Teatro Civico 14: Oscar De Summa in "Riccardo III",
Caserta – 1 febbraio 2010
Articolo di Dario Salvelli
E’ bello vedere il Teatro Civico 14 così pieno e ricco d’energia, con un 
pubblico eterogeneo che scalda questo inverno rigido. Evidentemente anche 
l’interesse verso Shakespeare ed ogni sua rappresentazione, che sia una 
riduzione, un adattamento, una drammaturgia spinta, non tramonta mai. Ed Oscar 
De Summa, giovane attore di talento, presenta Riccardo III: liberamente ispirato 
dall’opera teatrale del grande scrittore inglese, De Summa mette in scena il suo 
monologo del quale è autore e regista. Shakespeare racconta del malvagio monarca 
Riccardo III in maniera negativa cominciando dalla fine de "La guerra delle due 
rose" tra le due famiglie Lancaster e York. Riccardo III è assetato di potere, 
desidera ardentemente e sopra ogni cosa la corona di re d’Inghilterra e per 
questa sete è disposto a tutto, anche ad uccidere. Riccardo è grottesco, 
riflessivo, astuto e quindi è tutto e niente secondo De Summa, può adattarsi a 
forme e cambiare aspetto, strisciare, pregare, imperare. E’ tiranno e suddito, 
schiavo delle sue ambizioni.
Riccardo è solo in scena, a petto nudo, coperto da una pelliccia che gli copre 
il torso ed un bastone con il quale si accompagna. E’ impavido, quasi distaccato 
ma diventato con gli anni e l’età gobbo, non riesce a coprire l’invidia per il 
fratello Edoardo che regna sul “suo” Paese con successo. E se l’inizio delle 
battute sono ritmate dal suono del bastone di legno - che rivela un Riccardo 
timido, debole e lascivo, - subito dopo la nona di Beethoven, ci apre ad un re 
folle e grottesco, che brucia ed arde di desideri che mai si avvereranno, 
vivendo nell’incertezza e nel buio. Per Riccardo il potere ha una forma precisa 
ed è una corona di oro massiccio che pesa di pietre preziose e sangue. De Summa 
non esagera mai nel mostrarci un Riccardo folle, ansioso, rabbioso, buffo, in 
eterna lotta con la propria coscienza, che non è fuori di lui ma dentro, tanto 
da venirgli in sogno portandogli fantasmi che egli stesso non riesce più a 
riconoscere. E questa coscienza gli ricorda che “si raccoglie sempre e solo ciò 
che si semina”. Le candele sono speranze ma al tempo stesso omicidi necessari 
per la sua scalata ed il rapporto con Sir Richard Ratcliffe, che diventa il suo 
più fidato scagnozzo, per l’ironia mi ricorda molto quello del Frankenstein Jr. 
di Mel Brooks tra l’assistente mostro ed il dottor Frankenstein. E’ superba la 
parte nella quale Riccardo corteggia disperatamente Lady Anna che, seppure sia 
piena di pregiudizi, è vinta dal corteggiamento di Riccardo: il dialogo tra i 
due diventa intimo ed avviene mediante una torcia elettrica con la quale De 
Summa è bravissimo nel passare da un personaggio all’altro in un attimo, nello 
scintillar di una luce. La voce di Riccardo è affabile, profonda, amabilmente 
costruita e devo dire mai eccessiva ed insieme allo sguardo affabile 
caratterizza bene il personaggio. Tutte queste facce, stati d’animo, identità 
perdute e riacquistate di Riccardo III sono in fondo anche tutte le nostre, 
quelle dei suoi sudditi dai quali in fondo cerca uno schizofrenico consenso. 
Si potrebbe trovare, nell’emblematica frase di Giulio Andreotti “il potere 
logora chi non ce l’ha” delle analogie con il presente ma questo Riccardo III 
non ha invece alcuna pretesa del genere, per lo meno non se ne legge 
l’intenzione da parte di De Summa di una sorta di denuncia sociale. Riccardo III 
è il monarca che conosciamo in Shakespeare e De Summa è bravo nel farci arrivare 
tutte le tensioni delle vicende umane di un uomo oscuro, con una emotività ricca 
e complessa ma negativa. E’ raro assistere a spettacoli che ti inchiodano alla 
sedia come questo monologo di De Summa.
Implorare Dio come fa Riccardo non serve: tutti gli uomini prima o poi devono 
fare i conti con la propria coscienza.
consulta: Teatro Civico 14: 
programma 2010
 
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