Rocco Papaleo

Vincenzo Salemme

Giovanni Esposito

Carlo Buccirosso

Lina Sastri

  

Teatro Garibaldi: cartellone 2010-2011

S. Maria C. V. (CE) – dal 15 Novembre 2010 al 13 Aprile 2011

Comunicato stampa

Il programma della Stagione 2010/2011 del Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere è curato dal teatro Pubblico Campano (inizio spettacoli: ore 21)
Lunedì 15 novembre, "L'appartamento" di Billy Wilder con Massimo Dapporto e Benedicta Boccoli, regia di Patrick Rossi Gastaldi
Martedì 30 novembre, "Ciao Frankie" con Massimo Lopez, omaggio a Frank Sinatra, regia di Giorgio Lopez
Dopo il grande successo riscosso negli Stati Uniti d’America, Massimo Lopez ritorna in Italia con il suo “one man show” dedicato al celebre artista americano Frank Sinatra. Lo spettacolo, prodotto dalla Stemal, alterna l’appassionante repertorio musicale di “The Voice” a divertenti gag e monologhi. Ripercorrendo i grandi successi di Frank Sinatra, Massimo Lopez rapisce il pubblico con le sue irresistibili e a volte “improbabili” imitazioni che negli anni lo hanno reso popolare sia tra il pubblico televisivo che teatrale. Lo spettatore riconoscerà, quindi, i gesti, la mimica e le espressioni tipiche di Monsignor Tonini, Maurizio Costanzo, Papa Ratzinger fino ad arrivare all’amatissimo Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. In un ritmo trascinante si moltiplicano gli esilaranti e coinvolgenti momenti di pura improvvisazione, determinando risate contagiose non solo per il pubblico ma anche per il cast in scena. Massimo Lopez è accompagnato da un’orchestra di altissimo valore, la Big Band Jazz Company diretta dal Maestro Gabriele Comeglio e composta da 14 elementi, e dall’attore Giuliano Chiariello. La regia dello spettacolo è di Giorgio Lopez, grande doppiatore (voce di Danny De Vito e di Dustin Hoffman) e abile nel dirigere il fratello Massimo del quale ha fatto emergere una nuova corda interpretativa.
(fuori abbonamento) martedì 7 e mercoledì 8 dicembre, Chi E’ Di Scena srl presenta Vincenzo Salemme in “Astice al veleno “ scritto e diretto da Vincenzo Salemme
L’astice al veleno è una commedia che ho scritto nell’autunno appena trascorso. E’ basata su un meccanismo comico farsesco ma ha un linguaggio tipico della commedia brillante e romantica. Protagonisti sono Barbara e Gustavo. Lei è un’attricetta, amante, addolorata e delusa, del regista dello spettacolo che sta provando, il quale regista è a sua volta è un inseparabile ammogliato.
Gustavo invece è un pony express che porta in giro pacchi dono per il natale imminente. La vicenda infatti nasce e finisce nella giornata del 23 dicembre. Si svolge nel teatro dove Barbara debutterà tra pochi giorni ma in scena coi protagonisti ci saranno 4 figure molto particolari: sono le statue raffigurate nella scenografia, una lavandaia del cinquecento, uno scugnizzo di Gemito, un poeta rivoluzionario tratto dal Regno delle Due Sicilie, un “munaciello”, figura mitologica dell’iconografia popolare napoletana, che si esprime come un primitivo. Barbara è una bellissima donna ma molto suscettibile e sognatrice e proprio per questa sua fragilità psicologica, parla con queste figure inanimate che però nella sua fantasia prendono vita. Solo lei (e il pubblico in sala) le vede “vivere”. Sono come gli amici immaginari dei bambini. E invece quando in teatro arriva Gustavo col costume di Babbo Natale per consegnarle il dono di una ditta teatrale, anche per lui le statue si muovono. E’ il segno che tra i due c’è molto in comune.
Barbara però per mettere fine alla sua relazione con il regista adultero ha un piano diabolico: invitarlo a una cenetta a lume di candela lì in teatro e avvelenarlo con un vino al cianuro di potassio e poi togliersi la vita allo stesso modo.
Quindi l’arrivo di Gustavo complica le cose perché le statue gli impediscono di uscire dal teatro in modo che la sua presenza renda impossibile il piano omicida di Barbara. Il tutto condito dalle incursioni di un astice vivo da cucinare ma che nessuno ha il coraggio di ammazzare. Infine il ritmo delle battute sarà ammorbidito da una decina di pezzi inediti cantati dai nostri personaggi. L’idea di introdurre questi passaggi musicali in un meccanismo narrativo di genere assolutamente comico rappresenta uno degli elementi di maggiore novità nella mia proposta per la prossima stagione. Sarà uno spettacolo molto natalizio ma non per questo meno adatto a portare nei teatri una ventata di festosa allegria anche negli altri periodi dell’anno.
Venerdì 17 dicembre, Lunetta Savino in "Bene mio, core mio" commedia in tre atti di Eduardo De Filippo, di e con Bruno Colella
La celebre commedia di Eduardo De Filippo nel nuovo allestimento del regista Bruno Colella impegnato anche nel ruolo di coprotagonista. Nel cast Lina Polito, Vittorio Ciorcalo, Giovanni Allocca, Bianca Nappi, Marco Tornese, Antonella Migliore, Franco Pica, Nicola Vorelli; le scene sono di Tonino Di Ronza; i costumi di Caterina Nardi e le musiche, con canzoni originali, sono firmate da Eugenio Bennato. «Bene mio, core mio» è stata nel 1983 l'ultima regia di Eduardo e da quell'anno non è stata più riallestita. Il titolo riprende un’espressione abituale con cui a Napoli si identifica ironicamente il tiro giocato ai danni di qualcuno da parte di un insospettabile componente della famiglia. Il testo vede protagonisti due fratelli, Lorenzo e Chiarina, uniti dalla convivenza e dalla memoria dei genitori defunti. Pur essendo reciprocamente legati da un affetto autentico, i due fratelli mascherano il proprio opportunismo e la propria avidità mostrandosi ipocritamente altruisti e disinteressati. Chiarina, personaggio sapientemente sviluppato dall’autore, rivela tutto il suo attaccamento alla casa e la paura di trovarsi ai margini della vita familiare in seguito ad un ipotetico matrimonio del fratello. La sua storia d’amore con il giovane Filuccio, nel secondo atto, fa emergere una figura di madre e moglie un po’ arcigna, pronta a difendere con le unghie gli interessi della sua nuova famiglia. Ma sarà proprio Lorenzo a rovesciare a suo vantaggio gli imbrogli messi in atto dal cognato Filuccio riuscendo a sposare la bella e giovane Virginia, matrigna di quest’ultimo. Eduardo definì il testo “la commedia più napoletana che abbia mai scritto” alludendo alla forte caratterizzazione dei personaggi e degli umori che la compongono. Andò in scena al Teatro Eliseo l’11 dicembre 1955. Eduardo, in seguito, la ripropose nel ciclo televisivo del 1964 e in quella occasione revisionò il testo rendendo il finale ancora più aspro e stridente.
(fuori abbonamento) Sabato 15 e domenica 16 gennaio 2011, "'L'oro di Napoli" con Gianfelice Imparato e Luisa Ranieri, dai racconti di Giuseppe Marotta, regia di Armando Pugliese
La commedia “L’Oro di Napoli” è ispirata ai racconti di Giuseppe Marotta. L’adattamento teatrale firmato da Armando Pugliese e Gianfelice Imparato, prodotto da La Pirandelliana, vede protagonista lo stesso Imparato affiancato dalla giovane Federica Citarella. Armando Pugliese firma anche la regia, mentre le scene sono di Andrea Taddei; i costumi sono di Silvia Polidori e le musiche di scena vedono la firma di Nicola Piovani. “In questi racconti la Napoli di un tempo rivive senza pietismo o retorica, ma con commossa, asciutta, a volte divertita partecipazione.” Queste le parole di Giuseppe Marotta contenute nel risvolto di copertina del libro “L’Oro di Napoli” che, diventato pietra miliare della letteratura napoletana, ispirò il grande De Sica per costruire un film di insolita omogeneità, tematica e stilistica. Il forte ‘teatralismo’, ingrediente fondamentale del film desichiano, è stato il punto di partenza dell’edizione teatrale. Quella miriade di personaggi e di situazioni danno vita a storie, dolenti o comiche, tragiche o paradossali, in uno dei palazzoni di cui pullula il centro storico di Napoli. E, come a strati, progressivamente se ne scoprono gli interni, e negli interni gli episodi, e negli episodi i personaggi che, a prescindere dagli stessi singoli episodi, interloquiscono tra loro nell’androne, tra le scale, nella strada, sui pianerottoli del palazzo-microcosmo, dando forma a quella coralità dolente e magica di una Napoli anche furbesca ed ingannatrice, ma non imbastardita da un degrado che sembra inarrestabile. Per cui questa edizione teatrale de “L’Oro di Napoli” non è, come ormai troppo spesso accade in teatro, una pedissequa riproposta del film di De Sica. Lo spettatore assisterà ad una ricomposizione totalmente nuova, da un punto di vista spettacolare, dei racconti di Giuseppe Marotta, alcuni sfruttati anche nell’edizione cinematografica e altri completamente inediti.
mercoledì 26 gennaio, Sastreria presenta Lina Sastri in “Per la strada “ scritto e diretto da Lina Sastri (nostro articolo)
Un vicolo immaginario, in una Napoli del presente, una donna con una valigia che, fra canto, musica e danza, snoda un racconto poetico sulla città, sui personaggi che la popolano, sull’amore, la rabbia, la passione e la voglia di libertà; ci racconta dell’amore e dell’odio, della giovinezza e della vecchiaia, del dolore e dell’allegria della speranza e dei sogni , di una città contraddittoria sospesa tra il passato, presente e futuro!
Il testo di Lina Sastri rappresenta il corpo e l’anima dello spettacolo, la voce della protagonista racconta la storia attraverso le musiche, le canzoni, attraverso la danza……Le storie si snodano e si legano fra loro e creano il filo rosso dello spettacolo.
Accompagnano il testo teatrale scritto dalla stessa Lina, canzoni e musiche classiche del repertorio napoletano, canzoni inedite e danze.
(fuori abbonamento) sabato 5 febbraio, "Il miracolo di don Ciccillo" scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso
“Il miracolo di don Ciccillo” vede l’attore napoletano nella triplica veste di autore, regista e interprete. In scena, Carlo Buccirosso è affiancato da una inedita Valentina Stella, nei panni della sanguigna e combattente consorte e inoltre da Gianni Parisi, Gino Monteleone, Tilde De Spirito, Davide Marotta, Claudia Federica Petrella, Sergio D’Auria, Giordano Bassetti e da Graziella Marina nel ruolo di Tata Titina. Le scena sono di Gilda Cerullo, le musiche di Antonio Annona; i costumi sono firmati da Zaira De Vincentiis e le luci sono di Francesco Adinolfi. Carlo Buccirosso porta in scena le vicissitudini di Alberto Pisapìa, ristoratore di professione ormai sull’orlo del fallimento. Gestore di un ristorante di periferia, padre di due figli maschi, Vincenzo e Matteo, l’uno disoccupato, scapestrato e superficiale, l’altro laureato, riflessivo e pacato, Alberto vive, da quasi quattro anni, un disagio psichico che evolve sempre più in un esaurimento nervoso. Sia a causa della crisi economica del Paese che in seguito ad una serie di investimenti avventati, Alberto è costretto a combattere una personale battaglia contro gli spietati attacchi dell’Equitalia. Nonostante le cure e le terapie specifiche messe in atto, dal medico Pasquale Cinquegrana, dall’infermiera Angela e dalla governante Titina, al fine di rappresentare una realtà diversa da quella ben più ingarbugliata, la serenità e la pazienza di Alberto vengono continuamente minate. Ma un altro grosso problema contribuirà a complicare definitivamente la guarigione di Alberto Pisapìa, un ostacolo insormontabile, un male inesorabile che neppure la terapia più all’avanguardia sarebbe in grado di risolvere. La minaccia pestilenziale rappresentata dalla suocera Clementina, presenza che turba l’anima del protagonista perseguitato da perversi pensieri di morte, potrebbe essere eliminata solo grazie ad un “vero miracolo”.
mercoledì 23 febbraio, Gli Ipocriti presenta Rocco Papaleo e Giovanni Esposito in “Eduardo: piu’ unico che raro!“ quattro atti unici di Eduardo De Filippo, regia Giancarlo Sepe
con Pino Tufillaro, Elisabetta D’acunzo, Angela De Matteo, Antonio Marfella, Giampiero Schiano Antonio Spadaro, Simone Spirito
musiche a cura di Harmonia Team; con la collaborazione di Davide Mastrogiovanni; scene e costumi Carlo De Marino; disegno luci Perceval
Due parole sugli Atti Unici
Gli atti unici di Eduardo sono stati sempre una lettura e basta per me, o meglio non li ho mai affrontati, leggendoli, per metterli in scena. Ed ora mi trovo a che fare con una minuzia di personaggi che si dibattono in spazi angusti e depositari di umori a volte fugaci, surreali, focosi e poetici. Come se tutti i protagonisti delle opere più importanti avessero in questi brevi componimenti la loro radice emotiva, il loro pensiero inconfessabile, la loro perversione fatta di gelosia e vendetta. Sembrano appunti e note scritte dall’autore velocemente, dopo aver assistito ad un curioso accidente, ad un fatto familiare, a cronache ridicole di storie ridicole riportate su colorite gazzette locali. Per un napoletano la lettura degli atti unici è come un affaccio su di una viuzza piena zeppa di persone che s’incontrano, si parlano addosso, si amano e si spiano, persone che cantano e si disperano, mentre la vita scorre dando l’impressione di non aver bisogno di esseri così comuni e così vittime di quelle piccole tragedie quotidiane fatte di niente e di tutto. Beckett scrive: “non c’è nulla di più comico dell’infelicità“. Penso che specie negli atti unici Eduardo e Beckett parlino la stessa lingua.

Eduardo: più unico che raro! è un insieme di atti unici di Eduardo De Filippo scelti dal regista Giancarlo Sepe che avvicina, mostrandone limiti e similitudini, personaggi di atti diversi che presentano insolite affinità. Il protagonista di Occhiali neri (1945), Mario Spelta, tornato cieco dalla guerra, decide di sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico dal cui esito potrà dipendere non solo il suo futuro, ma anche la felicità di Assunta, la sua fidanzata, viene accostato ad Arturo e al suo amico Vincenzo, protagonisti di Filosoficamente (1928) l’uno cieco e l’altro fortemente miope, che a casa di Gaetano Piscopo, impiegato di modeste condizioni economiche, chiedono la mano delle figlie Margherita e Maria di cui si dicono follemente innamorati.
In questo spettacolo sono rappresentati per intero solo alcuni atti mentre di altri ne vengono realizzate alcune scene; di seguito brevi note sugli atti unici più completi messi in scena:
Pericolosamente (1938)
Interprete principale di questo atto unico è Dorotea, una brava donna, ma con un carattere così impossibile che - a detta del marito Arturo - può essere domata solo a colpi di pistola. L’arma, di cui egli si serve, è caricata a salve, ma Dorotea non lo sa e ogni volta crede di dovere la propria salvezza a un miracolo. Per poter sviluppare l’intreccio, Eduardo si serve, oltre che della coppia marito domatore-moglie domata, di un terzo personaggio, Michele, un amico del primo, in cerca di una stanza da affittare dopo quindici anni trascorsi in America. Da allibito testimone dell’incredibile comportamento di Arturo, Michele si trasforma in suo complice.
Sik - Sik, l’artefice magico (1929)
Sik-Sik è un illusionista che si esibisce con la moglie Giorgetta, visibilmente incinta, in teatri di infimo livello. Una sera il mago è costretto, all'ultimo momento, a sostituire Nicola, il suo assistente/palo, con Rafele, uno sprovveduto capitato lì per caso. Una scelta che si rivelerà disastrosa per il mago…. Le due spalle litigheranno tra loro; i giochi truccati falliranno miseramente e Sik – Sik sarà l’unico a pagarne le conseguenze.
La voce del padrone (1932)
La commedia racconta del travagliato tentativo di effettuare la registrazione, in sala d’incisioni di una canzone… Arriva dapprima il tecnico, poi il direttore della sala, il maestro Scardeca, che “modestamente… aggiustò la Bohème di Puccini”; il violinista Attilio, con la testa fasciata, “colpa del litigio con la sua signora che lo ha violentemente colpito con una spazzola, perché se la “intendeva” con la portinaia”. Ancora la cantante Fiammetta Flambò, che ama esibirsi esclusivamente in strada, nelle piazze, nei ristoranti, nei bar ma, chissà perché mai nei teatri; il trombonista Camillo colpito da continui attacchi di tosse convulsa; Nicola il maestro di clarino venuto, “fresco, fresco“ dal dentista che gli ha estirpato i tre denti anteriori; ancora Vincenzo rullante, ovvero il batterista con qualche “piccolo problema” ed infine la vera cantante Clara, moglie di Attilio. Ecco l'orchestra: è al gran completo pronta per l’incisione…
sabato 19 marzo
, Gianfranco D'Angelo ed Eleonora Giorgi in "Suoceri sull'orlo di una crisi di nervi" con Nini Salerno e Paola Tedesco, regia di Giovanni De Feudis (nostro articolo)
martedì 12 e mercoledì 13 aprile, "C'era una volta...scugnizzi" scritto e diretto da Claudio Mattone

Orario botteghino: dal lunedì al sabato 10-13, lunedì e giovedì 17-20, tel 0823 799612

Costi abbonamenti: dai 150 ai 280 euro
Costi biglietti: dai 28 ai 35 euro

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