro ore
l'intero percorso dal Tabumo a Caserta, zampillò finalmente dalla collina
di Briano, alimentando le numerose cascate del parco della reggia, a
salutare la vittoria della fatica umana e la giovinezza della nuova regina
di Napoli, Maria Carolina, di cui l'acquedotto di Luigi Vanvitelli
ricordava il nome.
Circa un secolo dopo, i Ponti della Valle divennero famosi per lo scontro
delle forze garibaldine comandate da Nino Bixio con le truppe di Francesco
II. Un ossario fu costruito per commemorare i garibaldini periti nella
battaglia e ricordare l’evento.

L'ossario dei garibaldini, particolare - foto L. Di
Donato
La parte del condotto Carolino che costituisce i Ponti della Valle è
annoverata tra le più importanti opere d’arte del mondo e costituisce
l’elemento più spettacolare dell’intero condotto. Quel ponte, con i suoi
529 metri di lunghezza, come abbiamo già detto, fu il ponte più
lungo d'Europa, all'epoca, e con le sue triplici arcate ben proporzionate
testimonia nei secoli il genio di Vanvitelli. I 44 piloni della parte
superiore sono a pianta quadrata e terminano con una strada larga quasi
due metri racchiusa da due spalliere. I passaggi interni sopra ciascun
ordine formano gallerie luminose utili al controllo del sistema.
L’intonaco rosso sui mattoni creano fasce decise ed armoniose sul grigio
del tufo.
L'acquedotto, visto dal monte Garzano, sembra sparire nella nebbia - foto
di Piero Farina
L’opera è godibile in qualsiasi ora del giorno ed anche di sera tarda se
c’è la luna piena. Se si sale il monte Garzano (basta seguire le
indicazioni per il santuario di san Michele Arcangelo), subito si passa
l’arcata che porta le grandi lapidi commemorative della costruzione
dell’acquedotto. Poi, a mezza costa del monte, si passa sotto un’arcata
dell’ultimo livello degli archi del condotto. Da lì la veduta dei Ponti
della Valle mozza il fiato. Si può notare da qui anche la bianca
costruzione dell’Ossario dei garibaldini. Questa costruzione è sulla
destra della strada, per chi proviene da Maddaloni.

Veduta notturna dei ponti - foto L. Di Donato
Curiosità e informazioni
Nei giorni festivi e col bel tempo, è invalso l’uso di fare pic-nic e
scampagnate tra la mole dei ponti e l’Ossario dei garibaldini. Non è infrequente, perciò,
trovare nel posto venditori vari ed anche quelli che vendono ‘o pede e ‘o
musso, gustoso affettato del piede e del muso di vitello condito con sale
e limone, il tutto in un ecologico foglio di carta oleata. Si mangia con
le mani. Non ve lo fate scappare!
Come
raggiungere i Ponti della valle
Da Caserta Sud seguire per circa 8 km la Statale 265 per Maddaloni,
Valle di Maddaloni.
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Curiosità
La Protesta dei lavoratori
Duecentocinquanta anni fa la sospensione dei lavori del tunnel del
monte Croce, minacciata dai lavoratori, fu scongiurata dalla vedova di un
operaio morto sul lavoro. Essa, silenziosa e vestita a lutto, con la sola
presenza sul posto di lavoro del marito riuscì a riportare la calma tra i
lavoratori ed a farli decidere di portare a termine quel lavoro per il
quale il loro compagno aveva dato la vita.
La battaglia dei Ponti della Valle
Garibaldi assegnò a Nino Bixio, al comando di 5600 uomini e una
manciata di cannoni, la difesa di Maddaloni e Caserta, su cui puntava il
generale von Melckel con i suoi bavaresi per prendere alle spalle le forze
garibaldine schierate sul Volturno e/o puntare su Napoli. Essenziale era
sbarrare quindi il passo a von Melcken proveniente da Dugenta. Perno della
linea difensiva di Bixio furono proprio i Ponti della Valle, nella stretta
valle tra i monti Longano e Garzano. Dopo un iniziale successo dei
borbonici, Bixio riesce a rompere il centro e la destra dei borbonici con
furiosi attacchi alla baionetta e li costringe, battuti, a ritornare a
Dugenta. E anche lì fu vittoria per i garibaldini.

L'ossario dei garibaldini - foto L. Di Donato
Link e Informazioni
Ente Provinciale per il Turismo
tel.0823 322233 / 0823 550011
fax 0823 326300
Ufficio Info tel.0823 321137
fax 0823 355877
Ringraziamenti
Grazie a Piero Farina e Marisa Fogliarini, autori del documentario "L'acqua che viene da lontano",
per la concessione di alcune immagini.
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