Veduta dei Ponti della Valle © L.Di Donato/Casertamusica
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[ingrandisci] Attacco di Maddaloni, 1 ottobre 1860, litografia dei F.lli .lli Terzaghi

 

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I ponti della Valle di Maddaloni e l'Acquedotto Carolino

di Lorenzo Di Donato

 

Questo articolo descrive la storia, gli aneddoti e le particolarità dell'Acquedotto Carolino, un ardito capolavoro di ingegneria e stile, protetto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità, che impreziosisce l'offerta artistica e turistica della nostra provincia.

 

Vista aerea dell'Acquedotto Carolino - foto di Pietro Farina

 

L’acquedotto carolino

La costruzione di un acquedotto, che portasse l’acqua dalle sorgenti del Fizzo alle vie d’acqua del Palazzo Reale di Caserta, fu uno straordinario successo tecnico che diede ulteriore fama all’architetto Luigi Vanvitelli che riuscì così a smentire tanti uomini di scienza che avevano teorizzato che mai l’acqua del Fizzo sarebbe giunta a Caserta. I calcoli di Vanvitelli e dei suoi collaboratori e l’abilità delle maestranze avevano consentito di superare tutte le difficoltà, particolarmente quella di riuscire a dare al condotto una pendenza media di solo mezzo millimetro per metro di percorso.


L’acquedotto portò acqua a sant’Agata dei Goti; a san Leucio ed ai mulini; alle vasche, alle fontane, alle peschiere, ai giardini e agli impianti idrici dell’intera reggia e della città di Caserta, oltre a servire all’irrigazione dei campi casertani, all’abbeveraggio del bestiame, ai pastifici. Immessa infine nell’acquedotto Carmignano, arricchì la portata di questo acquedotto che portava l’acqua a Napoli.

 

Camminata attraverso gli archi dell'acquedotto - foto di Piero Farina

 

La storia

Fra il 1753 ed il 1755, fu compiuto il primo tronco dell’acquedotto dalle sorgenti del Fizzo, poste alle falde del Taburno, al monte Ciesco, superando una palude, il fiume Enza, con un ponte, e la collina del Prato, dove fu trovata un’altra sorgente.
Fra il 1755 ed il 1762, fu forato il monte Croce, dove le maestranze si trovarono in tali difficoltà da decidere di sospendere i lavori in segno di protesta per i pericoli connessi al duro scavo. E il Vanvitelli dovette rimuovere anche questo ostacolo.
Seguì la perforazione dei monti Castrone, Acquavivola, Sagrestia, Fiero, Fano, Durazzano.


Nel 1755 si giunse alla foratura del monte Longano, da cui Vanvitelli decise di raggiungere il monte Garzano mediante la costruzione di un ponte che superasse la grande vallata fra i due monti. Quel ponte, detto i Ponti della Valle, con i suoi 529 metri di lunghezza, fu il ponte più lungo d'Europa, all'epoca, e - con triplici arcate in numero di. 19; 29, 43 dal basso verso l’alto - ricalca quelli romani ma li supera in grandiosità.
Si forò quindi il monte Garzano con tre anni di duro lavoro e usando la polvere da sparo. Nel 1759 Carlo di Borbone inaugurò questo primo blocco di lavori.


Nel 1762, l’acquedotto funzionava in pieno fino all'imbocco del traforo del monte Garzano. L’inaugurazione di questo tratto ebbe momenti drammatici perché l’acqua ritardò a raggiungere la fine della condotta tra lo scetticismo di molti, il disagio del giovane Ferdinando IV e il panico di Vanvitelli. Finalmente l’acqua arrivò tra gli applausi della folla ed il re, raggiante, abbracciò Vanvitelli e lo gratificò di 1000 ducati.

 

L'acquedotto alimenta le cascate e vasche della Reggia - foto E. Di Donato


L'acqua fu poi portata a Caserta, attraverso le frazioni di Casola, Tuoro, Santa Barbara. Tutto fu fatto fra il 1764 ed il 1769.
Il capolavoro edilizio dell'acquedotto fu l'orgoglio di Vanvitelli e delle maestranze che avevano lavorato sotto la guida tecnica di Francesco Collecini e del Patturelli. L'acqua, che aveva superato in quattro ore l'intero percorso dal Tabumo a Caserta, zampillò finalmente dalla collina di Briano, alimentando le numerose cascate del parco della reggia, a salutare la vittoria della fatica umana e la giovinezza della nuova regina di Napoli, Maria Carolina, di cui l'acquedotto di Luigi Vanvitelli ricordava il nome.


Circa un secolo dopo, i Ponti della Valle divennero famosi per lo scontro delle forze garibaldine comandate da Nino Bixio con le truppe di Francesco II. Un ossario fu costruito per commemorare i garibaldini periti nella battaglia e ricordare l’evento.

 

L'ossario dei garibaldini, particolare - foto L. Di Donato

 

Visita dei Ponti della Valle

La parte del condotto Carolino che costituisce i Ponti della Valle è annoverata tra le più importanti opere d’arte del mondo e costituisce l’elemento più spettacolare dell’intero condotto. Quel ponte, con i suoi 529 metri di lunghezza, come abbiamo già detto, fu il ponte più lungo d'Europa, all'epoca, e con le sue triplici arcate ben proporzionate testimonia nei secoli il genio di Vanvitelli. I 44 piloni della parte superiore sono a pianta quadrata e terminano con una strada larga quasi due metri racchiusa da due spalliere. I passaggi interni sopra ciascun ordine formano gallerie luminose utili al controllo del sistema. L’intonaco rosso sui mattoni creano fasce decise ed armoniose sul grigio del tufo.

 


L'acquedotto, visto dal monte Garzano, sembra sparire nella nebbia - foto di Piero Farina

 

L’opera è godibile in qualsiasi ora del giorno ed anche di sera tarda se c’è la luna piena. Se si sale il monte Garzano (basta seguire le indicazioni per il santuario di san Michele Arcangelo), subito si passa l’arcata che porta le grandi lapidi commemorative della costruzione dell’acquedotto. Poi, a mezza costa del monte, si passa sotto un’arcata dell’ultimo livello degli archi del condotto. Da lì la veduta dei Ponti della Valle mozza il fiato. Si può notare da qui anche la bianca costruzione dell’Ossario dei garibaldini. Questa costruzione è sulla destra della strada, per chi proviene da Maddaloni.

 

Veduta notturna dei ponti - foto L. Di Donato

 

Curiosità e informazioni

Nei giorni festivi e col bel tempo, è invalso l’uso di fare pic-nic e scampagnate tra la mole dei ponti e l’Ossario dei garibaldini. Non è infrequente, perciò, trovare nel posto venditori vari ed anche quelli che vendono ‘o pede e ‘o musso, gustoso affettato del piede e del muso di vitello condito con sale e limone, il tutto in un ecologico foglio di carta oleata. Si mangia con le mani. Non ve lo fate scappare!

 

Come raggiungere i Ponti della valle

Da Caserta Sud seguire per circa 8 km la Statale 265 per Maddaloni, Valle di Maddaloni.


Curiosità

La Protesta dei lavoratori 

Duecentocinquanta anni fa la sospensione dei lavori del tunnel del monte Croce, minacciata dai lavoratori, fu scongiurata dalla vedova di un operaio morto sul lavoro. Essa, silenziosa e vestita a lutto, con la sola presenza sul posto di lavoro del marito riuscì a riportare la calma tra i lavoratori ed a farli decidere di portare a termine quel lavoro per il quale il loro compagno aveva dato la vita.

 

La battaglia dei Ponti della Valle 

Garibaldi assegnò a Nino Bixio, al comando di 5600 uomini e una manciata di cannoni, la difesa di Maddaloni e Caserta, su cui puntava il generale von Melckel con i suoi bavaresi per prendere alle spalle le forze garibaldine schierate sul Volturno e/o puntare su Napoli. Essenziale era sbarrare quindi il passo a von Melcken proveniente da Dugenta. Perno della linea difensiva di Bixio furono proprio i Ponti della Valle, nella stretta valle tra i monti Longano e Garzano. Dopo un iniziale successo dei borbonici, Bixio riesce a rompere il centro e la destra dei borbonici con furiosi attacchi alla baionetta e li costringe, battuti, a ritornare a Dugenta. E anche lì fu vittoria per i garibaldini.

L'ossario dei garibaldini - foto L. Di Donato

 

 

Link e Informazioni

Ente Provinciale per il Turismo 

tel.0823 322233 / 0823 550011 

fax 0823 326300
Ufficio Info tel.0823 321137 

fax 0823 355877 

 

Ringraziamenti

Grazie a Piero Farina e Marisa Fogliarini, autori del documentario "L'acqua che viene da lontano", per la concessione di alcune immagini.




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